Il mito di Romolo e Remo e la fondazione della nostra mitica (in tutti i sensi) città: Roma

Ultima modifica 30 Ottobre 2017

 

Diamo il via ad una nuova rubrica: i miti di Roma raccontati per i bambini.

romolo e remo per bambini
Questa rubrica verrà per noi curata da due esperte del settore: Titti e Barbara, che ben riescono a fondere l’amore per la storia dell’arte, la loro professionale preparazione e l’amore per i bambini, il loro modo di rendere tutto a misura di bambino, con le loro uscite culturali dell’Associazione Mage.

Iniziamo alla grande, alla grandissima, direi, e oggi ci raccontano il mito di Romolo e Remo, una favola al di fuori del tempo, che è sopravvissuta sino ai nostri giorni ed oltre, che affascina adulti e bambini.
Mettiamoci comodi… e sssssssssssshhhh… ascoltiamo.

C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo malvagio, il suo nome era Amulio ed era il fratello del saggio re della città di Albalonga: Numitore.

Amulio era deciso a prendere il posto del fratello sul trono e per raggiungere il suo scopo, fece imprigionare re Numitore e per essere sicuro che nessuno lo fermasse, uccise pure tutti i suoi nipoti tranne Silvia che venne rinchiusa nel Tempio di Vesta e costretta a diventare sacerdotessa (queste specie di suore si chiamavano vestali e non potevano ne sposarsi ne avere figli) ma…….ricordiamoci che gli antichi romani avevano dei “supereroi” che chiamavano dei, i quali erano molto bricconi e ne combinavano di tutti i colori e infatti……

Proprio quando Amulio poteva ormai considerarsi sicuro e tranquillo di essere il solo re, il dio della guerra Marte s’innamorò di Rea Silvia e la rese madre di due gemelli: Romolo e Remo. Amulio, adirato, per non avere legittimi concorrenti al trono, ordino’ che i due gemelli venissero immediatamente uccisi, ma il servo incaricato di eseguire l’assassinio non trovò il coraggio e li abbandonò in una cesta di vimini alla corrente del fiume Tevere, con la speranza che qualcuno li salvasse.

Dopo un lungo dondolare e scivolare lungo le acque, la cesta nella quale i gemelli erano stati adagiati si impigliò tra i rami di un albero di fico sulla riva, presso la palude del Velabro tra Palatino e Campidoglio.

Proprio in quel punto una lupa trovò i due bimbi affamati e li allattò.

lupa capitolina

Ma due bimbi appena nati hanno bisogno di una mamma ed un papà, di una casa in cui crescere e ricevere cure ed amore e allora il destino volle che passasse da quelle parti il pastore Faustolo che, non avendo figli, fu felice di prendere i due piccoli e correre a casa da sua moglie Acca Larenzia e iniziare una nuova vita tutti insieme.

I due fratelli divennero grandi, due giovani forti, educati e coraggiosi, amavano i loro genitori ma sentivano che qualcosa nella loro vita mancava così Faustolo e Larenzia raccontarono di come li avevano trovati e gli mostrarono la cesta che era fatta con molta cura e con particolari preziosi che sembravano provenire da un re e non da pastori. Infatti cercando in giro nessuno riconobbe quella cesta così particolare, neanche nella città di Albalonga dove intanto i due ragazzi, strada facendo, erano arrivati.

Un giorno incontrarono una ragazza che portava una cesta simile alla loro e le chiesero: “Chi sei? Dove hai preso quella cesta?” e la giovane rispose: “Sono una Vestale e solo le più esperte di loro le sanno costruire così”. I due ragazzi andarono di corsa al Tempio e parlarono con una delle sacerdotesse più anziane che ben ricordava quanto successo a Rea Silvia, che morì di dolore quando le vennero tolti i due bambini, ed ai suoi piccoli che tutti credevano morti.

Romolo e Remo dopo aver sentito questa storia tornarono dai genitori adottivi ma da quel momento pensavano solo a vendicarsi di quanto fatto da loro zio Amulio alla loro madre ed al nonno Numitore.

Così si allenarono all’arte della guerra e con tanti loro amici andarono ad Albalonga, sconfissero Amulio e liberarono Numitore rimettendolo sul trono.

Il vecchio re avrebbe voluto che i due nipoti divenissero i nuovi re di Albalonga ma loro volevano fondare una nuova città sulle rive del fiume Tevere, dove tutta la loro storia era iniziata.

Per decidere chi avrebbe fondato la nuova città dandole il proprio nome i due fratelli si affidarono al volo degli uccelli, infatti Romolo salì sul colle Palatino e Remo sul colle Aventino, chi di loro avesse visto passare più uccelli avrebbe fondato li la sua città: Roma o Remulia?

Romolo avvistò più uccelli di Remo, chi dice che fossero 12 colombe, chi parla di avvoltoi o corvi, fu comunque lui che ebbe il diritto di fondare la sua città sul colle Palatino e la chiamò ROMA.

Tracciò il sacro Pomerio e cioè solcò in terra i contorni della città di cui era re e ordinò che nessuno vi entrasse senza il suo permesso, ma Remo lo sfidò e così Romolo lo trafisse con la sua spada. Ricordatevi che erano sempre figli del dio della guerra Marte e quindi diventavano facilmente rabbiosi e litigiosi.

Romolo però si pentì subito di quello che aveva fatto e andò a seppellire il fratello Remo sul “suo” colle Aventino.

Romolo dunque fu il primo dei 7 re di Roma che ha 7 colli e poi ci sono pure i 7 nani ma quella è un’altra storia….

Titti e Barbara

1 COMMENT

  1. Io sono brasiliana, ma parlo italiano,dovevo fare un esame finale,con questo assunto e giá ho trovato !!!

    Grazie a te !!!

    bacci bacci ….

    bella

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