Il cyberbullismo si può evitare?

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Lo chiamano mondo “virtuale”, quello della rete, come se fosse un universo a parte che sta lì, fermo, senza influenzare la vita delle persone, il “mondo reale”.

cyberbullismo

Una dimostrazione che i cosiddetti mondi “reali” e “virtuali” non sono due universi paralleli, ma due realtà che sono collassate una sull’altra, è il fenomeno del cyberbullismo, attraverso cui ciò che avviene “online” influenza e distrugge la vita fuori la rete.

Il cyberbullo ha molto più potere sulle sue vittime del bullo tradizionale.

Data l’assenza del corpo il cyberbullo non mette in atto violenza fisica ma quella verbale che spesso è anche più dolorosa di un pugno sull’occhio.

Mentre le vittime del bullismo “classico” venivano messe in ridicolo di fronte ad un numero circoscritto di persone (come una classe, un gruppo di amici..), quelle del bullismo cybernetico perdono la propria reputazione di fronte ad una cerchia molto più estesa di persone (amici, parenti, amici di amici…).

Una classe di bambini o ragazzi fa presto a dimenticare, ma la rete no.

Le informazioni in rete, una volta immesse, non possono più essere eliminate. E in più sono replicabili all’infinito.

Non basta cambiare scuola, città, perché non vi è un luogo preciso da cui scappare.

Il cyberbullo si annida nella rete, in un “non-luogo”.

L’esempio più significativo e drammatico di cyberbullismo è rappresentato dal caso di Amanda Todd, una quindicenne canadese morta suicida il 10 ottobre 2012.

La sua storia girava qualche anno fa su YouTube, in un video in cui lei stessa raccontava attraverso dei fogli di carta, che uno alla volta mostrava alla telecamera, la sua tragica esperienza.

https://youtu.be/s9tkcjiAvys

Tutto ebbe inizio in seconda media, quando partecipò ad una webcam di gruppo con persone che non conosceva.

Le dicevano che era splendida, bella, perfettaper un adolescente alle prese con il duro lavoro della costruzione della propria identità sono parole che assumono un certo significato.

Per un adolescente ingenua che ancora non conosce quali meccanismi possono nascondersi dietro la rete è facile cascarci, è facile spogliarsi davanti a chi chiede di fargli vedere di più e accettare di farsi fotografare.

Un anno dopo da quella webcam Amanda riceve un messaggio da un ragazzo che non conosce: la minacciava di inviare a tutti la foto del suo seno se non gli avesse mandato altre foto.

Il misterioso ragazzo sconosceva tutto di lei: indirizzo, scuola, genitori, amici, familiari…

Ecco un altro vantaggio a favore del cyberbullo rispetto a quello tradizionale: la maggiore possibilità di reperire informazioni sulla sua “preda”.

Il ragazzo attuò la minaccia e la foto fu inviata a tutti quelli che Amanda conosceva.

In preda alla depressione e agli attacchi di panico fu costretta a trasferirsi e cambiare scuola.

Ma il cyberbullo tornò con la sua nuova lista di amici e creò un profilo falso su Facebook con la foto del suo seno come immagine di profilo.

Amanda fu costretta a trasferirsi ancora.

Nella nuova scuola sedeva alla mensa da sola tutti i giorni, fin quando un ragazzo le si avvicinò…Con lui si illuse di poter rinascere ma quel sogno fu subito mandato in frantumi dalla realtà.

Un giorno lui le mandò un messaggio in cui le diceva che la aspettava fuori scuola.

Lei uscì e lo vide, ma lui non era solo: vi erano altri 15 ragazzi e la sua vera fidanzata.

Uno dei ragazzi gridò “Picchiala!” e la ragazza si lanciò su Amanda buttandola a terra mentre altri filmavano il tutto.

Amanda rimase sola, a terra. Umiliata ancora. Tornata a casa bevve della candeggina per mettere fine a quell’incubo, ma il padre la portò in ospedale dove riuscirono a salvarla.

Da allora, la sua bacheca Facebook era intasata da foto di candeggina in cui veniva taggata e da commenti spietati: “la prossima volta usane un altro tipo che ti faccia morire davvero!”.

Dopo sei mesi da quell’episodio le foto e i commenti continuavano ininterrottamente: la dimostrazione che la rete non dimentica. Replica.

La drammatica storia di Amanda Todd sottolinea l’importanza di una “media education”, un educazione ai media, rivolta soprattutto ai più giovani.

Ciò viene spesso sottovalutato, in quanto si è portati a pensare che i giovani non ne abbiano bisogno, che siano i più competenti solo perché ne fruiscono di più. Ma ciò non è sempre vero.

Quello dei digital native è un mito da sfatare: essi sono i più competenti nell’uso della rete, ma solo dal punto di vista tecnico.

Essi però non ne conoscono i meccanismi che vi sono dietro e i pericoli annidati, perché ne fanno un uso irriflesso, ingenuo.

Miriam Santimone

 

1 COMMENT

  1. L’articolo di Miriam dovrebbe far riflettere tutti…

    Il cyberbullismo è un fenomeno in continua crescita, causato da insoddisfazione, timori, paura e rabbia, tanta rabbia nell’adolescente. I genitori hanno il compito di leggere attraverso le emozioni dei propri figli, ascoltando le loro richieste di attenzioni. Forse così si potrà evitare la nascita di nuovi bulli e soprattutto, gesti estremi anticonservativi, come quello di Amanda….

    Ecco un mio articolo sul SEXTING e CYBERBULLISMO, dal punto di vista dello Psicologo/Sessuologo…

    https://www.lenuovemamme.it/adolescenti-e-sexting/

    Dr.ssa MONICA CAPPELLO
    Psicologa Sessuologa TORINO

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