Tre genitori per 30 bambini geneticamente modificati

Ultima modifica 30 Gennaio 2017

 

Lo aveva annunciato Sally Davies, ricercatrice e consigliere capo del governo britannico: entro un anno e mezzo saremo in grado di affinare le tecniche di procreazione assistita per ottenere un embrione utilizzando il DNA di tre genitori, allo scopo di estrarre da ciascuno le sequenze esenti dalle malattie ereditarie che, altrimenti, verrebbero trasmesse dalla coppia ai propri figli. Ne ha scritto con grande sensibilità sul nostro magazine Raffaella Clementi.

Questa la sperimentazione proposta dall’Università di Newcastle al Parlamento di Sua Maestà, perché ne fissi regole e confini in ossequio al principio di precauzione e ai dettati della bioetica, anche in considerazione dei possibili rischi di alterazioni secondarie, e sono sconosciuti gli effetti delle modificazioni embrionali sulle generazioni successive.

Ma, secondo il sito internet Ecp Planet, la Davies sbagliava quando annunciava che, entro un anno e mezzo e grazie a questi studi, il Regno Unito avrebbe tagliato per primo il traguardo di questa fondamentale quanto controversa conquista.

A quanto pare, i cugini yankees dell’Istituto di Medicina della Riproduzione e della scienza di San Barnaba, nel New Jersey, avrebbero fatto nascere negli ultimi tre anni ben trenta bambini applicando proprio tecniche di questo genere, tutti perfettamente sani, e due dei bambini, di un anno, dimostrano di aver ereditato nel proprio DNA quello di tre genitori: la donna da cui è stato prelevato l’ovulo, una donatrice sana, e l’uomo da cui provengono i gameti maschili.

I dubbi di eticità sono evidenti, e richiamano le pagine di “Brave New World”, in cui AldousHuxley descrive la visita di una futuristica scolaresca al “Centro di incubazione e di condizionatura di Londra centrale” in cui si fabbricano embrioni destinati a diventare individui Alfa, Beta, Gamma, Delta, Epsilon, secondo una graduatoria che vede al vertice gli individui destinati al comando, e agli ultimi ordini le persone destinate a costituire la forza lavoro, per questo tipizzate in maniera uniforme per rendere identici rendimenti, senza nemmeno lamentarsene perché dotate di minore intelligenza.

Questi sono, peraltro, gli spettri più volte agitati anche nel corso dei lavori preparatori della nostra legge 40/2004, che hanno condotto al divieto dell’utilizzazione di gameti esterni alla coppia, per la fecondazione eterologa, costringendo di fatto le coppie con più gravi problemi di sterilità a ricorrere a strutture situate fuori dal territorio nazionale. Divieto recentemente denunciato di incostituzionalità dal Tribunale di Milano.

Condivido la necessità di una regolamentazione, che eviti una deriva eugenetica consentendo – semmai – la sostituzione dei soli geni che esporrebbero alle malattie genetiche di cui soffrono i partners, ferma la conoscenza delle origini biologiche del nato, e dunque con esclusione dell’anonimato del terzo donatore, su cui non deve comunque gravare la responsabilità genitoriale in virtù di un gesto di solidarietà che è tutt’altra cosa dall’essere genitore.

Sarà allo stesso modo necessario verificare l’incidenza del rischio che tali manipolazioni genetiche possano produrre anche effetti non previsti e potenzialmente dannosi per il bambino ed, eventualmente, per le generazioni successive.

Riguardo, invece, al rischio di rendere l’Uomo oggetto, spersonalizzandolo e cancellandone la fondamentale dignità, mi piace ricordare che proprio nel romanzo di Huxley –e non a caso – la futuristica società planetaria dell’anno 2540 non conosce genitori, non solo perché la riproduzione per atto sessuale è vietata, ma soprattutto perché non esiste più la famiglia etutti appartengono a tutti”.

Cosa fa, in fondo, di ognuno di noi un genitore? L’aver partorito, generato un figlio? O piuttosto l’averlo accolto, umilmente, con amore e dedizione, ogni giorno del nostro percorso di vita insieme?

Sono forse “meno figli” quelli che abbiamo adottato o quelli arrivati attraverso una “diversa” fertilità?

E non lo sarebbero questi figli solo per il fatto di non condividere l’intero patrimonio genetico di chi li cresce come mamma e papà?

Bianca Villa

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