Il dialogo con la famiglia

Ultima modifica 10 Aprile 2013


Tre anni fa ho preso in carico, con le mie colleghe, due classi prime. Emozione e rinnovamento. Conoscevo già alcune mamme e papà, in quanto genitori di alunni precedenti, ma tutti gli altri erano “nuovi”. Per questo motivo un insegnante, soprattutto all’inizio di un ciclo scolastico, deve decidere come impostare il suo stile nel rapporto e rimanere coerente negli anni con tutti.

Questo approccio dipende soltanto dal carattere dell’insegnante e ovviamente sarà sempre diverso: c’è chi è più espansivo e chi si tiene sulle sue, chi non disdegna di dire due parole e chi preferisce parlare solo al momento del colloquio o per urgente necessità. C’è chi scrive comunicazioni sul diario e chi parla all’uscita.

Su questo non può che esserci massima libertà perché è inevitabile essere se stessi. Del resto questa è l’unica via per rimanere coerenti nel tempo. Ci sono però aspetti del rapporto con i genitori che prescindono dall’atteggiamento, dal carattere, dal modo di fare di ciascuno.

La trasparenza e la chiarezza nell’esporre qualsiasi cosa riguardi i bambini, con un linguaggio non tecnico ma accessibile a tutti, sono necessarie alla qualità del rapporto.

Infatti, nel momento in cui, ad esempio, bisogna motivare un voto in pagella o un giudizio sul raggiungimento degli obiettivi, servono parole chiare, dirette, discrete e rispettose anche quando le cose non vanno…anzi, soprattutto quando c’è qualche difficoltà in corso.

La tenacia nel tenere sempre aperti i rapporti anche e soprattutto nei momenti di tensione. Questo non è sempre facile, non è mai facile e non è facile per niente…

Ma con l’esperienza si acquisisce l-e-n-t-a-m-e-n-t-e un grande “pregio” : il giusto distacco dalla situazione, che ti permette non soltanto di vedere dall’alto il problema, ma anche di trovare alternative per riparare, chiarire, risolvere.

Mi ricordo che, al mio primo anno di insegnamento, nel massimo della mia insicurezza, un genitore mi disse : “Mi scusi, ma, mi chiedevo se non siamo un po’ in dietro col programma…perché mi sembra che a febbraio dovrebbero aver già fatto le frazioni.”

Prima reazione: Guance rosse e battito accelerato.
Seconda reazione:  “Non vi preoccupate…i bambini stanno andando avanti…” Con un tumulto interno indescrivibile che sarà sicuramente apparso anche in viso.
Terza reazione: Inquietudine fino a fine anno.

Oggi avrei risposto con grande calma e guardando il genitore negli occhi: “Il programma è adeguato sia ai bambini di questa classe sia alle Nuove Indicazioni Nazionali. Chi decide la tempistica è l’insegnante che si basa sulla misura dell’apprendimento dei vostri bambini, perché non si può proseguire se tutti non hanno raggiunto l’obiettivo minimo”.

La professionalità che è fatta da tante componenti come la capacità di trasporre i saperi, la capacità di progettare in base alle risorse e la capacità di relazione, si forma continuamente grazie all’esperienza.

Il genitore che anni fa è venuto a fare quella osservazione non aveva fiducia in me, e io, in quel momento, non gli ho dato forti motivi per averne. Poi, per fortuna, è andato tutto bene.

Salvo rarissimi casi (almeno nella mia esperienza) i genitori raccolgono sempre gli inviti a risanare le incomprensioni perché sanno bene che è utile ai loro figli. Basta mettere da parte l’emotività…che non è facile…ma se si respira forte escono delle frasi meravigliose! E qui devo citare la mia grandissima collega che è una maestra ogni giorno…per me: “I bambini, dopo la quinta, voleranno via da noi. Teniamolo presente nel bene e nel male.”

Altro aspetto da cui il rapporto non può prescindere è il rispetto del segreto professionale. I genitori sono “costretti” in un certo senso a fidarsi degli insegnanti ed è questo uno dei cardini dell’insegnamento stesso. Senza la fiducia del genitore anche il bambino si destabilizza e non apprende serenamente. D’altro canto è anche l’insegnante che deve ispirare fiducia facendo l’addizione con i termini detti sopra: la trasparenza, la chiarezza, la sicurezza, la tranquillità nell’impostare il rapporto e la disponibilità all’ascolto.

Noi insegnanti veniamo a conoscenza di molte notizie che devono servire esclusivamente ad aiutare, migliorare, sostenere i bambini e se i genitori non si confidassero, probabilmente perderemmo occasioni importanti per aiutare i nostri alunni. Quindi fare del segreto professionale uno dei cardini etici di questo lavoro è indispensabile.

La famiglia, da parte sua, dovrebbe sempre cercare di comprendere che l’insegnante si relaziona con un gruppo classe e non con un bambino alla volta; è  questo gruppo, con le sue dinamiche positive e non, che noi dobbiamo gestire: ciò sta a dire che spesso un genitore può non comprendere decisioni o misure prese dall’insegnante, perché tali provvedimenti trovano una spiegazione in 5 (o più) lunghe ore di scuola e in una miriade di frasi, bisogni, interventi, domande, malesseri, litigi o discussioni. Quindi, se qualcosa risulta anomalo, si dovrebbe sempre ascoltare il bambino, poi però rivolgersi all’insegnante per chiedere chiarimenti. Del resto è l’unico adulto di riferimento che può dare spiegazioni. Il rispetto dell’autorevolezza dell’insegnante dovrebbe essere gratuito almeno fino a prova contraria.

Dovrebbe insomma costituirsi sempre, nel rapporto scuola-famiglia, quel circolo virtuoso che passa attraverso la fiducia nella professionalità docente, la disponibilità al confronto, la sincerità e la comprensione.
Oggi, mi lascio andare ad una piccola lamentela: a volte (per fortuna non sempre) si pensa che la scuola debba sistemarsi come una calda coperta sopra alle necessità di ciascuno e che l’insegnante debba fare altrettanto. Ma questo, forse, è il compito di ciò che rimane dell’istitutore privato. L’insegnante ha già il compito di portare avanti una o due o tre classi e ha già il compito di dare ad ogni bambino i giusti input  e i giusti strumenti per andare avanti nel suo percorso. Non si può pretendere tanto di più perché la scuola di oggi si basa già su un surplus di lavoro per carenza di strumenti, di fondi, di personale e di sacchi di buon senso se ne consumano a centinaia ogni giorno.

Ma buona volontà e professionalità aiutano, sempre…

Ylenia Agostini

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