La paura più grande di una mamma

Ultima modifica 26 Settembre 2017

Quanto durano tre minuti?
Poco, pochissimo. Solitamente.
Provate a fare un’attività noiosa: tre minuti sembrano lunghissimi.
Provate, poi, a trattenere il fiato: tre minuti diventano eterni.
Eterni come quel tempo in cui non ho miei bimbi sotto controllo, quando mi distraggo e, ad un tratto, non ci sono più.

E’ capitato al parco giochi, al supermercato, ad una festa di compleanno e, alcune volte, anche in una gelateria affollata: mi sono concessa una chiacchierata o forse una telefonata, sempre con lo sguardo verso loro due ma, all’improvviso, li ho persi di vista.

Come quella volta in cui il mio bimbo si è nascosto nell’armadietto della piscina mentre aiutavo la sorella a fare la doccia. Da perfetta mamma ansiosa, cercavo di seguire entrambi, zompando da una stanza all’altra ad intervalli regolari (più che altro, in modo ininterrotto, avanti e indietro come una scheggia!), finchè, ad un certo punto, tornando nello spogliatoio, lui non c’era più.

incubo_mamma
La mia testa sapeva che non poteva essere lontano, lo avevo visto non più di tre minuti prima, ma il mio cuore ha cominciato a cambiare il tempo: un battito al microsecondo.

L’orologio cardiaco era ormai accelerato ed ogni secondo durava minuti interi. Mi guardavo intorno ma c’era nebbia,  chiamavo ma non sentivo la mia voce.
Le altre mamme mi tranquillizzavano: “Sarà qui in giro, stai tranquilla!” Ma la mia mente faceva passare solo le eventualità più catastrofiche.
“Potrebbe essere uscito da solo. Un’auto potrebbe averlo investito”
E, se da una parte, sentivo già l’ambulanza a sirene spiegate, dall’altra, una piccola parte di me, razionale e ironica, rispondeva: ” Sì certo, magari è andato a prendersi uno spritz al bar!”
Uscendo dallo spogliatoio, chiedo alla ragazza della reception se, per caso, lo ha visto uscire e lei, pacatissima, mi risponde di no. “Certo – penso io – Anche se fosse passato di qua, come faceva a vederlo? Arriva a metà del bancone!”
Allora vado in vasca e comincio a chiedere: “Avete visto Diegooooooo?” Nessuno risponde in modo affermativo, mentre la bestia ansiosa dentro me ha già una laconica risposta: “Sarà caduto in acqua, tra poco riemerge, preparati alla respirazione bocca bocca!”
Dritta al bar, chiedo, anche lì, notizie di mio figlio, guardando tutti come possibili rapitori di bambini.
Una cicatrice è un chiaro segno di malvivenza, un occhio di vetro un’ inequivocabile ferita da guerriglia urbana e l’aver ordinato una bistecca, una semplice scusa per poter maneggiare un coltello.
Un tizio, addirittura, ha una mega valigia…”Diego è talmente piccolo che ci starebbe pure comodo! Tagliato a pezzetti, poi, ancora meglio!” Penso. Solo la voce di mia figlia, mi distoglie dal pensiero malsano di una piccola perquisizione.
“Oh Dio, – Mi rimprovero – ho lasciato Sara tutta sola, ancora un po’ perdo anche lei!”

tre minuti

Torno nello spogliatoio col cuore in gola, certa che Sara abbia appena visto Diana de “I Visitors” caricare Diego sull’Astronave Madre.  Ormai cianotica, sono così presa a cercare il mio piccolo  che nemmeno lo vedo, mentre salta fuori da un armadietto, tutto goduto!

Sono arrabbiata, vorrei sgridarlo,  punirlo.
Comincio a respirare e mi godo il suo sorriso, tipico di un monello riuscito nel proprio intento.
Al posto della sgridata, un abbraccio… In fondo, quando si cerca acqua perchè assetati, se la si trova, si beve, mica si sputa!

Mi sembra passata una giornata intera dall’ultima volta in cui avevo visto quegli occhioni gioiosi e, forse, è per questo che mi sembrano più belli che mai.

tre minuti
Erano passati solo tre minuti, nel mondo reale.
Quanto durano tre minuti?
Provate a stare in apnea e capirete quanto possano sembrare infiniti!

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