Diversamente madre. Riflessioni di una zia

Ultima modifica 9 Febbraio 2018

“Zia, perché non hai figli?”
“Perché forse, prima di essere una mamma,
Dio mi ha scelto come zia.”

Mi chiamo Antonella Salamone, sono siciliana e vivo a Milano.

antonella salamone

Da quando a sei anni ho imparato a scrivere ho sempre scritto. Per urgenza, per noia, per lavoro.
La scrittura è uno dei posti della mia solitudine e soprattutto uno dei modi per capire come la penso quando a ciò che sento non riesco a dare una direzione. Per questo è proprio alla scrittura che ho dato il compito di chiarirmi le idee sulla questione di quella che ho chiamato zialità, cioè l’attitudine e l’inclinazione all’essere zia, quel sentire che si esplica nei termini di un’opportunità per conoscersi come adulti e per riscoprirsi come bambini.

Una zia senza figli che si è chiesta più volte se forse ama troppo i suoi nipoti.

Una zia senza figli di nipoti con genitori senza nipoti.
Zia quindi pura e vergine di pannolini da cambiare, di storie da raccontare e di amore da moltiplicare.
Ma a loro volta, nipoti senza cugini con genitori non zii in un rapporto del tutto nuovo da costruire insieme.

Ma cosa significa esattamente essere zia?

Fino a dove spingersi e soprattutto, dove e quando fermarsi con i propri nipoti?

Le mie riflessioni, come spesso mi accade quando ho bisogno di ricavare dati oggettivi da situazioni che mi coinvolgono emotivamente, nascono da un conflitto e dal mio essere parte integrante di un sistema familiare che, come ogni sistema, ha le sue dinamiche e i suoi funzionamenti.
Con la nascita dei miei nipoti non siamo più stati una famiglia centripeta rivolta verso se stessa e il loro arrivo ha segnato definitivamente la nostra appartenenza al territorio e alla vita stessa assegnando a ogni componente della famiglia un ruolo nuovo.
È come se nel calendario della nostra vita si fosse segnato un A.N. e un D.N., un Avanti Nipoti e un Dopo Nipoti, una data a cui tutto portava e da cui tutto ripartiva. In maniera nuova.

Sono stata una zia a tempo pieno. Una zia che ha passato tanto tempo con i propri nipoti e che si è chiesta, per questo, di più sul suo ruolo e sulla sua figura in termini di cura, accudimento e educazione.
In una società in cui è cambiato e sta cambiando il ruolo della donna e in cui il fenomeno delle zie senza figli è ancora nuovo nei termini in cui si sta diffondendo.
Zie che spesso non diventano madri, ma che si ritrovano a prendersi cura dei propri nipoti e che per questo si propongono come figure di riferimento importanti per la crescita dei bambini, ma anche per i genitori stessi con la loro funzione di “collante” tra genitori e figli.

Le zie non sono madri e gli zii non sono padri sebbene i genitori spesso sentano queste figure come una minaccia alla loro autorità genitoriale.

E gli zii non sono neanche nonni e come funamboli si trovano a camminare in equilibrio su delle zone d’ombra ricche molto spesso di cliché che rilegano queste donne a delle pure figure ludiche “programmate” solo per viziare e per far crollare tutti i sistemi di regole appartenenti allo stile educativo dei genitori.

Il mio libro, intitolato Diversamente madre è nato in seguito alla risposta di mio fratello alla mia domanda su cosa fosse secondo lui una zia. E’ un’esplorazione sui diritti e sui doveri delle zie in uno scenario che propone nuovi modelli educazionali e, nel flusso di una società liquida. Si inserisce in quel bisogno di ritornare ai vecchi e tradizionali valori della famiglia rivendicando, in piccola parte, anche l’ufficialità di ruolo di una figura para-genitoriale non presente ancora in letteratura.

diversamente madre

Con il loro tipo di educazione votato alle emozioni, le zie possono insegnare ai propri nipoti a dare un nome a ciò che sentono, ai mal di pancia che hanno, in un gioco di squadra in cui sebbene siano figure accessorie camminano sulle orme educative lasciate dai genitori.

“Quello che ho imparato me lo hanno insegnato loro.
Ho imparato ad avere pazienza, ad avere costanza, ad essere lenta.
A finire e ricominciare. Ad abbassarmi all’altezza dei loro sentimenti per guardare in faccia i miei. A correre sul posto, a bere da tazzine vuote, a infilarmi in anfratti strettissimi scoprendo di entrarci ancora.
Ho imparato a fare i panini e le uova fantasia.
Ho imparato a inventare storie e a raccontarle. A dare un’anima a tutte le cose e a cominciare a crederci davvero.
Ho imparato nuovamente a leggere. A dire le cose importanti con parole semplici. A fare la voce grossa. A emozionarmi per un saggio di danza che non era il mio.
Ho imparato l’amore costante, quello che non ha bisogno di avere paura del tempo.
Ho imparato a ritrovare tutte le cose che avevo messo da parte.
Ho ritrovato le mie bambole e insieme a loro i miei sogni.         

Ma più di tutto ho imparato che l’amore rimane e non se ne va e resta tutto nel corpo, nei movimenti e nel modo di stare al mondo, in maniera migliore”.

Per chi volesse leggere il mio libro, Diversamente madre, edito da Algra editore, è in vendita anche su Amazon e sui migliori negozi online.

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