Vuoi prenderlo in braccio? Storie di vita, di aborti e…

Ultima modifica 18 Novembre 2019

E’ importante potersi sfogare, condividere con altre persone il tuo dolore, le tue giornate quando un figlio lo vuoi con tutta te stessa.

A 30 anni rimasi incinta ed ero la donna più felice del mondo, una felicità che si spense dopo appena due mesi. Passarono due anni, e rimasi nuovamente incinta. Questa volta riuscii ad arrivare al terzo mese. Nel 2004 eccomi di nuovo davanti al test .. Positivo! Purtroppo però non feci nemmeno in tempo a rendermene conto.
Il mio fagiolino volò via anche quella volta.

mamma

Passai mesi e mesi in preda al panico più totale, vedevo la mia vita senza figli, senza un frugoletto da accudire, senza nani urlanti che girano per casa. Non è possibile… Perché non riesco a portare avanti una gravidanza? Cosa c’è che non va in me? Perché io?
Perché non posso diventare mamma come tutte le mie amiche?

Eh sì, perché nel contempo tutte le mie amiche erano già diventate mamme chi di uno, chi due bellissimi bambini. Il mondo era composto unicamente da donne incinte. Mi giravo per strada e vedevo solo bebè in carrozzina e papà che tenevano bellissime bambine per mano.Non avevo mai notato prima quanti negozi di abbigliamento per bambini ci fossero a Milano!

Passato un anno decisi di capirci qualche cosa, iniziai a fare una prima visita dal mio vecchio ginecologo ( che poi è anche il primario di un grande ospedale milanese ). La sua brillante risposta fu:“Signora, lei deve avere qualche problema a portare avanti la gravidanza “Ma va? Non mi dica. Sa che non me ne ero assolutamente accorta?

Mi propose un cerchiaggio.

Dovevo solo aspettare di rimanere nuovamente incinta. Passa un anno, passa il secondo, il terzo ma niente. Allora torno dal grande guru e gli chiedo aiuto. Mi dice che avremmo potuto provare con la fecondazione. Mi indica dove andare, ospedale Macedonio Melloni di Milano. Posso dirlo ?

prenderlo in braccio

Bene, prendo l’ appuntamento e vado. Premesso che per quello che paghi e per la situazione che stai vivendo potrebbero trattarti leggermente meglio. Comunque, mi spiegano cosa fare, mi riempiono di ormoni, pillole, punture in pancia, e mi danno appuntamento il giorno per la fecondazione. Inizia il calvario.

Fecondazione n. 1 : fatta. Risultato negativo.
Fecondazione n. 2 : fatta. Risultato negativo.
Fecondazione n. 3 : fatta. Risultato negativo.

Ok. E adesso? Cosa facciamo?

In tutto ciò, sappiate che, stressata come poche persone al mondo e con una pancia ridotta come un colabrodo dalle punture, ho messo su la bellezza di 25 kg. Naturalmente la mia migliore amica di figli ne aveva già sfornati due, un maschietto e una femminuccia, giusto per non farsi mancare niente.

Lo stress vero me lo ha causato la compagna del fratello di mio marito, ovviamente è rimasta incinta proprio in quel fantastico periodo della mia vita. Mai visti né sentiti così tante volte come in quei nove mesi. Ho, mio malgrado, dovuto seguire la sua gravidanza attimo per attimo e sorriderle ogni volta che me ne parlava per non apparire maleducata. Ma non avevo idea che le cose sarebbero peggiorate. Eh si, perché quando è nato il piccolo, un bimbo bellissimo al quale auguro tutto il bene del mondo, avete un’idea di cosa provassi ogni volta che veniva a casa mia?

Non so se mi potete capire, ma io non riuscivo proprio a prenderlo in braccio.

Era più forte di me. Chiaramente, ogni volta che li vedevo la prima cosa che mi dicevano era : “ Vuoi prenderlo in braccio? Dai zia… Dai …”
Prendilo in braccio un pochino.

Ma perché dovete continuare a rompermi i cabasisi ? Non è che non lo voglio prendere in braccio perché mi state sulle palle voi, o lui.. Semplicemente NON CE LA FACCIO! E’ così difficile da capire ?

Poi un bel giorno il bimbo gioca, si diverte, urla, crea confusione, mia cognata mi guarda e dice : “ Ah sì, tutto il carattere del padre. Spero che tu sia più fortunata, perché pensa se dovesse prendere il carattere di tuo marito!’’ Mi ritengo una persona estremamente educata, per questo mi sono limitata a fulminarla con lo sguardo. Non so nemmeno se si è resa conto di quello che ha detto. Da quel giorno il nostro rapporto, che già non era dei migliori, per quanto mi riguarda è definitivamente morto.

Ma andiamo oltre. Eravamo rimasti al mio terzo tentativo di fecondazione in vitro. La dottoressa della Mangiagalli mi dice che non è possibile fare la quarta. Perfetto. E ora cosa si fa? Ce l’ha un piano B? Magari qualcosa che eviti di mandarmi definitivamente al manicomio e che non mi faccia ingrassare altri 25 kg? Anche perché altrimenti la prossima volta in ospedale ci arrivo rotolando 🙂 . Niente da fare, dobbiamo aspettare almeno un altro anno, e poi posso ritornare.

Un’amica quarantenne, che aveva avuto i miei stessi problemi, mi suggerì un professore di Torino, grazie al quale era diventata mamma al secondo tentativo di fecondazione assistita. La mia vita doveva cambiare. Io e mio marito ci concedemmo una lunga e bellissima vacanza in un posto da sogno e al nostro ritorno, andammo a trovare il professore. Una persona meravigliosa, se me lo permetterete in futuro vi parlerò di lui.

Gli racconto la mia storia e lui mi dice che per prima cosa sarebbe opportuno fare delle analisi e una visita accurata. Torno quindi dopo qualche giorno, con le analisi in mano, facciamo la visita poi mi guarda con una faccia sconcertata e mi dice: “Ma lei ha mai fatto una visita completa prima di fare tutte quelle fivet ?

“ Ehm … Completa… Beh, no !”

“Ecco appunto. Il suo problema sono le tube. Una è completamente chiusa, l’altra ha solo un piccolissimo spazio aperto. Se non facciamo una piccola operazione per aprirla leggermente la vedo veramente dura che lei riesca a rimanere incinta.”

Ah ah ah, niente di più divertente. Avevo semplicemente le tube chiuse, frutto dei precedenti aborti. E nessuno se ne era accorto.

Rientrando a Milano in macchina non vi dico quante ne ho mandate a tutti i medici che ho incontrato nella mia strada e che non hanno avuto l’accortezza di farmi una misera visita prima di bombardarmi di ormoni. Avrei voluto tornare da loro. Ma ho preferito rilassarmi e rimanere a letto nei quattro mesi successivi, a massaggiare il mio pancino che piano piano cresceva. Oggi il mio piccolo ha quasi sette anni anni.
E’ un bimbo sano e ha due genitori strafelici…

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