Gestire i conflitti: separare, valorizzare, favorire

Ultima modifica 20 Giugno 2019

 

I conflitti tra fratelli, nella maggior parte dei casi, sono fisiologici e sani. È attraverso di essi che i figli imparano a conoscere i confini tra ciò che si può o non si può fare.

In genere sono più aspri tra fratelli dello stesso sesso. Anche dallo scontro, ricordiamocene, i figli imparano a conoscersi, a negoziare e a mediare.

Perciò non sempre occorre intervenire. Dobbiamo essere capaci di osservarli e intervenire solo se ci sono pericoli fisici o se ci accorgiamo che è sempre lo stesso figlio a subire la pressione dell’altro. In questi casi è richiesta la mediazione dell’adulto.

Di fronte ad un litigio è bene tenere a mente qualche strategia che può tornare utile:

dividere i contendenti (se lo scontro è fisico);

attirare la loro attenzione (prima di tutto farli desistere dal litigio, altrimenti è inutile, e farsi guardare negli occhi, sempre);

comprendere le motivazioni empaticamente (verbalizzando);

descrivere ciò che sta accadendo;

evitare di consolare la vittima e insultare l’aggressore.

Inoltre se l’autostima di uno dei due è continuamente messa alla prova, è bene separare, valorizzare le competenze, favorire la realizzazione in altri campi.

E fin qui la parte ‘facile’. Tutto si complica quando questi conflitti avvengono in età adolescenziale. La buona notizia è che le regole sono le stesse: separare, valorizzare, favorire.

Cambiano le strategie messe in atto e qui ogni genitore deve trovare le proprie. Non esiste LA modalità uguale per tutti, anche in questi casi non c’è un manuale di istruzione da consultare. Ogni genitore troverà il proprio modus operandi per tentativi ed errori.

Ricordiamo che se un figlio è sempre tale per un genitore, nello stesso modo la gelosia, fisiologica, sana, non si esaurisce con il diventare adulti!

 

Paola Bianconi

 

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