C’è del marcio in Danimarca

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Sono parole che quattrocento anni or sono Sakespeare metteva in bocca al suo Amleto, ma mai come ora possiamo parafrasarla dicendo: “c’è del marcio in Italia” e il suo fetore ormai copre tutta la penisola.

Nel marciume affonda tutta la nostra politica, con gli uomini che di essa hanno fatto il loro “lavoro”.

Hanno dimenticato, o hanno voluto dimenticare, le motivazioni per cui si dovrebbe “far politica” e si sono lasciati affascinare dal potere, dai privilegi che, almeno da noi, ne sono la prerogativa.

Ma non si sono saziati di quello, si dice che la fame vien mangiando e allora, abbandonato ogni scrupolo, hanno iniziato ad arraffare a man bassa tutto quello che potevano, ingannando, rubando, sperperando, facendo leggi che glielo permettessero “legalmente”, aumentando i loro privilegi, “aiutando” amici e amici degli amici ad aggiudicarsi appalti, ad ottenere commesse in cambio di denaro contante, di regalie, i viaggi, di case…

Neppure lo sconquasso di mani pulite li ha frenati, anzi hanno incrementato, anche legalmente, le loro risorse, le risorse dei loro partiti, gabellando quei fondi come indispensabili per una buona politica, invece vi attingevano a man bassa per feste, festini, vacanze, viaggi per i loro sfizi, le loro necessità.

Io non sapevo, non ne ero a conoscenza, è stato fatto a mia insaputa, era tutto legale, la legge non prevede rendicontazioni, né il controllo delle pezze giustificative, comunque non necessarie.

È nel nostro diritto di spendere quei soldi, di utilizzarli e di usufruire delle regalie come meglio ci aggrada perché la legge ce lo consente.

Questo è il senso delle loro parole!

Peccato che le leggi sono fatte da loro, come si suol dire se la cantano e se la suonano.

Indagini in Lombardia, in Emilia, il caso della Lega, tra le ceneri del defunto partito di Rutelli, il default siciliano, la bomba del Lazio, nuove indagini in Campania e, come riferiscono i giornali locali, maxi prebende in Puglia e, dicono, sia solo l’inizio!

Ci sarà qualcuno che si salva?

Ci invitano a non credere nell’antipolitica, si sperticano in distinguo, dicono di non essere tutti uguali, dicono che molti di loro sono “puliti”.

Puliti perché, forse, non hanno usato denaro pubblico per necessità personale?

Ma anche in questo caso sono colpevoli, colpevoli di connivenza, colpevoli di aver girato la testa dall’altra parte, per non vedere, per voler non vedere, per non aver denunciato abusi, di non essersi pubblicamente defilati.

Nessuno di loro è innocente, sarebbe opportuno che, facendo un passo indietro, evitassero di ricandidarsi, ma questa non è neppure una debole speranza.

Forse, ma solo forse, se qualcuno di loro riuscisse a capire… se si vergognasse del passato e ponesse un freno agli sprechi, all’assurda erogazione di denaro per spese stupide e folli… forse…, ma qualcuno ci spera?

 

Nonna Lì

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