Incontro con una mamma scrittrice

Ultima modifica 19 Dicembre 2015

Quando ho scritto l’articolo sul festival delle lettere e su Francesca Corti mi aveva incuriosito conoscere questa mamma adottiva; così l’ho contattata ed ho fatto due chiacchiere con lei.

Una doppia mamma, bio ed  ado come tante altre ed una storia interessante.fra e bimbe

Come sei arrivata al concorso letterario ed al festival delle lettere?

Scopro questo concorso letterario nel 2009, perchè vengo attratta dal titolo del tema di quell’anno “Lettera ad uno straniero”.
A me piace scrivere, ho sempre scritto, soprattutto prima durante e dopo la mia avventura di mamma adottiva, e chi c’è di più straniero di un figlio che ti mettono in braccio da un momento all’altro, e di cui non sai nulla di nulla?
Decido così di partecipare, dedico la mia lettera alla mia “figlia straniera”, e arrivo seconda.
Tengo sempre sott’occhio il sito del Festival, e quando quest’anno leggo che c’è una categoria fuori concorso, proprio con il titolo “Lettera di un’adozione”, butto giù al volo la storia della mia “lavatrice del cuore”, riscrivo in bella copia, imbusto e spedisco.

È stata una sorpresa vedere la tua lettera come titolo di uno spettacolo?

Non ti dico l’emozione quando ho visto che Erba e la Monti avevano scelto proprio il titolo della mia lettera per il loro spettacolo al teatro Parenti di Milano, proprio con una delle mie frasi sulla locandina! Altro che acqua di scarico, la commozione era altissima!

Raccontaci la tua storia di mamma.

la mia storia, molto molto in breve, è questa:nel 2000 mi sposo, mi laureo, cambio casa.
Con mio marito decidiamo  di aspettare un po’ prima di cercare un bimbo, ma nel 2001 scatta qualcosa, la voglia di diventare mamma è sempre più grande, volevamo dei bambini, e se non fossero arrivati per vie naturali, saremmo ricorsi subito all’adozione, invece  appena ci “mettiamo al lavoro” ci accorgiamo di aspettare Chiara.

Quindi la vostra prima figlia è bio.

Si, ma quando Chiara ha un anno e mezzo, la molla scatta, e questa volta Il progetto dell’adozione,  che  era sempre stato nell’aria, non è più un pensiero piccolo piccolo, ma diventa nelle nostre teste un progetto sempre più presente.Decidiamo così di fare richiesta di adozione. Iniziamo le pratiche per la disponibilità, ci scontriamo con psicologi e giudici che tentano di farci desistere perchè non siamo sterili, perchèChiara è troppo piccola, perchè “tanto non ve lo daranno mai, un bambino” ma noi andiamo avanti imperterriti.
Dopo 2 anni otteniamo l’idoneità all’adozione, cerchiamo fra gli Enti, alcuni sono una vera e propria delusione, fino a che arriviamo al Centro Aiuti per l’Etiopia, che ci convince, ci fa innamorare di questa terra così povera ma bellissima, e allora si parte!
Nel febbraio 2007 torniamo a casa con una piccolina di 8 mesi, acciaccata, un po’ sottopeso e da “rimettere in bolla” (aveva lo sviluppo psicomotorio di una bimba di 3 mesi).
L’inizio è davvero difficile, sono mesi complicati e duri, ho la fortuna incredibile di avere una primogenita speciale, che a 4 anni e mezzo gioca un ruolo indispensabile nella nostra famiglia, facendo da “ponte” fra noi ed una sorella ostica e arrabbiata col mondo.
Se siamo riusciti a trovare un equilibrio,  a ridiventare nuovamente famiglia, ad amalgamarci così bene fra di noi è molto merito suo, e mi piacerebbe che questa cosa si sapesse.

Adesso come procede la vostra vita?

Ora Anna e Chiara son cresciute, hanno 7 e 11 anni, facciamo volontariato col Centro Aiuti per l’Etiopia per non dimenticare i nostri fratelli che abbiamo conosciuto là, ci vogliamo un gran bene e siamo tutti consapevoli della fortuna che abbiamo avutoa capitare in questa famiglia un po’ strana (come dicono le mie figlie).

Elisabetta Dal Piaz

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