Nepal: Anuradha Koirala salva le donne dal traffico di esseri umani

Ultima modifica 27 Gennaio 2016

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Anuradha Koirala ha dedicato la vita a salvare migliaia di ragazze e bambine del Nepal dallo sfruttamento sessuale e dalla violenza. Il traffico di esseri umani è una piaga molto diffusa in Nepal, dove le famiglie povere vengono ingannate con la promessa di portare le figlie in India per farle lavorare nell’industria tessile, mentre in realtà ragazze e bambine, anche di soli 8-9 anni, vengono fatte prostituire nei bordelli.

Le famiglie nepalesi vengono costantemente ingannate”, ha spiegato Anuradha alla stampa statunitense, “Il traffico di esseri umani viene fatto proprio da persone che queste ragazze conoscono e di cui si fidano e che finiscono per adescarle con la promessa di un buon lavoro. E’ un business molto redditizio”.
Si calcola che ogni anno da 10 a 40.000 ragazze vengano portate nei bordelli dell’India, dove sono costrette ad avere anche 60 rapporti sessuali al giorno e, se si ribellano, vengono picchiate a sangue.

La violenza è una realtà che Anuradha conosce bene, per essere stata a sua volta una vittima di violenza domestica, dopo essersi sposata: La mia vita era stata stravolta. Venivo picchiata tutti i giorni. Ho avuto tre aborti dovuti proprio alle percosse. E’ stata durissima, perché allora non sapevo a chi rivolgermi, né con chi confidarmi…”. Finito il matrimonio, Anuradha ha deciso di investire i pochi soldi che aveva aiutando le altre donne e, nel 1993, ha fondato “Maiti Nepal”.

L’associazione “Maiti Nepal” – che significa “casa della madre” – sorveglia il confine tra India e Nepal e collabora con la polizia locale; fornisce case-protette e servizi di accoglienza e sostegno alle vittime. Maiti Nepal, che ad oggi ha liberato oltre 12.000 ragazze, accoglie anche le donne vittime di stupro o violenza domestica, e i bambini orfani o abbandonati dai genitori: “Non posso dire di no a nessuno. Chiunque arrivi a Maiti Nepal, è il benvenuto”, ha dichiarato Anuradha.

Anuradha fa opera di prevenzione, mettendo in guardia le famiglie dei villaggi rurali dal traffico di esseri umani, e di pattugliamento lungo il confine, riuscendo – in media – a liberare 4 donne ogni giorno“Le nostre ragazze sono le migliori guardie di frontiera tra Nepal e India. Riconoscono subito quando una ragazza è stata o sta per diventare vittima di sfruttamento sessuale. Io non devo spiegare nulla.”

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Maiti Nepadispone di strutture in tutto il paese e in India, ma la maggior parte del lavoro di riabilitazione si svolge presso la sede principale, a Kathmandu (Nepal). Quando le ragazze arrivano, sono sono psicologicamente distrutte, ammalate, spesso sono incinte o hanno bambini molto piccoli. Alcune ragazze riescono a tornare alle loro famiglie, ma la maggior parte di loro (soprattutto quelle malate di HIV/AIDS o di gravi malattie) sono emarginate e discriminate dalla società, perciò Maiti Nepal diventa la loro unica casa.

“Quando le ragazze arrivano per la prima volta a Maiti Nepal, non facciamo domande. Le lasciamo giocare, ballare, passeggiare e parlare con le altre ragazze”, ha detto Anuradha. “All’inizio sono molto spaventate, ma alla fine sono loro che vengono a confidarsi spontaneamente con noi. Cerchiamo di dare a tutte loro il lavoro e l’istruzione che preferiscono, perché quando si realizzano i propri sogni, si riesce a dimenticare persino che si è sieropositivi o che si è stati sfruttati”.

Paola Lovera

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