Un’idea semplice e geniale per aiutare i piccoli a sentirsi più sicuri è la parola magica.
Come possiamo proteggere i nostri bambini senza spaventarli?
Tutti i genitori si sono fatti almeno una volta questa domanda. Non possiamo stare sempre accanto a loro, e a volte basta poco: un estraneo che si avvicina con un sorriso e dice “Mamma mi ha mandato a prenderti”, una situazione improvvisa che li mette in difficoltà.
I bambini piccoli non hanno ancora gli strumenti per distinguere da soli chi è sicuro e chi no. Possiamo però offrire loro un aiuto semplice, alla loro portata: una “parola magica” di famiglia.
Cos’è la “parola magica”
È un codice segreto, conosciuto solo da mamma, papà, nonni e dal bambino.
Serve a confermare che la persona che si presenta per accompagnarlo o aiutarlo è davvero “autorizzata”.
Se qualcuno gli dice “Vieni con me”, il piccolo sa che può chiedere: “Qual è la parola magica?”.
Se la risposta è giusta, si sente rassicurato. Se è sbagliata, sa che deve restare dove si trova e cercare subito un adulto di fiducia.
Scegliere la parola è un gioco divertente che rafforza la complicità: può essere il nome di un animale buffo, un frutto insolito, una parola inventata. L’importante è che sia facile da ricordare, ma non troppo comune.
E se il bimbo è molto piccolo? Il “segno segreto”
Non sempre i bambini hanno già competenza con le parole. Per questo, la “parola magica” può essere accompagnata con un “segno segreto” di rinforzo.
Un gesto semplice, sempre lo stesso: battere due volte la mano sul petto, fare un piccolo cerchio con la mano, un cenno deciso con il pollice.
Con la Baby Sign Language questa idea diventa ancora più naturale: il gesto può essere collegato a un segno che già conoscono, come MAMMA, PAPÀ o CASA.
Così il bambino ha un codice immediato, che può usare molto prima di saper parlare.
Come insegnarla

Scegliete insieme la parola ed eventualmente il segno, trasformandoli in un gioco.
Ripeteteli spesso, magari in forma di domanda-risposta: “Qual è la nostra parola magica?”.
Usatelo nelle routine come rinforzo: “Se qualcuno ti dice che ti mando io, chiedi la parola magica”.
Cambiartela ogni tanto, proprio come una password, per renderla ancora più efficace.
Non serve fare discorsi lunghi o spaventare i piccoli: basta proporre la parola magica come uno speciale superpotere che solo loro possiedono e spiegare loro bene a cosa serve.
Perché funziona
È semplice: il bambino ha una regola chiara da seguire.
È rassicurante: non bisogna spiegargli nel dettaglio i pericoli che potrebbe incontrare, ma dargli uno strumento pratico per evitarli.
È versatile: funziona in mille situazioni e contesti diversi.
Non lo rende autonomo, ovviamente, ma ci aiuta a dargli maggiore consapevolezza se si dovesse trovare a relazionarsi da solo con persone a lui estranee.
Un piccolo grande superpotere
Non possiamo controllare tutto, e i nostri bambini non hanno bisogno di vivere nella paura.
Quello che possiamo fare è offrire loro piccole strategie, gesti o parole che li aiutino a sentirsi protetti e ascoltati, anche quando non siamo accanto a loro.
La “parola magica” – o il “segno segreto” – è proprio questo: un codice speciale che diventa un linguaggio familiare, un patto di fiducia tra genitori e figli.
E quando i bambini si sentono capiti e al sicuro, crescono più sereni, pronti ad affrontare il mondo un passo alla volta.




