Zero alcol in gravidanza. ‘Io non bevo. Ti proteggo’

Ultima modifica 11 Aprile 2020

Una gravidanza fisiologica parte innanzitutto da un amore per se stesse, conducendo un buono stile di vita.
Culturalmente si stanno sempre più diffondendo abitudini insane, tra cui il consumo di alcol.

Vino, birra, aperitivi alcolici, amari o superalcolici sono ormai compagni fissi di cene, happy hour, buffet, feste, serate.

Sembra ormai diventato impossibile divertirsi e stare insieme senza consumare alcol.

In questo contesto sociale, anche in gravidanza e durante l’allattamento ci si concede un consumo “minimo o moderato” di alcol pensando erroneamente che questo non possa in alcun modo danneggiare il proprio bambino.

zero alcol in gravidanza

E’ una convinzione sbagliata, poiché l’esposizione prenatale all’alcol può provocare malformazioni alla nascita, disturbi dell’apprendimento, del comportamento e disturbi mentali.

Tutti i tipi di bevande alcoliche sono dannose.

L’alcol attraversa la placenta e arriva direttamente al feto ad una concentrazione praticamente equivalente a quella che la madre ha assunto con la bevanda alcolica.

Il feto non metabolizza l’alcol come gli adulti ed è quindi esposto più a lungo ai suoi effetti dannosi sia a livello cerebrale che sui tessuti in via di formazione.
Ciò interferisce sui normali processi di sviluppo fisico ed intellettivo in maniera più o meno grave in funzione dei livelli di consumo.

Il neonato può presentare condizioni generali che possono variare dai sintomi o disturbi definiti alcolici (FADS ) sino alla sindrome feto alcolica (FAS), irreversibile e spesso progressiva.

I primi 3 mesi di gravidanza e l’ultimo trimestre sono i periodi più delicati, in cui l’alcol determina i danni maggiori per il feto; questi difetti alcol correlati sono assolutamente evitabili attraverso l’astensione totale del bere nel corso della gravidanza.

Ciò che maggiormente concorre alla formazione dei danni pre e postnatali sono la quantità, la tipologia, l’intensità e il periodo di esposizione al consumo di alcol, l’interazione con altre sostanze, i fattori alimentari, le condizioni di vita e la predisposizione genetica.

Numerose sono le campagne nazionali e internazionali diffuse ogni anno durante la giornata internazionale della Sindrome Feto Alcolica (9 settembre).

Nonostante ciò si sta evidenziando un aumento del fenomeno della sindrome feto alcolica e delle altre patologie correlate al consumo di alcol in gravidanza.

“Alcol e gravidanza: smettere di bere è il comportamento più sicuro (…)
L’assunzione di alcol in gravidanza, anche in minime quantità, può pregiudicare la salute e lo sviluppo del feto. Tuttavia, ancora oggi, le stime disponibili evidenziano che il 50-60% delle donne italiane in gravidanza consuma bevande alcoliche.”

Istituto Superiore di Sanità, Emanuele Scafato – Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss.

Sarebbe doveroso da parte dei professionisti sensibilizzare e informare le donne e le loro famiglie in merito ai rischi dell’alcol.
Non esiste un consumo senza rischi per il bambino e la FADS sarebbe prevenibile al 100% se si evitasse di bere anche solo poco alcol in gravidanza.

A volte tendiamo a concederci in gravidanza un bicchiere di vino, una birra in compagnia, un amaro dopo cena; a volte, soprattutto se la gravidanza non è desiderata o programmata, si tende a proseguire l’abitudine diffusa tra le donne in età fertile al consumo di alcol.

Il messaggio che deve passare e diffondersi è “ZERO ALCOL IN GRAVIDANZA”.

Visto il grande ruolo sociale giocato dal consumo di bevande alcoliche, i papà e le persone che stanno accanto alla donna dovrebbero rispettare la sua scelta di astensione ed evitare di bere o di proporle di bere quando sono insieme a lei. E’ una responsabilità di tutti sostenere le donne in questo.

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