L’insegnante da una nota a due bulli. Ma i genitori non ci stanno

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Siamo in una scuola media del torinese.
Due ragazzini di 11 anni spingono un coetaneo disabile in fondo al corridoio e cercano di picchiarlo e di abbassargli i pantaloni. ‘Gioco’ che va avanti da giorni.
Un’insegnante assiste alla scena. Va dal preside, racconta l’accaduto.
Il risultato è una bella nota ai due bulli.
Passano un paio di giorni.

La famiglia del primo bullo scrive all’insegnante testuali parole: ”La ringraziamo per l’informazione, ma visto che si trattava di un gioco, per quanto discutibile e da non ripetere, la invitiamo a non registrare la nota, vessatoria, sul registro di classe. Altrimenti saremo costretti a rivolgerci al dirigente».

bullismo a scuola

La risposta dei genitori

Passa un altro giorno e questa volta, nella casella di posta elettronica dell’insegnante che ha segnalato il caso di bullismo, arriva la mail della seconda famiglia. Che lei conosce molto bene, visto che la mamma è una prof della stessa scuola, per altro responsabile dell’inclusione dei disabili nell’istituto. I toni sono gli stessi.
Questa volta chiedono di fare in modo di non rovinare la reputazione della loro famiglia per un “ gioco “.
(Lo so che siete già incazzati ma aspettate che finisca di raccontare)….

L’insegnante dei due bulli chiede al Preside di gestire la situazione, evidentemente fiduciosa.
Il Preside convoca tutti gli studenti della classe e comunica che l’INTERA classe non parteciperà alla gita scolastica annuale.
Nessun cenno ai bulli. Niente di niente.

Ma proseguo… l’insegnante (che non conosco ma stimo, ammiro e invidio per la sua integrità morale) rilascia questa dichiarazione :” «Se ho deciso di raccontare questa storia – spiega la professoressa -, è per sottolineare come, in queste condizioni, sia diventato impossibile tutelare la professione dell’insegnante e la deontologia professionale. Quel che più fa male, dopo anni dedicati a questo mestiere che è anche una missione, è vedere come certi genitori vogliano proteggere i propri figli anche quando sbagliano. Lasciandoli disarmati e non educandoli ad assumersi le loro responsabilità».

Caspita che donna!!!! Vorrei davvero sapere come si chiama per contattarla. Chapeau.
Come ha fatto a non usare parolacce?

Primo commento: perché il preside ha punito tutta la classe?

Innanzi tutto il Preside. Nessun giornale lo dice ma lo dico io, perché punisce tutta la classe?
Perché non ha chiamato le due famiglie e punito solo i responsabili?
Una bella punizione esemplare, incisiva.
Che colpa ne hanno gli altri bambini se questi due bulli non conoscono altri giochi se non prendersela con un compagno disabile.
Solo i due bulli dovrebbero rimanere a casa dalla gita, ma non solo. Per gioco, potrebbero pulire il refettorio durante tutto l’anno scolastico.

Poi.  Richiamare verbalmente l’insegnante genitore del bullo ed invitarla a fare un corso di psicologia educativa applicata. Cosa mai può insegnare quella donna????

In ultimo, ma non per importanza, fare una bella chiacchierata alle famiglie dei due bulli.

Ho letto qua e là che c’è anche chi li difende.
Certo, anch’io avrei usato toni leggeri con i miei figli se si fossero assunti le loro responsabilità.
Avete fatto un errore, lo avete ammesso. Non va bene, ma ragioniamo sul fatto, e andiamo avanti.

Io cerco di educarli più che posso con parole ed esempi, ma non sono perfetta e può succedere che sbaglino.

Però, MAI E POI MAI mi sognerei di difenderli di fronte all’indifendibile perché mi macchierei della stessa colpa se non di più.

Quale educazione può dare al figlio un genitore che lo difende a spada tratta anche in presenza di un fatto grave?
Con quale coraggio oltrepassi il ruolo istituzionale di un Preside o di un’insegnante permettendoti di discutere sul loro elaborato o sulle loro decisioni? Senza contare il fatto che qui l’accaduto è decisamente evidente.

Come poter semplicemente affermare che si trattava di un gioco?

Io non voglio giudicare due ragazzi di 11 anni, anche se a quell’età mi aspetterei già un po’ di formazione personale e di sale in zucca. Certo che se durante i loro primi undici anni di vita i genitori hanno sempre coperto tutte le marachelle…. vengon proprio su bene.

Io ero casinista alle superiori e anche all’Università. Mia madre non ne poteva più.
Ma io e i miei amici eravamo casinisti buoni. Non avremmo MAI fatto del male fisico o psicologico ad un compagno più debole. Eravamo casinisti “ sani” che ci alzavamo in piedi quando entrava l’insegnante e davamo del “ lei” a tutti tranne ai nostri genitori.

Oggi è tutto troppo libero.

Il confine di rispetto fra genitore ed insegnante, fra alunno ed insegnante, fra il paziente ed il medico, fra il pediatra e la mamma, fra il prete e la comunità ( chissenefrega se mi accuserete di anacronismo) si è ridotto ad una confidenza troppo stretta. Non va bene. Non per me.
Pensate a questi due bambini che sono stati appoggiati completamente dalle loro famiglie.. pensate al bambino disabile e alla sua famiglia. Poi ragionate. E se volete, commentate.

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