Come la maternità trasforma le priorità

Ultima modifica 24 Agosto 2020

Un tempo c’era l’ora dedicata alla lettura, la palestra, il tè con l’amica del cuore, il pomeriggio per lo shopping.
Un tempo c’erano le grandi riunioni serali, le infinite possibilità per restare dietro la scrivania fino a tarda ora.
Un tempo c’eri tu come donna.

Ora quel tempo si è trasformato, contratto, ridimensionato da quando tu come donna sei diventata mamma.

E sono iniziate le corse folli non certo per acquistare décolletés griffate o per arrivare puntuali all’ora di pilates.
Lo shopping lo fai online in seduta notturna, mentre sfogli quel libro dimenticato da mesi e gli occhi si fanno più pesanti o sorseggi un tè in polvere davanti al distributore, all’ora di pranzo, per non perdere momenti preziosi di un tempo che scorre via e non ti aspetta.

Sara

Da quando diventi mamma sono loro, i figli, che ti aspettano, ti vogliono, ti cercano.
Le corse folli servono per raggiungere il pediatra, per un minimo di spesa, per ritirare la figlia più piccola dalla baby-sitter, mentre l’altra scalpita per l’ora di nuoto, per compiti, i colloqui con le maestre, la lezione di violoncello, l’acquisto di un libro per la scuola, le tavole di disegno, la cena da preparare, il concerto del marito.

Senza dimenticare la giornata in ufficio con i suoi pesi e le sue misure: l’agenda da rispettare, le riunioni da organizzare, la relazione da produrre, un piano di rientro da processare, l’amministratore da ascoltare, l’appuntamento da onorare.

Le priorità cambiano quando diventi mamma.

Ti accorgi che muta la scala dei valori e le emozioni si fanno più intense, Per anni, ho combattuto con grandi sensi di colpa: quando ero in ufficio per il tempo che non dedicavo alle bambine, quando ero a casa per il pensiero del lavoro, con me stessa perchè provavo tali emozioni.

In verità, dovevo accettare che tutto era cambiato.
Non riuscivo a delegare, volevo essere onnipresente, volevo esserci in ogni caso e ad ogni costo.

Sono passati 12 anni dalla nascita della prima figlia. Recentemente, per un: “Mamma, grazie per tutto quello che fai per noi”, ho capito di aver vinto la partita più grande.

Non c’è una formula magica per abbattere i sensi di colpa o o superare le difficoltà quotidiane dettate anche dall’imprevisto: un raffreddore può essere un terremoto se non hai baby-sitter a portata di mano o i nonni disponibili.

Senti fortemente la responsabilità di essere madre. Non dai più peso a certe “frivolezze” e ti concentri su ciò che è necessario ed indispensabile. Questo è sicuramente uno dei tanti privilegi della maternità. Avere un figlio significa guradare il mondo a 360 gradi con occhio maturo e paziente, entrare in profondità delle cose, sviscerandole con precisione chirurgica, non tralasciare nulla e non sciupare il tempo.
Sei più attenta, pronta ad intervenire con efficacia e a trovare subito la soluzione più giusta. Tutte doti, queste, che poi si applicano anche nel campo professionale con un certo riscontro.

Quando mi volto indietro, vedo scorrere come un film questi 12 anni. Certe volte mi chiedo come ho fatto. Dai cambiamenti aziendali alle sfide lavorative più o meno vinte, a due figlie nate e cresciute nel segno della serenità. Non è stato semplice, anzi.

Di una cosa, però, sono certa: ho vissuto questi 12 anni con carattere e temperamento.

Non mi sono lasciata andare allo sconforto. Ho fatto fronte ai sensi di colpa con determinazione, senza lasciare spazio al pessimismo, un sentimento sterile che non porta da nessuna parte.
Ancor oggi, capita di navigare in un mare in tempesta, ma non dimentico la rotta e rimango al timone.
Il porto sicuro diventa il sorriso delle bambine ed il loro “Grazie, Mamma”.

Sara, assistente della community Secretary.it

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