Ultima modifica 8 Gennaio 2025
Le strade di Manila, in commercio in Italia dal 27 settembre 2024 per la casa editrice Uovonero, è il romanzo che chiude la trilogia Cronache lunari di un ragazzo bizzarro della scrittrice francese Catherine Fradier. Il titolo originale dell’opera è Manille aux larmes, la cui prima pubblicazione risale al 2019.
La trama (senza spoiler)
Il libro narra le vicende di Sacha Sourieau, un adolescente autistico la cui madre (dottoressa in forza all’ONG “Il Rifugio”) svolge una missione umanitaria dedicata al sostegno e al recupero di minori implicati in svariate faccende di microcriminalità. La struttura presso cui la dottoressa lavora, denominata “campo base”, si trova a Navotas, degradata periferia di Manila, nelle Filippine. In questo problematico contesto Sacha viene a contatto con gli esponenti della gang Sputnik, della quale riesce a diventare membro effettivo dopo un violento rituale di iniziazione.
Il soggiorno a Navotas si interrompe quando il padre di Sacha, ufficiale della NATO, dopo avere abbandonato la famiglia il giorno del suo quarto compleanno, si fa di nuovo vivo e gli propone – per recuperare il tempo perduto e tentare di ricucire il rapporto – una vacanza su un’isoletta incontaminata a un’ora di elicottero dal “campo base”. Ciononostante, durante il secondo giorno, stufo di aspettare che il padre concluda l’ennesima telefonata di lavoro, Sacha decide di scendere in spiaggia e di tuffarsi in solitaria nelle limpide acque del Mar Cinese.
Ma la corrente non gli è amica, inesorabilmente lo trascina alla deriva sulla costa d’un’altra isoletta limitrofa, dove diverrà ostaggio dei membri di una delle numerose gangs che appestano le strade di Manila. Inizia qui per Sacha una piccola epopea personale, tra malavita organizzata e personaggi poco raccomandabili. Accettando suo malgrado la missione affidatagli, Sacha riuscirà a diventare l’eroe indiscusso di quegli stessi piccoli criminali che avevano inizialmente minacciato di ucciderlo.
Le strade di Manila: il contenuto del romanzo, tra denuncia sociale e afflato politico
Il testo della Fradier, oltre che un manifesto di tolleranza verso la diversità tout-court (sia essa rappresentata da un ragazzo autistico piuttosto che da un transessuale o da un pluriomicida pentito), si presenta come libro di denuncia sia delle discriminazioni subite dalle persone affette da disturbi psichiatrici che delle condizioni miserevoli in cui versano i ceti meno abbienti della Repubblica delle Filippine negli anni del mandato presidenziale di Duterte (2016-2022). Molte aree periferiche della nazione sono preda di bande criminali dedite al traffico di droga, alla prostituzione minorile, ai regolamenti di conti a colpi di arma da fuoco.
L’intento dell’autrice è lodevole, tanto più che in mezzo a tanto degrado, nelle farraginose vicende affrontate dal protagonista, la Fradier riesce a far germogliare i semi di valori altrimenti oltraggiati, come l’amicizia, il coraggio, la lealtà. Il dipanarsi della storia è tutto un susseguirsi di personaggi da “non ho nulla da perdere”, una condizione esistenziale che pone l’individuo di fronte a scelte drammatiche ed estreme, prive di zone intermedie tra il bene e il male: per questo Nikki (guerrigliera fuorilegge) può essere al contempo una sorella premurosa e un’omicida seriale, o Sacha stesso un ragazzo autistico impacciato e vilipeso nella sua scuola in Francia e un eroe senza macchia magnificato dai membri della gang. In rapporto ai personaggi, nelle intenzioni dell’autrice non c’è buonismo né ipocrisia.
Sul versante squisitamente politico (che in filigrana permea tutto il testo), questa sospensione di giudizio si sente meno. Quel che traspare dalle pagine de Le strade di Manila è una malcelata acrimonia verso colui che sembrerebbe essere il solo responsabile del degrado sociale descritto nelle pagine del romanzo: la Fradier, senza se e senza ma, punta il dito contro Duterte.
“Va detto che le Filippine sono molto cattoliche,
quindi molti saranno rimasti scioccati dall’affermazione di Duterte,
[secondo il quale il Papa è un figlio di put***a, ndr],
che all’epoca non era ancora presidente;
questo prova che i filippini non sono rancorosi,
visto che un anno dopo l’hanno votato in massa.”
Nessun riferimento alle responsabilità delle potenze coloniali che, a partire dal 1521 (Spagna) fino al 1946 (Giappone, USA), hanno saccheggiato quelle terre degradandone irreversibilmente le capacità di autodeterminazione economica, sociale, culturale e politica. Lo stesso è avvenuto in molte altre parti del mondo nel corso della storia moderna (Africa docet). Eppure, soprattutto noi occidentali, fatichiamo a riconoscere le nostre colpe e a condannare una volta per tutte il colonialismo moderno e il neocolonialismo contemporaneo.
Spunti di riflessione
Indirettamente, quindi, la storia di Sacha offre interessanti spunti di riflessione sul ruolo della politica rispetto al divenire storico dei popoli e sul modo attraverso cui ciascuno di noi giudica il proprio ruolo civile e sociale (se un ruolo ha giocato) in quello stesso divenire.
Il tenore delle tematiche sin qui esposte, l’avvicendarsi di scene particolarmente cruente e l’utilizzo diffuso di un linguaggio “di strada”, colloca Le strade di Manila fra i romanzi adatti ai lettori dai 16 anni in su. Del resto è lo stesso Sacha, il protagonista, che sul finire della storia ci confessa che:
“In tutto quello che mi è successo nelle ultime ore,
ci sono alcune cose che non ho capito.
Cose che riguardano gli adulti.”
Una lettura consigliata agli appassionati di “gangsta” stories…impegnate.
Autore: Catherine Fradier
Traduzione: Mirta Cimmino
Edizioni: Uovonero
Anno: 2024 (prima ed. in lingua madre 2019)
Età di lettura: 16+
Pagine: 176
Costo: € 15,00