Imprese in fuga

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Quante imprese hanno delocalizzato le loro produzioni prima di oggi?

Made-in-Italy-allestero

Molte, a partire dall’Alcoa, ricordate?

E cento e più sono i tavoli oggi aperti per discutere , per tentare di scongiurare le fughe in paesi più ospitali, ma solo a parole o cercando e trovando escamotages, concedendo aiuti in denaro, aiuti temporanei, perché quando il denaro finisce siamo punto e daccapo, la delocalizzazione già progettata e sospesa viene attuata.

Perché?

Non sempre le aziende che progettano di rinascere in altri lidi sono in crisi, alcune presentano un attivo più o meno rilevante ed allora è solo cupidigia, avidità di maggior guadagno la molla che le spinge a veleggiare lontano?

O è l’incertezza delle normative, le lungaggini e le farraginosità burocratiche, l’impossibilità di comprendere le ragioni, il perché di una giustizia non solo lenta, difficoltà alle quali si aggiunge l’enorme peso dell’imposizione fiscale ( la più alta in Europa) e il costo del lavoro, ingente a causa della presenza di oneri riflessi maggiori, e di molto, di quelli degli altri stati?

Ma a questi pesi, questi intralci, queste incertezze, queste lungaggini non vengono mai seriamente affrontate, ne i nostri governanti e legislatori pensano a come eliminarli, neppure parzialmente se non a parole o a spendere altri denari per nominare questa o quella commissione, questo o quel commissario ad acta, che, succedutisi nel tempo, lasciano le cose come le hanno trovate, nella migliore delle ipotesi.

L’eliminazione degli sprechi, degli abusi di denaro, delle appropriazioni indebite, dei privilegi autoconcessi, dei favoritismi ora la hanno chiamata spending rewiew , ma il risultato non cambia. Dicono che ci vuole tempo, che è difficile mettere le mani nel guazzabuglio creato negli  anni, dalla pessima amministrazione del denaro pubblico, che eliminare le storture di una burocrazia che trova nella nebulosità e nella lungaggine delle pratiche la sopravvivenza, le sue rendite di posizione e i suoi molteplici privilegi, richiede un duro e lungo lavoro.

Ma, almeno, ci stanno provando?

E nel frattempo?

Nel frattempo continuano a:

Spendere e spandere, senza senso, senza preoccupazioni, senza giudizio.

Senza pensare a nessuno che a se stessi e sparlano a vanvera, si dicono vicini ai disoccupati, agli esodati, alle famiglie con non riescono a campare , a tutti coloro che perdono o stanno perdendo il lavoro, si dicono……………..

Ma la loro è solo ipocrisia, ipocrisia bella e buona, perché non si mettono veramente in gioco, non iniziano con serietà a mettere le mani alle eliminazioni degli sprechi, degli sperperi inutili del denaro pubblico, a cancellare tutte quelle norme inutili e sovrapposte, a tutti quei cavilli intrecciati su cui vive e prospera la corruzione,

Certamente è un lavoro immane, ma bisognerebbe iniziare, loro, invece, forse spaventati, rifuggono dalla fatica e ……..continuano a sprecare, a emanare leggi sempre più arzigogolate, piene di errori che, a volte, sono costretti a riconoscere e cancellare.

Intanto le aziende pensano ad emigrare, e quelle che restano, le più grandi intendo, stanno, una dopo l’altra, portando le loro sedi all’estero .

Non in quei paradisi fiscali additati al pubblico disprezzo noooooooo …..li stabiliscono in paesi, come il Lussemburgo, l’Olanda o l’Inghilterra, paesi che fanno parte della Comunità Europea e che hanno regole certe e comprensibili e imposte molto, molto, molto inferiori alle nostre.

Ancora una piccola osservazione, malgrado la normativa Cee, recepita dall’Italia, i nostri Enti pubblici, Stato Regioni, Province, Comuni e compagnia cantando continuano a non pagare, in tempi almeno accettabili, i loro debiti verso i fornitori, ne a saldare quelli passati.

Ma non era stato promesso che entro S.Matteo li avrebbero pagati tutti?

Certo il nostro si è guardato bene dal specificare l’anno!!!!

Però si siedono ai tavoli per contrattare, per scongiurare il pericolo delle fughe, ma ne parlano, solo parole a quei tavoli ma non fanno nulla per cambiare le condizioni, per far si che le imprese siano indotte a restare, o a scegliere il nostro paese per le sue produzioni.

La Ferrero ha la sua sede in Lussemburgo,la Fiat, pardon l’ ex fabbrica Italiana automobili Torino, ha portato la sede in Olanda, ma, per la migliore tassazione, porterà i dividendi in Inghilterra, fortunatamente ha mantenuto le sue fabbriche nel nostro paese, ma per quanto?

fiat

E, noi continueremo a chiedere a imprese straniere di restare in Italia!

Con quale faccia e perché dovrebbero?

Per beneficenza?

Intanto i nostri governanti sono in ben altre faccende affaccendati, molto, molto più importanti, come l’elezione del Presidente della Repubblica, come la legge elettorale, come la modifica del Senato ( non l’abbattimento del suo costo), più importanti?

Per loro certamente, ma per gli altri cittadini ?

Se lo sono mai veramente chiesti?

Nonna Lì

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