Nascita e violenza ostetrica. Una grave violazione dei diritti umani

Ultima modifica 16 Aprile 2021

Pensando alla nascita risulta impossibile associare il termine “violenza”.
La realtà, non è sempre così, ed è un concetto che turba, ma che merita un approfondimento.

Purtroppo però la parola violenza ostetrica esiste.

Il termine violenza ostetrica si riferisce all’abuso realizzato nell’ambito delle cure ostetrico-ginecologiche. Può essere realizzata da tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza alla donna e al neonato (ginecologo, ostetrica o altre figure professionali di supporto). Si può considerare vittima di violenza ostetrica una donna che ha subito la perdita di autonomia in relazione alla propria sessualità e riproduzione da parte del personale medico incaricato di assisterla.

violenza ostetrica

E’ un concetto relativamente recente. Nasce all’interno di una società in cui le donne sono già notevolmente esposte al rischio di subire violenza.
La particolarità è che quest’ultima viene manifestata ed esercitata in luoghi, come le strutture ospedaliere, in cui i diritti delle persone dovrebbero essere tutelati.

Sin dagli anni ’90, in America Latina, i movimenti per la tutela dei diritti della partoriente, sono riusciti ad ottenere la promulgazione di leggi che tutelano e puniscono la violazione.

Nel 2014, l’OMS parla di violenza ostetrica all’interno della dichiarazione “La prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”. Un atteggiamento molto diffuso nelle strutture sanitarie del mondo, caratterizzata da mancanza di rispetto ed abuso sulle donne durante la gravidanza, il parto e nel post-partum, con gravi conseguenze sulla salute materna ed infantile.

I trattamenti ritenuti irrispettosi ed abusanti comprendono:

  • l’abuso fisico diretto
  • la profonda umiliazione
  • l’abuso verbale
  • le procedure mediche coercitive o non acconsentite (inclusa la sterilizzazione)
  • la mancanza di riservatezza
  • la carenza di un consenso realmente informato
  • il rifiuto di offrire un’adeguata terapia per il dolore
  • gravi violazioni della privacy
  • il rifiuto di ricezione nelle strutture ospedaliere
  • la trascuratezza nell’assistenza al parto con complicazioni altrimenti evitabili che mettono in pericolo la vita della donna
  • la detenzione delle donne e dei loro bambini nelle strutture dopo la nascita connessa all’impossibilità di pagare

Dal 2014 ad oggi sono stati fondati Osservatori sulla Violenza Ostetrica (OVO) in Cile, Spagna, Argentina, Colombia, Francia e Italia.
Nel 2016, hanno rilasciato una dichiarazione comune che afferma che la violenza ostetrica è una delle più invisibili forme di violenza contro le donne e una grave violazione dei diritti umani.

violenza ostetrica

Nell’aprile 2016 nasce “Basta tacere: le madri hanno voce” , una campagna mediatica lanciata sui social network per dare opportunità alle madri di raccontare le loro esperienze di abuso e mancanza di rispetto nell’assistenza alla nascita; è legata alla proposta di legge “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”, che introduce il reato di violenza ostetrica.

L’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia (OVOItalia) nasce come proseguimento della campagna social #bastatacere, per custodire e diffondere le testimonianze raccolte, continuare a dare voce alle madri e sensibilizzare la società italiana nei confronti del fenomeno di violenza ostetrica. Da un anno a questa parte l’OVO ha raccolto, tramite un questionario compilabile online, i dati su questo fenomeno in Italia.

Sui social network, in risposta alla campagna, è nata una pagina “Basta tacere: le ostetriche hanno voce”, dove diversi professionisti hanno preso posizione in merito all’argomento.

La medicalizzazione dell’evento nascita. L’impossibilità di avere un rapporto “one to one” con la donna in travaglio,. La non conoscenza della donna già in gravidanza, la disinformazione, sono solo alcuni degli aspetti che non facilitano un’assistenza personalizzata e fisiologica.

Il coraggio di queste donne di dar voce alla loro sofferenza, merita una profonda riflessione. Una presa di coscienza da parte di tutti, poiché il vissuto di un singolo istante condiziona profondamente la vita futura.

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