Ultima modifica 4 Dicembre 2017
“A volte l’unica cosa che possiamo fare, per affrontare quello che ci accade, è ridere di noi stessi e condividere queste risate con gli altri”.
Sono le parole del fotografo Bob Carey che, per amore di sua moglie Linda, affetta da un cancro al seno, si è ritratto nei luoghi più disparati del mondo con addosso solo un tutù rosa. Una bella storia d’ispirazione e di amore, che inizia quando Bob decide di indossare i panni di una ballerina per realizzare una campagna fotografica volta a finanziare un balletto in Arizona.
Poco dopo a sua moglie Linda viene diagnostico un cancro al seno e tutto cambia improvvisamente ma non la voglia di reagire. Per superare il dolore calato improvvisamente nelle loro vite, Bob inizia a girare per mezzo mondo, ritraendosi nelle vesti di un’improbabile ballerina e spedendo gli scatti alla moglie, che li mostra alle altre donne ricoverate in ospedale, condividendo con loro un momento di felicità.
Nasce così “The Tutu Project” e l’uomo con il tutù rosa diventa un simbolo della lotta contro il tumore al seno. Il fenomeno diventa virale e ne scaturisce il libro fotografico “Ballerina”, una raccolta di 61 immagini che raccontano il surreale viaggio di Bob. Il ricavato delle vendite del libro è destinato alle associazioni che operano a sostegno delle donne malate di cancro al seno.
Il progetto fotografico di Bob Carey ha anche un valore artistico: il goffo uomo in tutù rosa, che catalizza la nostra attenzione in queste immagini, è una sorta di stravagante intruso che si aggira, un po’ per caso, in luoghi naturalistici sconfinati o in più semplici ambienti urbani, come una metropolitana o una qualunque strada di una città americana. La fotografia, pur facendo nascere un sorriso spontaneo, conserva un senso di misteriosa solennità. La tecnica che Bob utilizza per realizzare queste foto è l’autoscatto perché permette all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni. In queste foto, l’uomo in tutù rosa è sempre solo e raramente ci mostra il suo volto. Entrambi questi elementi contribuiscono a dare un tocco di surrealtà alle immagini
Bob, come uomo e come artista, si mette in gioco in prima persona ma non si svela, si vede solo il tutù rosa. Il privato resta privato, l’intimità dei suoi sentimenti non è materia di condivisione; ciò che l’artista mette in condivisione è un gesto artistico simbolico, spiazzante, provocatorio, capace di innescare una catena di sorrisi, di stati positivi e di riflessioni.
Ci piace Bob, l’uomo dal tutù rosa.
Paola Lovera