Un assassino in libertà

Ultima modifica 20 Aprile 2015

Avete presente quell’individuo infame che ha vissuto per anni in compagnia, si fa per dire, di moglie e figlia che erano state murate nelle pareti della sua casa? Le due donne erano sparite da molto, molto tempo, e di loro nessuno aveva denunciato la scomparsa, nè il marito e padre, nè il marito della figlia che era l’unica persona che frequentava la casa.
Il dottore, perché di un medico si tratta, aveva semplicemente dichiarato che moglie e figlia se ne erano andate per i fatti propri e gli avevano creduto, nessuno aveva cercato le due donne.
Ora il macabro rinvenimento: sono stati ritrovati i cadaveri, murati nella casa che non avevano mai abbandonato, nella casa in cui il dottore dimorava costantemente, dalla quale non usciva mai e non riceveva nessuno tranne il genero.
Ma lui si dichiara estraneo al duplice omicidio, dichiara di non sapere, di non conoscere come e il perché delle due morti violente, nè  della loro permanenza all’interno di un muro di casa.

Nessuno gli crede, ovviamente. Tutti sono persuasi che sia lui l’autore degli omicidi, magari con un complice : il genero.
Ma l’uomo è stato incriminato, sarà processato, al termine delle indagini per duplice omicidio, occultamento di cadavere, ecc…ecc..ecc..

Nel frattempo passerà i suoi giorni in carcere, direte voi. Nossignori, il pluriomicida è libero, libero di vivere in casa sua, curare il suo giardino, proseguire la sua vita tranquillamente.

Libero perché, dicono i giudici, non può reiterare il reato (sfido io, non ha più ne moglie ne figlia e, nessuna donna, sarebbe disposta a farlo avvicinare a se).

Libero perché, sempre secondo i giudici, non può inquinare le prove.

Libero perché solo una sentenza definitiva lo potrebbe rinchiudere nelle patrie galere.

Dico potrebbe perché il dottore ha una certa età e le nostre leggi sono moto tenere verso coloro che sono abbondantemente al di sopra degli anta. Come se a loro fosse concesso delinquere, certi che non sconteranno una pena, al massimo avranno i domiciliari, come si usa oggi.

E il mostro, perché è di un mostro che stiamo parlando, rimarrà nella sua casa, potrà continuare la sua vita, tranquillamente come prima, prima che trovassero sua moglie e sua figlia murate nella loro casa.

E intanto due donne sono morte, ma ai nostri giudici non interessa non dico la vendetta, ma la semplice giustizia, perché non mi dite che questa può essere chiamata giustizia?
L’ altro giorno, sulle alture di Genova, è morta una donna. L’ ha uccisa, strangolandola, il marito che protesta la sua assoluta non volontà di uccidere, pretende di essersi solamente difeso, perché la donna aveva un coltello.
Le indagini sono in corso. Perché?
A cosa serve quello spreco di uomini, di tempo e di denaro, 
se poi, vista l’età, in ogni caso la pena massima che potrà essere comminata coincide perfettamente con la minima: i domiciliari.

E si sprecano parole, ricorrenze, dibattiti sulle morti , sulla violenza contro le donne, perché?

Nonna Lì

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