Perché non si tutela l’infanzia a Caivano?

Ultima modifica 14 Ottobre 2019

Se esiste l’inferno è lì, in quei palazzoni di Caivano (terra dei fuochi) che hanno osato chiamare parco verde, una sequenza di palazzoni senz’anima che ospitano gli sfollati del terremoto di Napoli del 1980, dove il verde non esiste, nemmeno nei cuori, dove si vive delinquendo in tutti i modi possibili, dove invece dei fiori dalla terra spuntano le siringhe dei tossici.

Da uno di quei palazzi resi fatiscenti dal tempo e dall’incuria, due bimbi ‘sono caduti’ dall’ottavo piano, nel 2013 Antonio, 3 anni e nel 2014 Fortuna detta Chicca 6 anni senza che nessuno vedesse. Senza che nessuno parlasse.

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Oggi qualcuno ha parlato, una bimba, l’amica del cuore di Chicca e sorella di Antonio.

Oggi, dopo essere stata allontanata da casa, racconta della sua non vita, degli abusi subiti da parte del compagno della madre, lo stesso che lei accusa di avere stuprato e ripetutamente violentato Chicca, infine di averla scaraventata dall’ottavo piano per il suo negarsi, per il suo rifiuto di continuare a subire.

Terribili sono le sue parole: l’abbiamo visto, mamma ed io, se fossi stata con lei avrebbe buttato giù anche me.

Ma quell’angolo d’Italia è abitato da gente che ha una parvenza di civiltà, di cultura, di rispetto, di amore?

Come vivono, come possono educare i figli, come possono farli nascere e crescere in quell’inferno?

Come possono in un quartiere dove la camorra la fa da padrona, dove non si contano i morti ammazzati, i cadaveri bruciati, dove una parola sgradita arma una mano, fa bruciare un’ automobile?

Come possono? Forse perché non sono.

Non sono uomini, nemmeno bestie, perché quest’ultime curano e proteggono i loro piccoli, gli abitanti di quel quartiere no.

Sono lasciati li a campare, nessuno si occupa di loro, ne dei giovani ne dei vecchi.

Non la scuola che è disertata, non lo Stato, la regione e tantomeno il comune, sono lasciati li in una terra di nessuno, un far west violento ante litteram, dove un parroco chiede aiuto che nessuno gli da, che non riceve dai suoi superiori, restano le forze dell’ordine che di quando in quando arrestano qualcuno, qualcun altro rimane li agli arresti domiciliari, qualcuno subisce una condanna, ma poi torna a casa… e tutto torna come prima.

Quell’essere che è stato accusato di ripetuti stupri e di omicidio è stato raggiunto dal mandato di arresto in carcere, dove era ristretto perché già accusato di violenza carnale su minore.

Quella donna, che fatico a chiamare madre, che sapeva, che tollerava le violenze del suo compagno su sua figlia, su Chicca che pure ospitava di frequente a casa sua, che a 26 anni ha già 4 figli, nessuno del suo compagno, è solo agli arresti domiciliari, così più nessuno si occupa di lei, potrà nuovamente accoppiarsi e generare altri figli ai quali donare le stesse attenzioni, lo stesso stile di vita!

E che dire dei genitori di Chicca?

Il padre, al momento della disgrazia era in carcere, la madre dopo il misfatto è stata allontanata, con decreto prefettizio, dal Comune di residenza per fatti di droga.

Il vicino che aveva per primo soccorso la piccola ora è in carcere accusato di aver molestato una dodicenne.

Chicca e Antonio sono morti, ma… i vivi?

I bambini che vivono tutt’oggi a Prato Verde che speranza di vita hanno?

Ammesso e non concesso che conoscano la speranza.

C’è qualcuno che gliela vuole insegnare?
C’è qualcuno che invece di vuote parole si impegni a cambiare le condizioni di vita in quella suburra moderna?

C’è qualcuno che vuole aiutare i pochi, perché se anche sono poche le persone civili qualcuna vive anche lì, in qui casermoni degradati?

Dove sono scuola, comune, asl, ma soprattutto dove diavolo è lo Stato?

Nonna Lì

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