Sanremo 2012: dal clarinetto alla passera il passo è breve

Ultima modifica 27 Agosto 2020

Già l’anteprima non prometteva nulla di buono: un’impacciata “recitazione” di Morandi con il solo pretesto di reclamizzare acqua minerale e caffè.
Fortunatamente ai geniali autori non è venuto in mente di pubblicizzare carta igienica, se no sai che edificante momento televisivo?

Parte poi (oddio, “parte” è un termine un filino pomposo) il Festival vero e proprio, con Luca e Paolo impegnati in testi che sembrano scritti da un branco di dodicenni in piena crisi ormonale.

Sono le 21:00 e una manciata di secondi, e i due “intrattenitori”(?) attaccano con un dialogo di cui riporto fedelmente qualche stralcio:

Luca: questi giovani a cui piaceva…
Paolo: la passera, la passerina, la chitarrina, la quaglietta, la bernarda, la crepaccia, la gnagna, la cucchiona, la smandrappona, la cucchia, la calza, la ramma
Luca: in Italia cos’è che ci stava? Ci stava il nostro enorme…
Paolo: pisello…pisellino…batacchio…sventra papere…randello…mazza..fanfacucco…

Tutta ‘sta vergognosa manfrina per arrivare a:

Paolo: pagate il canone… non facciamo gli Italiani che quando c’è da tirar fuori… che tanto saranno…

Luca: 112 Euro

Paolo: ‘sti ca@@i!Ma che son deficienti? Per guardare Giletti?

Ecco, la battuta su Giletti è forse l’unica cosa sensata che abbiano detto in cinque minuti buoni di turpiloquio, in primissima serata, qualora ci fosse bisogno di ribadirlo.

Quanto sembrano lontani gli anni in cui Renzo Arbore destava scalpore con il testo de “Il clarinetto”, canzone a doppio senso deliziosamente ironica e garbata rispetto a ieri sera, mentre gli uccelli volavano liberamente di bocca in bocca (metaforicamente parlando, ringraziando il cielo).

Dal clarinetto di Arbore alla passera di Luca e Paolo il passo è gigantesco: i due concetti sono divisi da centinaia di strati di buon gusto i cui frammenti si sono persi in un oceano di volgarità gratuita.

Che fine ha fatto il Sanremo dei lustrini, delle scale, degli abiti lunghi e scintillanti, delle vallette, delle scollature, dei fiori, dei colori e soprattutto delle canzoni… ?

Ce lo siamo chiesto a lungo ieri sera sulla nostra pagina Facebook, dove avevano organizzato una serata di commenti live sulla manifestazione italiana che più di tutte suscita, da sempre, critiche, gossip selvaggio e divide gli animi perchè i gusti, contrariamente a quanto si pensi, si discutono eccome.

A parte qualche divergenza sulla qualità dei (pochi) cantanti decenti in gara, l’opinione generale era unanime: Sanremo è stato “un’emozione da poco”, giusto per citare la Oxa, una che riempiva di un suo perché il palco del Festival quando ancora si poteva definire tale.

Ieri sera è stato un susseguirsi di dialoghi imbarazzanti e dichiarazioni fuori luogo a partire da quella di Morandi, il quale ha giustificato l’assenza della Ivanka ricoverata in ospedale con queste esatte parole: “Avevamo una bellissima ragazza di 19 anni, noi la stavamo facendo vedere dappertutto..” con il tono del padrone orgoglioso del suo bel cagnolino che dice: “L’ho portato a spasso parecchio in questi giorni, ma stasera, povera bestiolina, ha la diarrea e non ho potuto portarlo con me. Ma l’ho ricoverato in una bella cuccia, eh!”

Foto Fabio Ferrari – LaPresse

Una finta guerra ( ma perché?) ad annunciare la venuta del Messia Celentano nel consueto stile Rasputin, che ieri si è anche riscoperto “spolveratore di anime”, ci ha regalato perle di saggezza quali “gli ultimi saranno i primi“, ha suggerito manovre per migliorare la viabilità delle ferrovie “Montezemolo, crea il treno lumaca!”, ha tacciato di deficienza Aldo Grasso e ha proposto di chiudere Avvenire e Famiglia Cristiana, colpevoli di non parlare dei progetti di Dio, ma solo di politica.

Abbiamo riportato stralci fedeli delle dichiarazioni del molleggiato e dei suoi compari sul nostro blog, in tempo reale che più reale non si può. Potete leggerli qui. Non è stato troppo difficile prendere appunti, c’erano le pause di Celentano. La cosa più godibile, fra parentesi.

Parliamo dei testi? E qui sicuramente mi becco una diffida. Pazienza, vorrà dire che mi porterete le arance a Rebibbia… Autori RAI, mica micio micio bau bau, che non trovano nulla di meglio da fare che puntare sulla volgarità e sulla preistorica macchietta delle vallette bbbone piazzate sul palco a fare da grazioso orpello ai bravi presentatori?

Belen e la Canalis a fingere di essere incredibilmente divertite dalle battute di spirito (?) di Rocco Papaleo, trasformato per l’occasione  in un maniaco sessuale in crisi d’astinenza; Morandi, solitamente composto, si è svaccato anche lui; Pupo è cicciato fuori dalla platea in un improbabile e sconclusionato disquisire sull’altezza morale e la sovranità del popolo vomitando anche lui epiteti in ordine sparso.

Ciliegina sulla torta?

A fine serata grazie a un guasto tecnico la gara è annullata, e perciò stasera i giurati dovranno ricominciare tutto da capo. Proteste animate del pubblico, Morandi imbarazzatissimo, Papaleo giunge le mani in preghiera e a questo punto prego anch’io. Prego che stasera, se proprio devo rivederlo ‘sto Festival, si cambi decisamente registro.

Perché Dio solo sa quanto rimpianga il clarinetto di Renzo Arbore, e lo scrivo senza goliardici doppi sensi. Già ieri sera s’è fatta indigestione di battutacce da osteria, non è mia intenzione rimpinguare le fila di quelli che scrivono oscenità per interessare il pubblico. La volgarità sarà anche di moda, ma io non sono mai stata una fashion victim.

Ah, dimenticavo… Le canzoni?

Forse ve ne parlerò più in là. Difficile concentrarsi su melodie e testi.
Le mie orecchie ieri sera sono andate in tilt.
Troppo prese a porsi delle domande e a cercare di darsi delle risposte. Adesso sono ricoverate in ospedale assieme alla Ivanka e al voto dei giurati. Tutti inesorabilmente bloccati, poveri cristiani.

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