BedZed: impatto zero!

Immaginate un quartiere, composto da 87 case, 17 appartamenti, 1405 metri quadrati commerciali… I materiali usati sono naturali e riciclati e provengono da un raggio di 60 chilometri  e i mobili degli appartamenti sono in plastica riciclata.
Le case hanno i pannelli fotovoltaici e di convogliatori d’aria. L’acqua piovana e l’acqua di scarico vengono raccolte e depurate e usate dagli abitanti del quartiere per irrigare le piante, ci sono aree adibite al giardinaggio e piccoli orti . Nel quartire sono presenti stazioni di servizio con  impianti per ricaricare le auto elettriche, e le persone condividono la propria auto (car-sharing) .

Un sogno? No, è BedZed, Beddington Zero Energy Development un quartiere a sud di Londra, a Sutton, realizzato nel 2002 dall’architetto Bill Dunster  e finanziato congiuntamente dalla Peabody Trust, fondazione inglese per l’energia autonoma, e dall’amministrazione locale di Sutton.
Una comunità abitativa sperimentale che promuove il consumo energetico zero dove l’ecologia si coniuga con la tecnologia più avanzata per promuovere il risparmio energetico e la riduzione di emissioni inquinanti.

Vediamo il progetto nel dettaglio:

1) Materiali
I materiali sono tutti di recupero e prodotti ad una distanza inferiore ai 35 km dal sito, così da ridurre l’impatto ambientale dovuto alle emissioni nocive dei camion.
In particolare, il 60% dei mattoni è fabbricato sul posto, il legno proviene da foreste sostenibili ed il ferro da una stazione ferroviaria demolita.
Sotto l’asfalto, uno strato di vecchie bottiglie frantumate garantisce il drenaggio dell’acqua piovana.

2) Risparmio energetico
L’orientamento e l’involucro edilizio degli appartamenti, sono stati studiati in modo da garantire il risparmio energetico.
Uno strato di isolante cinque volte superiore agli standard e grandi finestre a sud, caratterizzate da doppi o tripli vetri, consentono di accumulare il calore in inverno.
Tali finestre sono progettate in maniera tanto attenta che, come racconta un abitante del quartiere, tenendole sempre chiuse, il benessere è assicurato!
Tenerle chiuse, poi, è possibile perché il ricambio dell’aria e la sua circolazione negli ambienti sono ottenuti con un sistema di ventilazione naturale.
Quei vivaci comignoli che contraddistinguono i tetti dell’abitato, servono proprio a questo scopo.
All’interno il risparmio energetico continua con luci ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica.

3) Energia pulita
L’energia necessaria agli appartamenti è generata da 777 mq di pannelli fotovoltaici posti sulle pareti a sud e da una  centrale termica che brucia legno di scarto proveniente da aziende locali.

4) Risparmio idrico
Sul tetto, un apposito sistema convoglia le acque piovane che vengono poi raccolte in apposite vasche e riutilizzate per lo scarico dei bagni e per innaffiare le piante.

5) Fattibilità e costi contenuti
BedZED, i cui costi di realizzazione sono davvero poco superiori rispetto a quelli di un insediamento standard, è stato progettato per essere costruito ovunque.
Se si considera che in Inghilterra, entro il 2016, ogni nuova costruzione dovrà essere alimentata con energia rinnovabile prodotta sul posto, questa sua caratteristica non è affatto da sottovalutare.

6) Educazione ambientale
Un pannello con i contatori ben visibili, ricorda costantemente quanta energia si sta consumando; al suo interno, una
luce lampeggia sempre più rapidamente quando si sta consumando molto.
Nel quartiere di BedZED sono molto utilizzati il car sharing ed il car pooling nonché una flotta di scooter elettrici. Anche la spesa la si fa senza inquinare, attraverso un sistema di distribuzione del cibo a chilometri zero, che, oltre a ridurre gli impatti legati al trasporti delle merci o delle persone, favorisce lo sviluppo di un sistema economico locale.

Il premier Gordon Brown si è già posto l’obiettivo di replicare il BedZED in cinque milioni di nuove abitazioni entro il 2012.
Entro fine anno sarà in vigore un nuovo regolamento per rendere obbligatoria le norme di risparmio energetico.
Nessuna casa potrà essere più costruita in Gran Bretagna senza un certificato di garanzia ecologica.

Sarà il futuro? Ce lo auguriamo tutti…

Rachele Masi

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