Pillola dei 5 giorni dopo. Boom di vendite e analisi del fenomeno

Ultima modifica 18 Giugno 2018

La pillola dei 5 giorni dopo negli ultimi due anni ha subito un’accelerazione di vendita esponenziale.
Noi Nuove Mamme ci siamo chieste perché. Anche se il motivo è abbastanza evidente.
E abbiamo voluto approfondire l’argomento.

Pillola dei 5 giorni dopo. Boom di vendite e analisi del fenomeno

pillola dei 5 giorni dopo

Prologo. Nel gennaio 2015 l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha autorizzato la modifica del regime di fornitura dell pillola dei 5 giorni dopo a “medicinale non soggetto a prescrizione medica (SOP)”.

Cosa è la pillola dei 5 giorni dopo?

Si chiama ellaOne, la molecola è l’ulipristal acetato.
È un modulatore del recettore del progesterone.

In pratica nel momento che precede l’ovulazione questa molecola riesce a ritardare o evitare la maturazione dell’ovulo e il suo rilascio. Così da prevenire la fecondazione.

Cioè se blocco l’azione degli ormoni, fondamentali affinchè l’ovulazione inizi, blocco anche la gravidanza.

Sulla base di questa evidenza le autorità competenti hanno valutato che la pillola dei 5 giorni dopo poteva essere considerata un contraccettivo di emergenza.

Questo farmaco ha maggiore efficacia quanto più presto viene assunto.
Più ci si allontana dal rapporto non protetto in termini di tempo, maggiore è la possibilità di una gravidanza.
E su questo alcuni medici obiettori hanno fondato la loro battaglia.

Ovvero, la pillola dei 5 giorni dopo, così come le altre colleghe tipo pillola del giorno dopo e RU486, sono farmaci abortivi.

Ma tratteremo più avanti questo aspetto. Dicevamo del boom di vendite della pillola dei 5 giorni dopo.

Stando ai dati pubblicati dalla casa produttrice della ellaOne, sul territorio nazionale, nel 2015, le vendite della pillola dei 5 giorni dopo sono aumentate del 686% rispetto all’anno precedente.

Questo a scapito delle vendite totali dei farmaci di contraccezione di emergenza.

Nessun boom dunque a parer nostro, solo un cambio di tendenza. Come è normale per tutto, il prodotto più nuovo soppianta le vendite del prodotto più agé.

In più, come si legge su una pubblicazione dello scorso anno di adnKronos, il ginecologo Emilio Arisi (presidente della Società medica italiana per la contraccezione – Smic) afferma che “ elleOne ha un atout in più.
Il meccanismo d’azione dimostrato dal farmaco segnala, infatti, la sua superiore capacità di blocco ovulatorio rispetto a farmaci precedenti. E sottolinea soprattutto il mantenimento di questa attività quando il vecchio preparato non è più attivo. Ossia nel periodo a maggior rischio. I risultati in termini di efficacia di ellaOne sono stati confermati anche al recente congresso della Società europea della contraccezione (Esc) tenutosi a Basilea
“.

A questo dato tecnico si è aggiunto anche il fatto che per acquistare la pillola dei 5 giorni dopo non è più necessaria alcuna prescrizione medica (farmaco Sop).

Certo, fa strano sapere che per comprare fiale di aspirina C devi obbligatoriamente avere la ricetta (se non mi credete guardate qui) e per interrompere una possibile gravidanza bastano 18 anni.

Ma tant’è, le autorità hanno creduto che va bene, e io piccola redattrice mi rimetto alla volontà suprema.

Inoltre, a leggere i dati, l’Italia era l’unica di tutti gli Stati Ue a non essersi ancora adeguata a questa normativa.
E siamo sempre gli unici in Europa ad aver mantenuto l’obbligo di ricetta per le donne minorenni.

Insomma, la contraccezione d’emergenza sembra essere la strada intrapresa da moltissimi paesi.

Sebbene il dato generale sull’utilizzo di questi sia rimasto invariato nel corso degli ultimi anni. Dal 2008 ad oggi infatti le donne che hanno fatto uso di contraccezione di questo genere sono aumentate solo del 2.6%.

Il che significa che, per fortuna direi, questa pillola dei 5 giorni dopo non è una alternativa alla contraccezione normale, tantomeno alla prevenzione di gravidanze indesiderate.

Qualcuno però non la pensa così.
Qualche tempo fa infatti una ginecologa era stata intervistata da un giornale, e anche quell’articolo aveva destato il mio interesse.

Emanuela Lulli, ginecologa bioeticista del direttivo di Scienza & Vita, operante nel SSN a Pesaro, aveva detto la sua sulle pagine del giornale Tempi.it.

“Questo è veramente incredibile perché si tratta di un farmaco potentissimo. Basti pensare che l’Ulipristal ha un’immagine chimica praticamente sovrapponibile a quella della pillola del mese dopo, l’Ru486, che viene utilizzata nei nostri ospedali fino alla settima settimana in alternativa all’aborto chirurgico volontario”. Sosteneva.

La quale assodava un fallimento della cultura della contraccezione. Affermazione sulla quale io posso essere d’accordo.

pillola dei 5 giorni dopo

Inoltre la dottoressa confutava anche il meccanismo d’azione del farmaco. A suo modo di intendere, l’accezione “contraccettivo d’emergenza” è totalmente errato.

“Il meccanismo chimico della pillola dei cinque giorni dopo è quello di rendere inospitale l’endometrio per l’annidamento dell’embrione di circa una settimana. Dieci giorni. Il piccolo embrione cerca un annidamento endometriale per l’impianto per nove mesi. Ma viene bloccato perché questo farmaco è un anti-progestinico. Blocca i recettori del progesterone, l’ormone che serve all’embrione per annidarsi. Lo attesta il meccanismo e anche la formula chimica. Che è praticamente identica a quella della pillola abortiva Ru486. Si tratta di un abortivo”.

E dunque se le contraccezioni di emergenza (se prese entro un certo periodo dal rapporto non protetto) inibiscono il meccanismo di ovulazione, la pillola dei 5 giorni dopo, intercettando il piccolo embrione, provoca invece un vero e proprio aborto.

Questo è quello che capisco io fin qui. A questo punto mi piacerebbe sapere se in questi anni dalla messa in commercio di questi farmaci le vendite di anticoncezionali siano o meno diminuite. Così come quelle dei preservativi.

Ma non è fondamentale rifilare altri dati per giungere ad una conclusione.

La cultura e l’educazione alla contraccezione sono un dovere dello Stato, dei genitori e della scuola.

Ragazzi che reputano la pillola dei 5 giorni il rimedio migliore alle loro bravate sessuali sarebbero non da condannare, ma principalmente da educare alla sessualità.

Mi trovo perfettamente d’accordo con la dottoressa quando dice che gli effetti collaterali dei farmaci in genere sono una cosa, e gli effetti collaterali di una gravidanza o di una mancata gravidanza sono assolutamente più importanti.

Al di là dell’effetto reale sulla fertilità delle donne nel lungo termine. Come paventato dalla dottoressa. Che per inciso è un obiettore di coscienza. E già questa la dice lunga sull’approccio a questo tipo di argomentazioni.

La pillola dei 5 giorni dopo, e il suo exploit di vendite sono un fatto incontrovertibile. Così come incontrovertibile è la preferenza dell’individuo ad un prodotto di nuova generazione. Vogliamo l’ultimo modello di telefonino figuratevi se si parla di farmaci.

Io però più che contro i farmaci e le case farmaceutiche punterei il dito contro altro.

pillola 5 giorni dopo

Contro le campagne sulla fertilità che ha fatto in questi anni il Ministero ad esempio. Avrebbe potuto spendere i suoi soldi diversamente. Per fare campagna di sensibilizzazione ad una contraccezione consapevole.

Contro quella falsa aria da adulti che assumono le 12-14enni di oggi. Che però difettano della maturità degli adulti che vogliono emulare.

Contro le madri che fanno a tutti i costi le amiche delle figlie. Salvo poi essere totalmente impreparate a discutere con loro di questioni fondamentali come la maternità.

Contro i consultori e gli obiettori che fanno fare il giro di 23 ospedali ad una donna che vuole abortire.

Ecco, più che verso la pillola dei 5 giorni dopo, io imparerei a guardare altrove.

® Riproduzione Riservata

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