Mamma, ti odio. Va bene, amore di mamma, impastiamo una pizza?

Ultima modifica 16 Marzo 2016

Ci sono quelle giornate in cui tutte le buone pratiche educative lasciano il posto a una serie catastrofica di eventi che sfociano nel “classico” conflitto madre/figlio. Ed è proprio in quelle giornate che si fa fatica a “contenere” la parte inferiore del cervello (quella coinvolta nelle emozioni di pancia), dimenticando tutte le buone intenzioni che nutrono il nostro essere genitori in costante tirocinio.

cecilia

Per rendere questo quadretto familiare più interessante, aggiungete una stanchezza accumulata dopo una settimana lavorativa infinita, una fase pre-ciclo in piena espressione umorale, ed ecco che un rifiuto a un risotto agli spinaci regala una serie interminabile di contrasti e di “no” sostenuti.

E, quando tutte le strategie e buone intenzioni lasciano il posto a tutto ciò che non è funzionale ma attivante, quando meno te l’aspetti, arriva l’insight.

«Impastiamo una pizza?», dici con voce candida e speranzosa sotto lo sguardo stupito di tuo figlio.

cecilia3Ed ecco che avviene la magia e il conflitto cede il posto alla cooperazione di mani e cuori, in un costante sfiorarsi senza farsi “male”. Perché la pasta prende forma, si trasforma, sugellando un armistizio che nutre e fa bene.

Impastare come atto che crea, che canalizza energia e piccoli conflitti, assorbendone gli aspetti “non funzionali” in un processo che apre al dialogo e al confronto.

E, allora, che ben vengano cento, mille impasti da condividere per rievocare rituali antichi e sempre attuali, in una relazione dinamica che profuma di famiglia.

Cecilia Gioia

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