Genitori ed insegnanti: riflessioni

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Il Papa dice “I genitori non rimproverino gli insegnanti, ma i figli” .
Mi sembra saggio, di una saggezza che va molto oltre un credo religioso.
Io sono d’accordo, ma sono di parte. Non dovrei fare testo, perché sono insegnante, ma sono anche mamma e quindi, se esce testa o croce, mi tocca lo stesso.bambino distratto
Da genitore posso dire, comunque, che ha ragione.
Sì, perché qualsiasi tipo di genitore io sia, apprensivo, tranquillo, menefreghista, egoista, maturo o meno, devo tenere presente che  l’insegnante è pur sempre colui o colei che si prende cura di mio figlio per un tempo quotidiano.
Se io, genitore, per motivi futili di “incomprensioni” sul metodo, di “sbagli” nelle scelte dei progetti, di uso o meno del libro (tanto per fare qualche esempio) o di scelte di banco “non gradite”,  mi scontro con l’insegnante e ne parlo malamente a casa, tolgo terreno al rapporto che lui ha con mio figlio. Basta una volta e il gioco è fatto.
Tutto si può ricostruire, tranne un rapporto-rete che ha le maglie tagliate.

Se noi lo delegittimiamo a livello personale o didattico, l’adulto di riferimento perde automaticamente autorità di fronte al bambino o ragazzo e non facciamo altro che peggiorarne l’andamento scolastico: stiamo certi che quell’alunno non assorbirà più niente di buono dal suo insegnante, neanche quel poco che, magari, c’è.

genitori-e-insegnanti
E che succede a me genitore? Che non ho più l’alleato capace di completare il mio compito educativo fuori di casa perché non riuscirà più a trattenere a sé il bambino e perderà consistenza agli occhi dei piccoli. Diventerà bidimensionale e incapace di agganciare il bambino nell’apprendimento.
Questo vuol dire che ad un insegnante non si può dire nulla?

NO, non voglio affatto dire questo, ma, magari immaginiamo i modi più corretti, discreti e maturi, soprattutto, per comunicare il dissenso e limitiamo le critiche alla didattica ad eventi veramente gravi, perché in fondo ne sappiamo poco, come genitori.

Questo perché i bambini sono spugne e sappiamo che nessuno è più condizionante di un genitore.
Mi piace molto ricordare le parole di una brava maestra di mia figlia ad inizio anno: “Si parla di scuola a scuola, non fuori dalla porta. Non tra genitori, ma tra genitori ed insegnanti. Credete, si dimezzano i problemi e i restanti si risolvono.”
E poi si può fare, in modo abbastanza semplice e maturo, una gerarchia delle lamentele: violenze fisiche e parolacce pretendono una chiamata al dirigente per direttissima; tutto il resto dipende sia dalla  ripetitività del problema, sia dalla casistica all’interno di un gruppo classe.
Tutto ciò che avviene può essere ragionato con l’insegnante prima di tutto, perché la discrezione e l’educazione spesso risolvono più problemi di una lettera dell’avvocato.
Tra l’altro va tenuto presente che spesso, ciò che un insegnante vive in classe, non è esattamente e matematicamente interpretabile e affidarsi ai racconti dei bambini è bene, ma non deve essere esaustivo rispetto ad un evento.

Ylenia Agostini

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