Genetica e cultura: ci sei o ci fai?

Ultima modifica 29 Gennaio 2018

Qualche giorno fa è apparso sulla rivista scientifica Science un articolo che riguarda le connessioni tra genetica e cultura.

Genetica e cultura: ci sei o ci fai?

genetica e cultura

L’abstract dell’articolo, ovvero il riassunto, potrebbe tradursi più o meno così:

Le varianti di sequenze nel genoma parentale che non sono trasmesse ai figli sono spesso ignorati negli studi di genetica. Qui noi dimostriamo che gli alleli (parti di DNA ndr) non trasmessi ai figli possono ugualmente influire in un fenomeno chiamato “nutrimento genetico”.

Per i non addetti ai lavori più o meno significa che i figli vengono influenzati dai genitori in maniera genetica anche da comportamenti, e non solo attraverso i geni trasmessi.

Lo studio ha riguardato oltre 20mila soggetti in Islanda, esaminati in un lasso di tempo dal 1940 al 1993.

La ricerca è stata coordinata da Augustine Kong, consulente di Università autorevoli come Oxford, e di aziende di genetica.

Questi studi avrebbero analizzato non solo il corredo genetico dei soggetti ma anche il loro ambiente familiare.

Ed è stato dimostrato che i geni non ereditati dei genitori hanno comunque influenzato il DNA dei figli.

In maniera più incisiva quelli della mamma e leggermente meno i geni del padre.

In pratica questi ricercatori hanno dimostrato che l’imprinting di cui tanto si parla è un fattore che influenza i figli in modo “genetico” anche in assenza di trasferimento effettivo di DNA.

Non è la prima ricerca che scopre questo genere di interazione tra genetica e rapporto genitori-figli. Che sia il rapporto di natura emotivo, culturale o altro.

Genetica e cultura vanno a braccetto.

genetica e cultura

Non è necessario però scomodare laboratori e ricercatori per capire quanto sia importante l’ambiente nel quale un bambino vive.

Ambiente che a volte influenza in modo talmente incisivo che vengono coinvolti anche aspetti che possono sembrare impermeabili a queste influenze.

Si pensi al rendimento scolastico, che certamente dipende dai “geni” di ogni individuo, ma è anche influenzato da un humus familiare che facilita o rende al contrario arduo lo sviluppo e l’apprendimento.

Un altro articolo pubblicato sul magazine Scienze.it di qualche tempo fa recitava anche un assunto scientifico a proposito del corredo genetico:

“Il DNA è un supporto di memorizzazione plastico. Non è solo la mutazione genetica che causa il cambiamento, c’è anche l’adattamento con geni dormienti, ma che possono risvegliarsi”.

genetica e cultura

La ricerca dunque, di fronte a tali scoperte e al di là del rendimento scolastico, ha aperto anche una nuova strada a proposito del binomio genetica e cultura.

Lo afferma sull’Huffington Post Valter Tucci, esperto di genetica del comportamento dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit). Che ha commentato l’articolo di Science.

Tucci infatti sostiene che tali implicazioni possano spaziare in molti aspetti della vita di un individuo. Educazione, istruzione, ma anche salute.

Grazie a questo infatti da ora in avanti si potranno mettere a punto strategie e comportamenti non solo per svegliare questi geni silenti e far migliorare il rendimento scolastico di un bimbo, ma anche intervenire in disturbi seri come disturbi del comportamento e addirittura malattie come la schizofrenia.

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