Puzza di risparmio… ma una riflessione la merita

Ultima modifica 15 Luglio 2019

Il nuovo decreto che riguarda la scuola è stato approvato il 7 novembre 2013.
Ci sono moltissimi provvedimenti su cui si può lecitamente discutere.
Leggendo vari commenti sui più popolari link che trattano di scuola, si avverte grande fermento perché i precari ne escono ancora una volta bastonati, oppure perché sembra che le prove Invalsi, che come diceva qualche tempo fa il Ministro Carrozza “non sono il giudizio di Dio” , gli si avvicinino molto con l’obbligatorietà della formazione per gli insegnanti che non “superano” la prova.

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Comunque una legge per la scuola che arriva dopo la Riforma Gelmini, provvedimento mortificante per i precari, gli insegnanti in ruolo, bambini e genitori, grazie a cui la qualità dell’insegnamento ha avuto il suo posto in seconda…e anche in terza, non potrebbe fare di certo miracoli anche se lo volesse…anche se…
Fra i tanti punti espressi ce n’è uno che offre la possibilità per le scuole di creare materiale didattico da mettere poi a disposizione di tutti attraverso la rete Internet, lanciando in pratica il sasso del “superamento del libro di testo”.

Già lo scorso giovedì la mia collega insegnante Arianna Simonetti aveva espresso la sua opinione in merito e dato che ci piace la dialettica che può nascere su vari argomenti e confrontare le nostre idee a volte diverse, lo facciamo anche qui.
Certo è un provvedimento che “puzza di risparmio”.
Però qualche riflessione in merito si può fare.

Credo che per qualche disciplina come la matematica,le scienze, la storia e la geografia non sia strettamente necessario un libro di testo e gli annessi eserciziari.

In fondo noi insegnanti abbiamo una programmazione annuale e una personale entrambe passibili di modifiche in corso d’anno. Abbiamo delle Indicazioni che ci forniscono i traguardi da raggiungere: in pratica è impossibile perdere il filo.
Per quanto riguarda storia, geografia e scienze, il libro è un bellissimo riassunto, ma non potrebbe essere altrimenti misurato con la vastità dei programmi.
Spesso poi, a conclusione di un argomento, si dà una scheda, magari più appropriata al lavoro fatto, che si trova su un altro testo (quante volte accade di preferire il “nostro” libro a quello di testo!), oppure un bel diagramma o una splendida mappa creata insieme sull’argomento.
In fondo dobbiamo abituare i bambini alla ricerca del materiale, delle informazioni, delle immagini e dei video per dare completezza ad un argomento. Il lavoro diventa entusiasmante se attraverso vari canali si riesce quasi a “scrivere” un libro di classe di storia, geografia e scienze, da studiare.
Io c’ho provato e proprio oggi ho “interrogato” i miei ragazzi sull’Orientamento: avendo lavorato per due settimane sull’argomento attraverso letture, video, foto, testi di vario tipo e discussioni, abbiamo costruito insieme una mappa di studio semplicissima, adatta a tutti i bambini che andava arricchita con le conoscenze apprese. Il libro di testo, sinceramente, lo abbiamo sfiorato soltanto alla fine, quasi come un promemoria che non era però sufficiente a ricordarci tutto.

Se per la storia e la geografia il libro può comunque ancora essere per i bambini l’illustrazione di un percorso, per le scienze non è così. Diventa praticamente, dalla prima alla quinta, la continua ripetizione di tutti gli argomenti che è possibile affrontare nel corso dell’anno, accennati o appena approfonditi. Non è una critica agli autori che devono per forza fornire un’idea di tutte le direzioni percorribili ed è necessario che lo facciano in poche pagine. Però in effetti il libro di scienze lo apriamo pochissimo perché non me la sento di chiudere un argomento (come ad esempio gli ecosistemi) in una lettura di una pagina e mezza con disegni. La ricerca di altro materiale, che scaturisce dalla naturale curiosità dei bambini, ci porta a considerare il libro, ancora una volta, come un piccolo riassunto di riferimento da arricchire comunque.

Capisco che per l’Italiano sia importante avere un serbatoio di testi da leggere ed analizzare.
Per la matematica io faccio riferimento a diversi testi che magari presentano tabelle, problemi, concetti che nel libro adozionale non compaiono…e credo che lo facciano un po’ tutti gli insegnanti.

Dobbiamo ammettere che, per quanto sia un’abitudine avere un libro di riferimento, molto molto spesso andiamo a “cercare rucola” su altri testi.
La spinta ad affrontare la materia in modo diverso ci spinge anche a ricercare testi adeguati alle nuove esigenze.

E poi, scusate lo sfogo, ma certi problemi non si possono sentire.
Sono lontani anni-luce dalla realtà dei bambini. Io preferisco farglieli inventare attraverso diagrammi a blocchi costruiti. Quando hanno già il procedimento davanti agli occhi inventano dei capolavori freschi, carini e pure simpatici. Anzi, credo proprio che comincerò a raccoglierli.
Con le nostre librerie piene di testi utilizzati, acquistati o avuti in regalo nel corso degli anni potremmo riempire biblioteche di condivisione avendo così a disposizione una pluralità di percorsi da scegliere.

In conclusione, essendo sempre alla ricerca dei modi migliori per spiegare concetti, ho visto che in Internet già esiste una rete di condivisione di metodologie e concetti innovativi, che viaggiano ormai in modo dilagante anche attraverso i gruppi tematici dei social network.

Quindi non credo che il nuovo decreto abbia “inventato la luna”. Però magari può essere un modo per dare ancora maggiore visibilità alle “cose belle” fatte dagli insegnanti e dai loro studenti, a tutti i livelli scolastici e una spinta in più di condivisione, che non ci sta mai male.

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