L’architettura organica di Frank Lloyd Wright

Ultima modifica 26 Novembre 2015


frank lloyd wrightOggi voglio iniziare questa nuova avventura, facendovi conoscere i più grandi rappresentanti dell’architettura mondiale.
«Per architettura organica io intendo un’architettura che si sviluppi dall’interno all’esterno, in armonia con le condizioni del suo essere, distinta da un’architettura che venga applicata dall’esterno». Così scriveva Frank Lloyd Wright, architetto statunitense, tra i più influenti del XX secolo che, insieme a Le Corbusier, Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe e Alvar Aalto, è considerato uno dei maestri del Movimento Moderno in Architettura e uno dei maggiori esponenti della corrente organica dell’architettura contemporanea.
Alla base della sua arte c’è la costante ricerca di un rapporto fra l’uomo, lo spazio architettonico e la natura, l’idea che le costruzioni acquisissero forme e particolari a seconda dell’ambiente che le circondava, quasi dovessero essere concepite come frutti del terreno in cui si trovavano.
Se molti di voi conoscono la famosa Casa sulla cascata, più nota Fallingwater, o Casa Kaufmann, dal nome del suo proprietario, una villa progettata e realizzata a Mill Run in Pennsylvania, non tutti sanno che Wright ha progettato e costruito diverse abitazioni unifamiliari.
Verso la fine dell’Ottocento la casa era considerata uno status symbol, un luogo da sfoggiare.
A questo, agli inizi del 900, si contrappone la Prairie House (casa nella prateria).
Wright radunò nel suo studio, sulla Chicago Road, un certo numero di architetti e, così, nacque la cosiddetta Prairie School, attiva dal 1890 al 1910. I 18 architetti del gruppo rinnovarono la casa urbana stabilendo:
  • disposizione orizzontale delle linee e delle masse, sono presenti però elementi verticali come i pilastri e i comignoli,
  • attenzione per la natura, sviluppo organico, secondo le forme degli organismi naturali,
  • relazioni dell’edificio con il paesaggio, della pianta con i prospetti, degli interni con gli esterni,
  • funzionalità,
  • uso di materiali naturali, valorizzandoli, eliminando la decorazione eclettica,
  • apertura interna tra i locali della casa. Al piano terreno i locali si compenetrano, “la scatola è rotta”,
  • recupero di modelli Vernacolari (Four square house),
  • uso delle nuove tecnologie. Il ritorno all’artigianato sarebbe dovuto servire per risollevare la qualità dell’architettura. La macchina dava una nuova estetica ai materiali,
  • integrazione dei servizi tecnici, come riscaldamento e illuminazione.
Vennero realizzate diverse abitazioni. Andiamo a conoscerle:
HICKOX HOUSE (1900, Kankakee, IL)
DANA HOUSE (1902, Springfield, IL)
W. WILLITS HOUSE (1902, Highland Park, IL)
FRICKE HOUSE (1902, Oak Park, IL)
THOMAS HOUSE (THE HAREM) (1902, Oak Park, IL)
HEURTLEY HOUSE (1902, Oak Park, IL)
CHENEY HOUSE (1904, Oak Park, IL)
DARWIN MARTIN HOUSE (1904, Buffalo, NY)
ISABEL ROBERTS HOUSE (1908, River Forest, IL)
TOMEK HOUSE (1907, Riverside,IL)
COONLEY HOUSE (1908, Riverside, IL)
GALE HOUSE (1909, Oak Park, IL)
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ROBIE HOUSE (1909, Chicago, IL)

Questa è una delle mie preferite, la miglior rappresentazione della Prairie School, designata come tale il 27 novembre 1963 ed automaticamente venne annessa al National Register of Historic Places nel 15 ottobre 1966.
L’edificio è situato nel quartiere di Hyde Park, nella zona del South Side di Chicago.
Nel 1909 Frederick C. Robie, un ricco industriale di Chicago, contattò Wright e gli fece delle precise richieste: voleva che entrasse il sole in soggiorno la mattina, prima di andare al lavoro, e che fosse possibile guardare in lungo e in largo la strada, senza che i vicini violassero la sua intimità.
Voleva una casa che fosse “funzionale come una automobile”, fatta con materiali ignifughi, che ci fosse una relazione continua tra le stanze, che non ci fossero armadi a muro chiusi e che i mobili e le decorazioni non avessero nulla in comune con quelle diffuse in quell’epoca. Inoltre, ci sarebbe dovuta essere una zona separata per i figli e un box.
E Wright realizzò la Robie House, di cui progetto anche l’arredo.

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Così infatti, scrisse il grande architetto:
« …it is quite impossible to consider the building one thing and its furnishings another… They are all mere structural details of its character and completeness».
« …è decisamente impossibile considerare l’edificio come un elemento e il suo arredamento come un altro… Sono entrambi semplici dettagli strutturali della sua natura e completezza».

La casa, dalla sua recente apertura al pubblico, è diventata un’attrazione culturale. Addirittura, è stato anche realizzato un modellino con i Lego.

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