Amare in giornate amare

Ultima modifica 21 Ottobre 2019

Ci sono giornate nella vita, che non si dimenticano mai.

Io e mio marito ci siamo scambiati il primo dolcissimo bacio al piazzale degli autobus dopo una noiosa mattinata scolastica. Mi ha chiesto di essere la sua fidanzata al cambio dell’ora, pochi giorni dopo, davanti al distributore dei gelati.
Abbiamo affrontato la maturità studiando insieme italiano.

Due pazzi innamorati della letteratura, in un mondo di numeri e formule.

La sua prima vera macchina nuova, acquistata con i soldi guadagnati al lavoro.
I viaggi tra le colline toscane e le dolci passeggiate veneziane.
La scelta di andare a convivere.
Il giorno del nostro matrimonio, il coronamento di un sogno che dura ancora oggi.
L’arrivo della nostra primogenita, un anno dopo.
La perdita di un bambino, un evento purtroppo tristemente comune a molte altre coppie.
L’arrivo del secondo figlio, dopo un altro anno ancora.
La ristrutturazione di una casa, cercando di non impazzire tra le tubature da rifare e l’impianto elettrico che non funziona.

L’ho incontrato poco più che maggiorenne e sono quasi 16 anni che stiamo insieme. Lui per me è una seconda pelle, il prolungamento dei miei pensieri, l’emotività che mi manca. Non solo ci siamo amati, ma siamo proprio cresciuti insieme, cambiando le nostre ideologie nel corso della vita, rimettendoci in discussione anno dopo anno. Stare insieme e creare famiglia in un periodo così importante per la formazione personale significa cercare ogni giorno di capire se stessi in relazione all’altro.

Per questo quel maledetto 3 settembre 2012, quando mi hanno detto che lui aveva avuto un serio incidente stradale, mi sono sentita morire dentro. Se fosse capitato a me, sicuramente, avrei sofferto meno. Mi sono precipitata sul posto e ho avuto solo il tempo di vederlo volare via, verso Udine, elitrasportato. Non dimenticherò mai quella sensazione di vuoto improvviso, le forze che venivano meno, quel grido soffocato in gola e quelle lacrime imprigionate dietro i miei occhi.

Non è vero che nella vita tutto passa e tutto si supera.

Ci sono cose che se non vengono liberate nel momento giusto ti restano imprigionate dentro. E non mangi. E non dormi. E non pensi. Sono lì che ti divorano viva.

Davanti a una situazione così difficile ho fatto l’unica cosa che dovevo: essere forte.
Per lui, per i nostri figli e per me.

Se fossi crollata io chi si sarebbe occupato della mia famiglia?

Sono stata adrenalinica per settimane, cercando di gestire tutto al mio meglio, anche se qualcuno non ha avuto la maturità per capire la situazione e si è fatto influenzare da uno stato di calma apparente. Sono le avversità che fanno vedere chi veramente ti conosce ed è in grado di aiutarti proprio perché sa quello che ti serve. 

Ci sono giornate nella vita che non si dimenticano mai.

Riconoscerlo dalle scarpe, in un corridoio freddo e asettico del pronto soccorso.
Vederlo in terapia intensiva, tra tubi e monitor accesi.
Alzarmi la mattina e preparare la colazione per i figli, come se niente fosse.
Vestirmi perfettamente, calzare le mie splendide decolté nere e tacchettare per ore tra i corridoi dell’ospedale perché senza le mie scarpe e la cura per me stessa, sarei crollata in un vortice di tristezza e apatia infinita. Un lusso che non mi potevo permettere.
Inventare menù da ristorante stellato, quando i bimbi ti chiedono cosa hai mangiato in ospedale, aspettando di stare con papà.
Vederlo tornare venerdì sera, con la casa addobbata da palloncini e stelle filanti, cartelloni di mille colori, e aver voglia di cantare perché finalmente era tornato, anche se la strada per la completa guarigione sarebbe stata ancora molto lunga.

Viviamo uno per l’altro e i nostri figli sono il risultato tangibile del nostro amore.
Ma c’è molto altro, più rarefatto, sospeso tra i nostri sguardi, tra i suoi primi capelli bianchi e nelle piccole rughe del mio volto. Viviamo un’affinità elettiva vibrante di profondo amore, alimentata sempre con tanta dedizione e rispetto, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. Amarlo in quelle giornate amare è stata la prova più difficile che io abbia mai dovuto affrontare. Senza di lui mi sono sentita persa, incompleta e sola.

Ma per fortuna questa è una storia a lieto fine, come nelle favole che si rispettano. Abbiamo superato questo incidente insieme ci siamo rafforzati ancora una volta.

Ora ci amiamo più che mai.

5 COMMENTS

  1. Che meravigliosa testimonianza Sara!
    La forza che traspare… sei tu o il vostro amore? E’ bellissima comunque!
    Bellissimo articolo!

  2. hai ragione, ci sono giorni che non si dimenticano mai. ma che ci lascian tanto.ci fanno riscoprire in noi una forza incredibile, che non sapevamo nemmeno di avere.
    ho vissuto una giornata simile molto tempo fa, quando la mia compagna ha avuto un bruttissimo incidente sul lavoro e ha rischiato di perdere una gamba. sono stati giorni terribili, ma l’amore e la voglia di ritornare a vivere insieme le nostre giornate ci ha dato la forza di combattere e … si, anche per noi la storia grazie anche ad un pizzico di fortuna è finita bene.
    grazie per la tua testimonianza, è stato bello rileggerti.

  3. Grazie amiche per i vostri commenti e per le vostre testimonianze!
    Adele hai proprio ragione, a volte si trova una forza che non si crede nemmeno di avere.
    Ma l’amore vero, sincero, esce proprio in questi momenti difficili.
    È stato difficile scrivere questa testimonianza, ma anche molto liberatorio.
    Grazie a tutte.

  4. Carissima Sara, non ti conosco personalmente ma già ti ammiravo molto leggendo la tua rubrica. Il tuo racconto è stato come un pugno nello stomaco, perchè è normale pensare: e io cosa avrei fatto?
    però in fondo è vero che la forza la trovi guardando le persone che ami e il tuo è un bellissimo insegnamento per tutti noi! Torna presto tra di noi…

  5. Ti ho pensata tanto in questi mesi, ti abbraccio forte. Sei in gamba.
    Vi auguro il meglio di tutto per tutti gli anni a venire!

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