Scuole materne vuote, asili pieni: il paradosso italiano

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Il calo demografico che l’Istat ha fotografato pochi mesi fa in Italia, ha creato un paradosso nel nostro sistema scuola: le scuole materne vuote, a fronte di asili nido che scoppiano di richieste.

Scuole materne vuote, asili pieni: il paradosso italiano

scuole materne vuote

Lo aveva detto l’Istat nel novembre del 2016, che l’Italia era sempre più un paese di vecchi, con un calo demografico di circa 90 mila unità.

E se in conseguenza di questo tra circa 5 anni avremo scuole materne vuote, gli asili invece continuano a straripare di richieste di iscrizione.

A questo proposito l’istituto per l’infanzia degli Innocenti di Firenze, con un rapporto sulla frequenza dei bambini al nido commenta la proposta della legge sulla buona scuola.

Partiamo dai dati.

Le scuole dell’infanzia accolgono i bambini dai 3 ai 6 anni. In Italia ci attestiamo intorno al milione e 600 mila piccoli. Che frequentano perlopiù gratuitamente.
Negli ultimi tre anni in Italia sono nati circa 1.473.000 bambini.
In pratica tra qualche anno in Italia a scuola ci saranno circa 125 mila banchi vuoti.

Ma se da un lato le scuole materne vuote potrebbero diventare una realtà, dall’altro gli asili nido scoppiano di domande di ingresso.

scuole materne vuote

Questo perché, seppur con disparità tra nord e sud, gli asili nido non garantiscono un’offerta adeguata alla domanda.
L’istituto fiorentino calcola che solo un bambino su 5 frequenta l’asilo nido (1 su 10 al sud).

L’Europa ci chiede da tempo un’accoglienza scolastica per i bambini da 0 a 3 anni del 33%.

Oltre a commentare che i servizi per l’infanzia scarseggiano, nonostante le rette quasi eguaglino quelle universitarie.
Spazi gioco inesistenti, servizi educativi carenti, gli asili nido in Italia non godono di una buona reputazione.

Qual è la soluzione per molti? Anticipare l’ingresso alla materna.

Ma a questa “migrazione” non è seguito alcun adeguamento delle scuole materne, in termini di arredi, attrezzature o organizzazione.
Un’altra nota dolente per i nidi è la difficoltà a recuperare persino le rette da chi li frequenta. Si calcola infatti che il 10% dei bambini che frequentano i nidi non paghino regolarmente.

Le scuole materne vuote potrebbero dunque ovviare a questo sovraffollamento dei nidi.

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La legge 107/2015 ha prospettato a tal proposito una nuova strada per i servizi educativi per bambini da 0 a 6 anni.
Si tratta di un piano integrato, che potrebbe rendere alcuni servizi più efficienti.
Ad investire sui nidi ci aveva pensato per ultimo il Governo prodi, nel lontano 2007.
Poi niente più soldi agli asili per 10 anni. Anzi, la spesa procapite per famiglia e minori era addirittura scesa.

Con il decreto della “buona scuola” sono stati stanziati 600 milioni in 3 anni (2017/2019) per la formazione di un sistema integrato 0-6 anni.

Oltre a qualche altro finanziamento da parte delle regioni, che decideranno autonomamente.

Il decreto prevede l’istituzione di cosiddetti “poli dell’infanzia”, per bilanciare le scuole materne vuote.

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La nuova legge però continuerà a prevedere delle rette più salate per i nidi rispetto alle materne, sebbene la gratuità sia l’obiettivo a cui tendere. Per trasformare il servizio di nido da assistenziale a educativo.
Ma per il momento i fondi sono quello che sono, e la tendenza avrà vita lunga.
Aldo Fortunati dell’Istituto degli Innocenti, in un commento sul Corriere.it, snocciola le sue incertezze.

Il Miur (ministero dell’Università e della Ricerca) – dice Fortunati – non si è mai occupato dei bambini da 0 a 3 anni. Ma dopo l’esperimento delle classi primavera, e con un po’ di senso della misura, qualcosa potrebbe cambiare.

Le risorse delle scuole materne vuote potrebbero essere indirizzate ai servizi per l’infanzia.
Ma poi ci vorrebbe una seria formazione. A questo proposito il decreto ha previsto, giustamente, che tutti gli educatori dovranno essere laureati.
Poi ci vorranno dei tavoli con i dirigenti scolastici, gli addetti della pubblica amministrazione, gli imprenditori privati. Per una programmazione integrata che svolga un servizio efficiente a 360 gradi.

Insomma la strada della buona scuola per tutti è ancora lunga.

Pensare che il sistema integrato lo aveva auspicato in tempi non sospetti anche una nostra mamma e maestra.

Adesso però sembrerebbe che qualcosa si stia muovendo. In una direzione che potrebbe garantire una minima accoglienza ai bimbi, in un futuro non troppo lontano.

® Riproduzione Riservata

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