Il co-sleeping che semplifica la vita di una mamma

Ultima modifica 7 Gennaio 2020

Avrete sicuramente sentito parlare negli ultimi anni di co-sleeping, soprattutto se siete delle neo mamme. Per chi invece non lo sapesse questo termine indica l’atto di dormire insieme.

Parliamo ovviamente in questo caso di condividere un letto tra genitori e figli, una pratica fino al secolo scorso discussa perché, dicevano gli psicologi, la condivisione del letto non favoriva l’autonomia del bimbo.

Ma studi fatti negli ultimi anni dall’Università di New York Stony Brook hanno dimostrato esattamente l’opposto.

Il contatto con i genitori, il sentire il loro odore e la sensazione di protezione nell’averli vicini, inducono il neonato a sentirsi più tranquillo, a calmarsi prima, ad addormentarsi quasi subito. E una volta cresciuti è stato dimostrato che erano bambini sereni e socievoli esattamente come quelli che dormivano nel loro lettino in un’altra stanza.

Che poi studi o non studi fatti..penso che alla fine ogni mamma dovrebbe seguire semplicemente il proprio istinto 😉

co-sleeperOra, al di là delle ricerche fatte sullo sviluppo del bambino, trovo personalmente molti altri vantaggi nel co-sleeping…una pratica che “se fosse andata di moda” quando i miei figli erano piccoli, avrei adottato senza ombra di dubbio eliminando non poche fatiche che la notte con un neonato comporta.

E’ vero che il bambino si sente più al sicuro vicino ai genitori quando è così piccolo ma non scordiamoci anche della mamma che dopo una gravidanza e un parto, si ritrova all’improvviso a perdere ore e ore di sonno ogni notte per allattare anche ogni 2-3 ore.

Ricordo che sentivo piangere i miei figli, mi alzavo in stato più o meno comatoso, andavo nell’altra stanza, tiravo fuori mio figlio dal lettino, mi sedevo su una poltrona, allattavo cercando di rimanere sveglia, poi lo rimettevo nel letto aspettando che si addormentasse e tornavo in camera mia cercando di riprendere sonno anche io. Ma dopo 3 ore (mamma mia quanta fame hanno i maschi!) la giostra ricominciava. Magari intervallata anche da risvegli dovute a coliche o ai dentini, o semplicemente perché avevano perso il ciuccio. Arrivavo ad alzarmi anche 20 volte per notte. Di giorno poi ero ovviamente una specie di zombie.

Ben diverso sarebbe dormire con la culla attaccata al letto. Quando il bambino è agitato o ha piccoli risvegli, basterebbe allungare una mano per tranquillizzarlo. Quando perde il ciuccio, si potrebbe ridarglielo facilmente ma soprattutto, quando va allattato, non bisognerebbe proprio scendere da letto. Basterebbe prendere il bambino, metterselo a fianco, allattarlo (alcune mamme lo fanno continuando a dormire) e rimetterlo nella sua culletta. Sono convinta che la mattina tutti si sentirebbero più riposati 🙂

La culla in assoluta più venduta (e regalata) per il co-sleeping è la culla Belly. Non a caso è vincitrice anche del 1° Premio Playing Design.

culla_belly

Una culla certificata, made in Italy, omologata da 0 a 6 mesi, con tessuto in cotone, sicura, completamente sfoderabile e lavabile, dalle dimensioni contenute e quindi facilmente trasportabile, comprensiva delle staffe in ferro da infilare sotto il letto matrimoniale e del materassino e cuscino antiacaro e antisoffoco. Disponibili in tantissimi colori che possono adattarsi ad ogni tipo di arredamento.

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E c’è la possibilità anche di acquistare un supporto di legno, da terra, per poter portare durante il giorno la culla anche nelle altre stanze della casa continuando ad avere il bimbo sotto controllo 🙂

Ah! Quasi dimenticavo…non ci sono neanche spese di trasporto…quelle le paghiamo noi 🙂

Tantissime le mamme che sono rimaste soddisfatte di questo prodotto e tantissime quelle che la hanno apprezzato come regalo di nascita.

Se volete dare un’occhiata, le trovate tutte qui.

Babymama

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