Alternanza scuola-lavoro. Quello che lo Stato non sa (o non dice)

Ultima modifica 15 Luglio 2019

L’ alternanza scuola-lavoro, obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori, anche nei licei, è una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015 in linea con il principio della scuola aperta.

Questo dice il sito del Miur per presentare questa “novità assoluta” del Decreto Buona Scuola. L’alternanza scuola-lavoro

Imprese e aziende, associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, istituzioni e ordini professionali possono diventare partner educativi della scuola per sviluppare in sinergia esperienze coerenti alle attitudini e alle passioni di ogni studente.

Quello che non dice però, e che in tanti non hanno fatto fatica a scoprire, è che troppo spesso quest’alternanza si riduce a semplice sfruttamento.

Nell’ordine, l’ultimo a pubblicare un reportage sullo stato dei fatti è proprio Il fatto quotidiano.

In un lungo articolo si racconta di come al posto di esperienze lavorative, i ragazzi della scuola italiana, da nord a sud, dai licei agli istituti professionali, si siano ritrovati a fare ore di lavoro poco proficue dal punto di vista dell’esperienza lavorativa, per niente proficue ai fini economici, ma moltissimo proficue per i “partner educativi” come li ha chiamati il Miur.

Ragazzi che avrebbero fatto oltre 12 ore al giorno di volantinaggio, o costretti a mansioni per niente professionali come pulire i bagni.

Altri ragazzi intervistati hanno lamentato ad esempio che invece del corso di cucina promesso dall’istituto alberghiero, che aveva stabilito questa alternanza scuola-lavoro, hanno imparato a sparecchiare i tavoli.

Insomma, manovalanza gratuita in cambio di affiancamenti poco costruttivi.

alternanza scuola-lavoro

Cattive esperienze anche per chi, sperando di imparare qualcosa come che ne so, la catalogazione di tomi antichi o reperti archeologici, ha passato intere giornate a spolverare libri.

Il sottosegretario del ministero dell’Istruzione Gabriele Toccafondi ha risposto alla questione.  “Non esiste che una ragazza che fa volantinaggio per dodici ore! Se c’è qualcosa che non va abbiamo il dovere di intervenire. Non difendo i percorsi falsi perché per me quella è scuola. Siamo in una fase iniziale e non possiamo permetterci di sbagliare. Le denunce ci devono essere da parte dei ragazzi…. Non invierò ispettori: serve uno scambio di vedute costante tra i vari protagonisti di questa esperienza”.

Posso dire una cosa impopolare? Premetto che non voglio difendere la Legge, nè il Governo nè i Ministri.

Mi sembra che tutti i genitori però stiano cadendo dal Pero.

Io abito in una città del Sud italia.
Quando mi sono diplomata io, molte mie amiche sono andate a fare alternanza scuola-lavoro a titolo personale. Allora non c’era la buona scuola, ma il praticantato era uguale. I ragazzi, ragionieri, geometri, studenti universitari, andavano a fare pratica presso studi professionali.

E spesso ci andavano gratis, a volte sottopagati.
Credo che oggi la musica non sia cambiata.

E forse quelli degli studi professionali che sfruttano i praticanti sono degli stessi genitori che poi si lamentano della buona scuola dei loro figli teen-ager. Certamente autorizzare e legiferare sullo sfruttamento è una cosa non buona. Certamente la scuola dovrebbe fare di più, o altro.

Come dice il sottosegretario va considerato caso per caso e va denunciato lo sfruttamento.

Io ho chiesto qualche parere prima di dire la mia, e qualcuno, lo voglio condividere.

Uno stage dovrebbe essere parte integrante di un percorso formativo. Deve servire a dare agli studenti un’idea di come sarà il lavoro per cui hanno studiato. Un altro conto è incoraggiarli a fare dei lavori umili per cui, però, dovrebbero essere RETRIBUITI, anche se poco!

Un’idea di alternanza scuola-lavoro potrebbe andare in questa direzione.

Ci sta anche che durante lo stage diano anche una mano nelle questioni pratiche come avviene, in ogni azienda, per ogni lavoratore, ma non bisogna dimenticare che loro son lì per imparare un lavoro specifico!

Questa era ad esempio una testimonianza che ho raccolto io.
Io concordo con questa, ma forse sono più estrema.

“Quando ho fatto il mio tirocinio iniziavo alle 6 del mattino per aprire, ci stavo fino alle 17:30 perché poi lavoravo fino alle 22 e lo facevo dal lunedì alla domenica: avrei dovuto fare 1000 ore, in realtà sono state 1600! Facevo anche le fotocopie e riordinavo articoli… che problema c’è? Anche questo è imparare.

Studenti del professionale alberghiero? Tante cose da fare, preparazioni, pulizie che fanno anche i cuochi o titolari stessi!!! Non so cosa si aspettano…”

Questa era un’altra con la quale io concordo al 100%

Ma non è che come genitori spazzaneve siamo noi i primi a non capire e a non far capire che un po’ di gavetta fa bene a tutti?
Non è che forse, in fondo in fondo, sparecchiare tavoli, fare volantinaggio, pulire bagni, a questi nostri figli faccia anche bene?

Non vale come esperienza e come alternanza scuola-lavoro? E’ vero.

Ma in una società in crisi lavorativa come la nostra si fa anche fatica a trovare aziende, associazioni ed enti che riescano ad affiancare proprio personale per formare studenti. Varrebbe la pena a questo punto sovvenzionare i progetti così da poter contribuire anche economicamente.

Così l’alternanza scuola-lavoro pagata giustificherebbe, come si diceva, qualche lavoro umile.

Io mi sento di dare un consiglio agli studenti.

Durante questa alternanza scuola-lavoro denunciate lo sfruttamento, se ne siete vittime. Ma prendete anche il meglio dall’ esperienza. Imparate a fare le fotocopie, che quando sarete impiegati in un ufficio vostro non saprete fare neanche quello all’inizio, ve lo assicuro.

Imparate con umiltà che un leader pulisce i bagni se è necessario, un capo li lascia sporchi, se un giorno manca il personale addetto.

E magari in estate, per comprarvi la macchinetta, o la play station, andate a fare l’aiutante bagnino, o servite caffè in spiaggia per i bar dei lidi sulla riviera romagnola. Non sarà alternanza scuola-lavoro, ma capirete il senso del denaro e della fatica.

® Riproduzione Riservata

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