Raggi e Giachetti, Roma al ballottaggio, che cosa succederà?

Ultima modifica 16 Gennaio 2018

Virginia Raggi, la candidata Sindaco del Movimento 5 Stelle, ha sfondato la soglia del 35% mentre Roberto Giachetti del PD è rimasto sotto il 30 con il 24,87%. Il 19 giugno quindi Roma torna alle urne per un ballottaggio all’ultimo voto. L’astensione anche questa volta è il terzo partito con il 43%, hanno vinto loro. Ora la questione è che cosa succederà?

Le somme dei voti di Giorgia Meloni, Marchini e FassinaCHI? non contano quasi nulla per cambiare la partita. Sembra un pronostico già annunciato di vittoria per Virginia Raggi. La donna normale o normalizzante di un Movimento alla ricerca di un’identità non aggressiva anzi di una legittimazione come forza di governo e non più solamente di opposizione, è stata scelta in modo perfetto.

La pasionaria sicura e rigida di Roma, già Consigliera comunale sotto l’Amministrazione Marino, aveva addirittura accettato di entrare nella giunta, se non fosse intervenuto Beppe Dixit Grillo ad impedirlo. Forse le cose sarebbe diverse oggi, o forse no.

Dall’altro lato Roberto Giachetti, il candidato di Matteo Renzi, o almeno così è stato candidato alle Primarie, e per questo è stato punito dalle urne. E’ l’uomo di Matteo, quel capo di governo vissuto in modo antipatico e sofferente da moltissime persone. E nel dopo Marino, non era possibile che vincesse. Non è riuscito ad affrancarsi dal Premier sulle sue spalle, se poi chiudi la campagna elettorale intervistato dallo stesso Capo del Governo, ecco forse non hai ponderato davvero il peso del voto di protesta.

Il 5 giugno, un voto di rabbia e protesta

Chiunque mi abbia detto che votava Virginia Raggi, a meno che non fosse del Movimento, paventava motivi di rabbia, protesta e disgusto fortissimi per la corruzione di Mafia Capitale, per le manovre di governo come il Jobs Act, per il Referendum che arriva. Onestamente il ricco, il bancario e l’alternativo non mi hanno mai citato il programma evoluto ed avanzato del 5Stelle, forse non l’hanno neanche letto. Lo hanno fatto per punire il PD, la vecchia classe dirigente. E’ stato un voto di distruzione del precedente, lasciando spazio a un nuovo, che forse è preparato e forse no.

Io non vorrei essere nei panni di Virginia Raggi, Roma è una città difficile e tentacolare, e i suoi “E’ facile, è semplice, basta applicare la legge” mostrano una sicurezza per le telecamere ma forse un’ingenuità di fondo su quanto questa città sia ostile al cambiamento.

Il Movimento5Stelle, che in questi momenti, ringrazia e si loda per la fiducia delle masse, sembra voler affondare il colore della protesta, per cercare la strada di forza che sa governare, meglio degli altri. Onestamente è una contraddizione, ma ci sta. Sono umani come noi tutti e ora è il loro momento.

Roberto Giachetti, fiero della sua storia personale, di radicale convinto e di uomo di amministrazione, ha sicuramente scelto un programma di recupero dell’ordinario con un occhio alle Olimpiadi e alle grandi possibilità che Roma offre. E’ stato l’unico a presentare una squadra di governo della città, prima del voto, con nomi importanti di esperti e gente di valore, almeno però l’ha fatto.

Ma non è bastato. Il peso della nomina regia non si vince così facilmente, serve un gesto più forte, serve un atto di distacco forte dal precedente. Non basta la sua storia politica e personale, i Romani vogliono altro, forse basterebbero delle scuse, intanto.

Ieri sera solamente la Cristiana Alicata del PD di Roma ne parlava. Il resto è silenzio.

Oggi serve parlare delle soluzioni, di cosa fare. Di come cambiare rispetto al passato. Iniziamo dai bambini e dalla scuola per esempio.

Roma non è una città dei bambini e i loro programmi?

Entrambi i programmi parlano di scuola, di futuro e di didattica.

Questo il programma di Giachetti che a me piace, fitto di iniziative ed azioni concrete, come l’aumento dei posti ai nidi e nelle scuole dell’infanzia, le scuole aperte e partecipate, fino a convenzioni per i mezzi destinate agli studenti delle superiori e delle univiersità, parla di manutenzione e mantenimento delle scuole che crollano.

Questo il programma della Raggi, dove si parla di scuola dalle basi: asili, manutenzione e altro. Forse scarno, sicuramente incentrato sulle emergenze.

Ma immaginare uno sconto per chi ha più figli nello stesso ciclo di studi no? O nello stesso plesso? Ad esempio per le famiglie numerose aiuterebbe. O una semplificazione dell’iscrizione?

Oggi immagino vincerà Virginia Raggi, o forse no, per una protesta che non viene placata, verso un futuro incerto. Mi auguro che questi 15 giorni siano pieni di soluzioni e pensieri per i cittadini, al bando le accuse reciproche, al bando la politica dei salotti aggressivi.

Pensate a Roma e ai Romani per una volta.

Da donna a donna: Virginia Raggi

Ho ascoltato Virginia Raggi durante una conferenza alla Casa Internazionale delle Donne a Roma il 30 maggio, dovevo intervistarla, ma non aveva tempo. La mia impressione è stata di avere di fronte una donna determinata, ma molto impostata nel modo di parlare e di presentarsi, non ha mai ceduto, mai. Era stravolta ma focalizzata. Ammirevole, però a me non è risultata vera. Era molto concentrata a parlare nel modo corretto.

So che non è semplice presentarsi in pubblico, davanti alla storia del femminismo poi ancora di meno, però avrei voluto ascoltare una donna, ho ascoltato una candidata, manichea.

Le debolezze sono forza, cara Virginia, e questo potreste impararlo molto rapidamente. In bocca al lupo da donna a donna, non è facile.

Arianna Orazi

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