Parliamo di BES

Ultima modifica 6 Novembre 2015

 

L’anno scorso si parlava di DSA, quest’anno si parla di BES. Visto che dietro a queste sigle ci sono bambini, vorrei fare un po’ di chiarezza, da insegnante e genitore, per far capire quali diritti e opportunità hanno a scuola gli alunni che purtroppo presentano più difficoltà degli altri.

Da  sempre la scuola italiana ha cercato di affrontare e risolvere, con più o meno successo, il problema gli alunni con difficoltà e le principali leggi in proposito sono la 104/1992 per i portatori d’handicap (disabili di vario tipo) e la più recente 170/2010 per alunni con DSA (dislessici, disgrafici, ecc.). La 104 assicura al disabile il supporto di un insegnante di sostegno specializzato mentre la 170 l’uso di strumenti compensativi e dispensativi. Per avvalersi di tali tutele, entrambe le leggi prevedono una specifica certificazione dell’alunno.

I bambini con difficoltà, però, non sono solo i disabili e i dislessici ma anche tutti coloro che si trovano in situazioni di svantaggio culturale, di altri disturbi specifici di apprendimento, di disturbi evolutivi specifici e di difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua e cultura italiana. L’ex Ministro Profumo, con la direttiva 27.12.2012 e la circolare attuativa n.8/2013 che introduce i BES (bambini con Bisogni Educativi Speciali) ha voluto regolamentare queste situazioni rimaste fino ad ora “apparentemente sommerse” e fuori da una tutela legislativa.
Dico apparentemente perché gli insegnanti, pur se non formalmente, hanno sempre attuato una programmazione ed una valutazione differenziata agli alunni che si trovavano in una situazione di svantaggio. Il gesto del Ministero di voler dare una dignità di legge a delle situazioni di svantaggio per l’apprendimento dei bambini è sicuramente lodevole ma legiferare, come spesso è successo, senza dare alle scuole delle direttive pratiche precise, nasconde dietro di sé degli insidiosi rischi.

Facciamo parlare la legge.

“Fermo restando l’obbligo di presentazione delle certificazioni per l’esercizio dei diritti conseguenti alle situazioni di disabilità e di DSA, è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative o dispensative, nella prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni”.

In parole semplici la certificazione da parte di un équipe medica/pedagogica è richiesta solo per i DSA ed i disabili ma le misure compensative e dispensative, per analogia, sono previste anche per i bambini BES e i casi sono valutati individualmente dai Consigli di Classe o dal team dei docenti. Sono i docenti stessi a decidere se il Piano Didattico Personalizzato comporterà il diritto dell’alunno BES di avvalersi di misure dispensative e compensative, come, ad esempio, l’esonero dall’insegnamento della lingua inglese.

E’ facile immaginare il peso e la responsabilità dei docenti e la difficoltà a valutare caso per caso ma soprattutto il contenzioso con i genitori che potrà derivarne. Visto che non è necessario affidarsi ad una équipe esterna, sarà sempre più frequente che i genitori pretendano che i consigli di classe e i docenti, ormai competenti a definire la diagnosi educativa dei ragazzi e bambini in difficoltà, mettano in atto anche tutti quegli sconti che le disposizioni ministeriali prevedono. Mi auguro davvero di essere smentita ma credo che imporre una legge senza indicazioni pratiche di attuazione possa portare alla scuola più problemi che soluzioni, così come rendere più difficili i rapporti con alcune famiglie che possono pretendere per ciascun caso specifico delle misure speciali. Insomma: i problemi aperti sono molti, speriamo che ci siano presto anche delle soluzioni!

Arianna Simonetti

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