I miei primi 9 anni da mamma

Ultima modifica 8 Maggio 2016

Me lo aveva detto mia madre.
Me lo dicevano tutti quando ero ragazza.
E hanno continuato a dirlo anche da grande.

Caspita se è dura essere genitori. Ma di quelli veri. Non quelli che sono stati presenti solo al concepimento e che poi si sono disconnessi da tutto quello che veramente conta. Sottovalutando la difficoltà e, ancora peggio, ignorandola.

Sono passati nove anni. Una sola gravidanza, un solo parto.
E insieme una trombosi venosa profonda al cervello, la depressione post partum e la morte della mia mamma.
Un genitore vero. Verissimo.

Una bella sberla certo. Diciamo anche due va…
Ma alla fine niente è scioccante, difficile, pazzesco come crescerla la creaturina.

madre-e-figlio

E ogni giorno è una montagna russa. E non puoi scendere mai. A volte vorresti ma solo perché non pensi che potrai farcela. Poi capisci che non puoi e non vuoi soprattutto e allora stringi i denti e vai. Pronta alla discesa in picchiata.

Manca il fiato. La fitta dell’assenza d’aria ti trafigge cuore, polmoni e stomaco. Tutto insieme. Fa male.
Quando cade e lo vedi sanguinare la prima volta. Quando ti chiama mamma. Quando cerca te e nessun altro per l’abbraccio e il bacio che guarisce. Quando lo vedi camminare per la prima volta con le braccia verso di te.
E quando capisci che ogni passo è un passo in più verso l’indipendenza.

Bello, normale, giusto. Ma fa anche un po’ male.

Perché le montagne russe sono un sali e scendi si sa. E allora quando ha le coliche e piange per notti e notti vorresti che crescesse un mese in un giorno. Così lui starebbe bene e tu magari potresti dormire giusto un paio d’ore filate.
Poi scorrazza per casa e ti dici che è bellissimo ma che bello era quando dormiva addosso a te?
Che solo appoggiarsi a te era il suo personale paradiso in terra?

Poi il nido, la materna, la scuola. Oddio. Bello vederlo fare mille cose. Milioni di cose. Nuove, incredibili. Che te lo fanno conoscere meglio e vedi quanto ti assomiglia. E quanto invece no…E poi la fuori c’è il mondo degli “ altri “.
Gli amici. E i furbi, i dispettosi, gli egoisti, i prepotenti.

E ora ditemi che non vi sentite come su delle montagne russe da paura quando qualcuno ferisce tuo figlio o lo vedi in difficoltà e vorresti intervenire subito subito ma no. Devi stare li ferma. Osservare. E fargli provare da solo. Fargli provare tutto. Anche la delusione, la tristezza..

Tutto il pacchetto come un vero genitore.

E passa il tempo. Lo vedi come mai prima in vita tua. Lo misuri nei suoi occhi, in ogni passo, nei suoi vestiti, nel suo profumo,nei compiti di scuola,negli amici…

Li senti tutti i nove anni. Li ricordi tutti. Sono dentro di te. Hanno cambiato lui e anche te. Per sempre.

Ne senti il peso, quello serio della responsabilità, del tuo non essere perfetta e nell’accettare che nessuno di voi due lo è.
Non puoi scendere. E sembra paradossale ma non vorrai mai scendere.
Perché niente ti rende altrettanto felice. Niente.

Nathalie Scopelliti

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