Per un 5 si va dai carabinieri ovvero il tetris educativo

Ultima modifica 20 Giugno 2019

Genitori che non accettano il giudizio degli insegnanti, sia che si parli di voti, sia che si affronti l’aspetto educativo o morale. A volte entrambi.
Ancora scuola e famiglia esattamente come mamma, che ti dice di non fare, e papà che te lo permette.
L’antitesi educativa che si realizza di nuovo. Accidenti.
Sarà che a maggio la coincidenza tra stanchezza e resa dei conti fa la sua parte.
Ma di base c’è un fatto: spesso qualcuno vive e, peggio, insegna, in modo completamente squilibrato, come si affronta il giudizio e come si ingaggia la sana competizione con se stessi.

brutto-voto-a-scuola

Se a metà maggio fai una denuncia ai carabinieri per un 5 di tuo figlio c’è qualcosa che non va.

Se a metà maggio, più che altro, non consideri l’idea di consigliare saggiamente a tuo figlio “Studia e vai volontario all’interrogazione per recuperare” c’è qualcosa che non va.
Se l’hai fatto, spiegandone tutti i motivi, e tuo figlio non ti si calcola, c’è ancora qualcosa che non torna.

Il rumore dei lavori in corso ha disturbato solo quel ragazzo e ci può stare, ma se i compagni hanno superato lo stress-rumore, vuol dire che era una situazione sopportabile e non invalidante.

Un mal di testa, una nottata svegli, due mesi che non studi. Ci può stare tutto.
La differenza è che un genitore, che sa che tutto ci può stare, resta una guida nel bene e nel male. Ed è qui che si gioca la differenza educativa.

Per evitare micro-frustrazioni che tediano il quotidiano, giochiamo a tetris con gli eventi della vita, in modo da costruire individui incapaci di tenacia, ma abili esperti di “facciotornareiconti”.
Ma dimentichiamo che tetris, quando aumenta la velocità, si intoppa, si colma e poi ops… più nessun pezzo da girare come ci pare. Il bello è che quando lo spazio di manovra sarà nullo, forse non potremo essere lì a girare il 5…
Io non so com’è andata, però quando leggo certe notizie mi prende la voragine, perché i nostri ragazzi meritano di meglio.
Meritano di poter essere corretti, in modo da sentirsi liberi dentro: quella sensazione che ti permette di pretendere giustizia con gli occhi dritti, se vieni prevaricato.
Meritano di capire quel filo invisibile per cui i premi si hanno quando si fa il proprio dovere o, meglio, quando si fa qualcosa di speciale.

Pensiamo così di costruire il loro futuro, quando in realtà non facciamo che rubare loro i mattoni per costruire se stessi con le loro forze.
Mah.

Ylenia Agostini

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