Antipolitica

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Non si può dire che i nostri politici non abbiano fatto di tutto per suscitare sentimenti a loro avversi. Il loro comportamento ha fatto si che si stia sempre più diffondendo i disprezzo per i politici, per tutta la loro casta, una avversione sempre più profonda per la politica come professione, per la sua pretesa di guidare una società senza tener conto della volontà, anche se espressa attraverso un referendum. Anche i più fedeli tra i peones si sono resi conto che, almeno in Italia, esiste chi decide per se e per tutti gli altri, assegnandosi privilegi e vessando il resto della popolazione, ammantando il tutto con buoni propositi, promesse, in specie quelle elettorali, mai realizzate e chiedendo sacrifici agli altri, solo ed esclusivamente al popolo sovrano, sacrifici ai quali loro, non certo dichiaratamente si esentavano e si esentano.

Già alle elezioni del ‘94 si presentò e vinse chi si dipinse come un uomo temporaneamente prestato alla politica, come un rappresentante di quella società civile che, sino ad allora aveva subito solo torti e che era composta ( tutta) da persone piene di valori, di dignità e di onestà. Fu tacciato, a ragione, forse, di populismo, di rappresentante dell’antipolitica da tutti i suoi avversari, politici di lungo corso, che lo hanno indicato come il prototipo del populismo e ne prendevano le distanze, ma a parole perché nei fatti, invece, lo hanno seguito  sulla via dell’ antipolitica praticandola.

E lo si evince chiaramente dal comportamento degli avversari di centro e di sinistra.

Prendiamo ad esempio il centro. Il loro candidato si vanta ad alta voce della propria estraneità al mondo della politica, lui e i componenti della sua lista provengono da quella società civile tanto osannata e si vanta pure di non avere iscritto nelle proprie liste alcun appartenente a quel mondo. Peccato che nella sua lisa di candidati al senato compaiano i nomi di noti parlamentari di lungo corso. Ma non solo, hanno fatto loro l’idea, questa sì espressione di populismo, che non serve alcun esperienza né politica né amministrativa e tanto meno servono persone esperte delle pastoie burocratiche, conoscitori del funzionamento e dei regolamenti delle Camere. Secondo il Professore il peggiore dei mali sarebbe il professionismo nella politica per cui via gli esperti e porte aperte a industriali, economisti, professori, non solo universitari, perché attinti direttamente da quel crogiolo di onestà e disinteresse che è la società civile e pertanto gli unici ad essere in grado di operare le giuste scelte, di portarle a buon fine e, cosa che non guasta, portare consensi.

Ma, in fin dei conti, che cos’è l’antipolitica? Per me non è altro che una politica esercitata usando altri mezzi. Lo ha dimostrato la sinistra con le designazioni dal basso, forse per ovviare all’ impossibilità di indicare le preferenze, ma, forse, per fingere di lasciare al popolo l’indicazione dei candidati, indicazione invalidata dalla sistemazione in lista tale da rendere quasi impossibile la loro elezione. Forse è stata applicata, in modo più discreto, la rottamazione invocata dal sindaco di Firenze, ma, lo si legge tra le righe, dalle liste sono scomparsi i vecchi rappresentanti, in buona parte se non ostili estranei all’attuale dirigenza, sostituendoli con giovani uomini e donne, vicini all’attuale segreteria.

Gli inesperti eletti entrando spaesati in quel mondo non potranno far altro che affidarsi ai loro (pochi) capi esperti, adeguandosi alle loro regole quelle della politica, se vorranno sopravvivere e non perdersi tra i meandri delle leggi, leggine, decreti e regolamenti diversi che non conoscono e che non riuscirebbero a conoscere in poco tempo. Non avendo conoscenza né forza propria finiranno, purtroppo, irreggimentati ed obbedienti, calmati e ripagati dai privilegi che si vedranno calare addosso. E lecito sperare in un’alzata di capo? Di una rivolta, pacifica, in una prova di forza dei nuovi eletti? Mah….

Nonna Lì

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