Lavorando con bambini e ragazzi, mi trovo spesso a confrontarmi con una carenza diffusa: la difficoltà nel costruire una buona autostima e nel riconoscere le proprie risorse. Questo mi ha portata a chiedermi che cosa abbiano avuto in più, nella loro vita, le persone sicure del proprio valore e dei propri talenti. In particolare, mi interrogo su come le eccellenze, ovvero quelle persone dotate di qualità e attitudini speciali, abbiano strutturato il proprio Sé e la propria identità.
Una carenza diffusa: Lo sguardo che fa fiorire
Immagino che, all’origine della loro storia, ci sia stato qualcuno — un parente, forse una maestra, un insegnante — qualcuno che ha creduto in loro, che ha visto il loro potenziale al punto da aiutarlo a “fiorire”.
Essere guardati con stima, con attenzione e rispetto, è alla base della costruzione delle potenzialità di un bambino. Al contrario, un dialogo svalutante da parte degli adulti, unito alla trascuratezza dei bisogni autentici, può generare un dialogo interiore negativo e fragile.
Perché ritengo importante questa riflessione? Perché sento profondamente che il ruolo degli adulti nella crescita armoniosa dei bambini è un tema che mi riguarda da vicino. Spesso percepisco la responsabilità di essere colei che offre “nuovi occhiali” per imparare a guardarsi in modo diverso. Perché non è naturale, né spontaneo, riconoscere il proprio valore: spesso serve qualcuno che dica “Bravo, sei davvero in gamba”, e allora, piano piano, si inizia a guardarsi con più stima, a riconoscere le proprie capacità — che, a volte, diventano vere e proprie eccellenze.