Matematica, questa incompresa

Ultima modifica 20 Giugno 2019

L’altro giorno Chiara fa “Maestra ma lo sai che quando abbiamo fatto le prove Invalsi io avrei voluto un paio di forbici e la carta per fare le prove? Noi come facciamo a scegliere la possibilità giusta senza provare davvero?”

Dovevano scegliere un’opzione tra tre disegni di pezzi di carta per rivestire un cilindro portapenne.
A 7 anni, guardando un disegno.
Mi sembra il test del cacciatore del film di Banfi, che doveva riconoscere gli uccelli dalle zampette…

Qualcuno può dire a Chiara che ha torto?
Io non me la sento, onestamente parlando.

Il discorso esce da un lavoro sulle frazioni che stiamo affrontando.
Capire che la metà a volte si può fare in modi diversi, tagliando, spostando, ruotando rettangoli, triangoli, quadrati.

Insomma, loro, facendo, capiscono da soli.
Ma se gli chiediamo di immaginare a 7 anni… anche loro si accorgono che c’è qualcosa che non va.

Come dice D’Amore, e non solo, ovviamente, “la matematica non si impara, si fa”.

Vero. Le conoscenze si costruiscono e i concetti prendono forma solo se passano tra le mani.
Sono ormai diversi anni che si parla della matematica e di quanto la scuola italiana non riesca a tirar su i risultati, portando il nostro paese in coda nella riuscita.
Leggendo articoli di settore, le motivazioni sono diverse, dalla preparazione degli insegnanti, alla mancanza di un percorso formativo per la didattica della matematica alla secondaria, fino ad arrivare alle Università che comunque abbassano gli standard di preparazione per non demotivare gli studenti-paganti o sono costrette ad organizzare corsi di recupero prima di iniziare il programma.

L’atteggiamento generale, comunque, è che la matematica sia o un sudoku o la genialità.

Che la matematica sia maschio è poi un altro dei retaggi che ci passa la nostra ideologia… sciocca.
Nel sito Il Tascabile c’è un bellissimo articolo che parla della stato della matematica nel nostro paese.
Chi volesse leggerlo per intero ha qui il link. Io ne riporto due passi.

“Per Ciro Ciliberto, presidente dell’Unione Matematica Italiana,
i matematici sono ben preparati, flessibili, capaci di risolvere problemi anche apparentemente lontani dalle loro specifiche competenze, grazie alla capacità di razionalizzare e opportunamente modellizzare le situazioni loro proposte. Da una recente indagine effettuata in Gran Bretagna, è emerso che ben il 16% del PIL di quel paese è da attribuirsi in forma diretta o indiretta all’apporto scientifico e lavorativo dei matematici.
In Italia non abbiamo dati simili, ma mi azzardo a ritenere che, pur in una situazione industriale probabilmente meno florida e intraprendente di quella d’oltre Manica, i dati sarebbero paragonabili.
Questo dovrebbe spingere politici e detentori del potere economico ad investire di più e meglio nella matematica”. 
C’è un bel po’ da riflettere.

matematica

Poi provate anche a sfogliare testi scolastici.
Ne bastano un paio della primaria e un paio della secondaria.
Nei primi ci sono i problemiconladdizione… ma caspita, se glielo dici già ad un bambino, cosa deve pensare?
E quanti ce ne sono? 4.
Ok, con 4 problemi già ragionati cosa vuoi che ci faccia io, insegnante?
Nei secondi ci sono 800 (non sto scherzando, lo sapete anche voi) esercizi, per la media di 20 a settimana (a volte 10, ma recuperiamo nei week-end e nelle vacanze, no?).

Lo sbilanciamento è enorme.
Un libro non è un accessorio, ma un punto di riferimento.
Caspita facciamoli redarre da esperti di didattica della matematica e che siano fatti per esseri pensanti!

Ma perché facciamo corsi di aggiornamento che cozzano apertamente con ciò che si scrive?
Capite che poi un insegnante che va a supplire 10 giorni italiano, 10 giorni storia, 2 mesi matematica apre il libro e va… dove? Oppure un insegnante che per motivi suoi non si aggiorna, che fa? Apre il libro e va…
Traete le vostre conclusioni.

matematica

Diciamo che se la matematica non va, non è colpa di qualcuno in particolare, ma un po’ di tutti.

Anche dei metodi miracolosi che non miracolano un bel nulla se poi vengono usati in modo astratto e senza materiale da manipolare. La matematica non è tenersi tutto in testa, ma agire nella realtà in modo da risolvere i problemi di ogni giorno: problemi bambini che poi diventano grandi insieme a loro.

Ma alla fine, delle nostre idee astratte e delle nostre confusioni,  è “Chiara” che ne paga le conseguenze e la sua grande intuizione che brilla ad ogni lezione aspetta un mondo che le riconosca le sue capacità a dispetto di tutto: lei ha preso la colla, una striscina di carta che aveva nell’astuccio, ha fatto le prove ed ha risolto bene il suo quesito Invalsi “Ma certo maé, che ho avuto un po’ paura che la commissaria mi vedesse…anche se facevo una cosa giusta“.
Beh…io le ho detto che ha fatto proprio quello che doveva fare, se ha trovato la soluzione.

® Riproduzione Riservata

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