Ultima modifica 31 Marzo 2014
Pirateria on line? Da oggi, entra in vigore il nuovo regolamento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, a tutela del diritto d’autore, applicato attraverso una procedura informatica progettata dalla Fondazione Bordoni.
D’ora in poi, dunque, non solo l’autorità giudiziaria, ma la stessa Agcom, potrà ordinare ai provider (come Telecom o Fastweb) la rimozione di contenuti illegali.
Questo regolamento riguarda ogni “opera digitale” coperta da diritto d’autore: canzoni, fotografie, articoli, film.
«Vogliono fare tabula rasa e chiuderci tutti – dice l’amministratore di Italia-film -. Perché non intervengono sui siti di hosting che ospitano fisicamente il materiale? Sono loro i veri “pirati”, quelli che lucrano sul cinema. La verità è che sono siti impossibili da rintracciare e da chiudere e, allora, colpiranno noi che facciamo solo i link».
Su questo nuovo regolamento Agcom ci sono due ricorsi al Tar: uno dell’avvocato Fulvio Sarzana, che rappresenta i provider di Assoprovider (Associazione aderente a Confcommercio); poi, il ricorso dell’avvocato Scorza, esperto digitale, a sostegno di alcune associazioni, tra cui Federazione Media Digitali Indipendenti e l’Associazione Nazionale Stampa On Line.
«La mia paura – dice l’avvocato – è che si rischiano procedimenti sommari anche per quei soggetti che violano il diritto d’autore spesso inconsapevolmente e in buona fede, per fare informazione e critica. Penso al cosiddetto citizen journalism, il giornalismo fatto dai non professionisti. Penso a blogger o testate che usano magari parte di un Tg o spezzoni di un programma per informare e non certo a fini di lucro».
Agcom conosce bene tutte queste critiche. «Ma bisogna ricordare – dice il commissario Francesco Posteraro – che lo scopo del nuovo regolamento non è quello di sanzionare e rimuovere, ma ampliare l’area di legalità.
A chi dice che ci sostituiamo ai giudici ricordo che ci muoviamo sulla base di un decreto legislativo del 2003, che recepisce una direttiva europea. Il testo dice che sia l’autorità giudiziaria che quella amministrativa con potere di vigilanza (ndr: l’Agcom) possono esigere dal provider un intervento in caso di violazione».
Con una precisazione: l’utente finale, ossia chi fruisce di opere digitali in streaming e downloading, non rischia nulla.
Il regolamento Agcom non si riferisce, infatti, a loro in alcun modo.