Nel 2014 voglio essere persona

Ultima modifica 22 Aprile 2015

 

foto1Dell’anno vecchio vorrei buttare via banalità, luoghi comuni, semplificazioni. Vorrei buttare via quella sciocca illusione per cui le donne non bisticciano tra loro in quanto che sarebbero identiche, spinte, tutte quante, da un unico sentire. Vorrei perciò riappropriarmi delle differenze che è utile ristabilire a costo di mettere sul piatto della bilancia un conflitto aperto, argomentato, squisitamente politico.

Dell’anno vecchio vorrei archiviare l’idea che le donne non facciano male perché sono state fin troppe quelle donne che nel 2013 ho visto facili all’insulto, al dileggio, al disprezzo nei confronti di chiunque non la pensasse come loro. Vorrei fosse archiviata l’idea che “quote rosa” significa dar vita a governi belli e nuovi perché non ne ho visti, non ne vedo ancora e dunque il punto è che si tratta sempre di persone, qualunque sia il sesso o il genere in cui si riconoscono, a fare delle scelte, giuste o sbagliate perciò deprecabili o apprezzabili.

Dalla finestra vorrei buttare fuori anche la convinzione per cui durante il 2013 si siano celebrate grandi conquiste per le donne perché attorno a me io vedo ancora quella che spende la vita nei ruoli di cura e deve trascinarsi senza alcun aiuto per gestire la vita di un disabile, ovvero quella che non sa come fare per mettere assieme un pasto decente giacché nella sua famiglia è venuto a mancare lo stipendio, quell’altra che studia e dispera perché da un lato gli studi costano e dall’altro pensa che domani comunque non cambierà niente: precaria è e precaria resta.

Vedo quella ragazza a tentare di giostrarsi tra mille lavori tutti sottopagati o a cercarne e cercarne e non trovarne nessuno. Vedo la donna che arriva in un convegno istituzionale in cui dovrebbero potersi raccontare i disagi delle donne e quando quella tira fuori un cartello con su scritto “La vera violenza sulle donne è quella dello Stato” allora tutti quanti in sala arricciano il naso o spostano il discorso sulla pubblicità sessista.

Dell’anno passato vorrei archiviare le tante volte in cui una donna che ricopre incarichi istituzionali, accettando di diventare alibi comodo per governi e partiti, ha rimosso critiche stabilendo che si trattasse di sessismo o misoginia. Se fai scelte sbagliate o criticabili non è perché sei donna che puoi evitare almeno una discussione. Vorrei inoltre archiviare l’idea sciocca per cui, d’altro canto, qualcuno pensa che le donne siano in qualche modo agevolate quando si tratta di risolvere problemi economici. E’ vero invece che come qualunque altra persona ogni donna deve piegarsi a dipendere o a svendere quello che può pur di campare.

Perciò folle di uomini e di donne – questa è una cosa che del 2013 ricordo bene – si sono precipitate in piazza raccontando un percorso che li riguarda entrambi rispetto al quale non possono che essere alleati. Nel 2013 potenti e ricchi non hanno più potuto raccontare che la differenza di classe fosse un’invenzione di ribelli e sovversivi. Perché i poveri sono poveri in tutte le salse e i disoccupati spesso non hanno coscienza di classe né una precisa ideologia. Sono disoccupati e basta e dunque inclini a ripiegare in favore di chiunque dica loro che domani sarà diverso.

Vorrei perciò che nel 2014 la gente fosse cosciente che non è la delega che può sostituire la rivolta morale e che non c’è nessun@ più di te che possa provare a cambiare le cose. Del 2013 archivio dunque la delega e recupero la voglia di partecipazione a un progetto nuovo di società improntata innanzitutto nella fine delle differenze, economiche, di etnie, di genere, di specie, perché non c’è nessuno che possa arrogarsi il diritto di pensare che qualcun@ gli o le sia inferiore.

Del 2013 vorrei archiviare l’immagine di una giovane ragazza, costretta ad abortire, perché nessun@ aveva voluto darle una pillola del giorno dopo e vorrei archiviare anche la storia di un’altra ragazza che voleva avere un figlio ma non ha potuto perché la sua precarietà non glielo ha permesso. Vorrei archiviare l’idea di quel giovane uomo, rude, machista, possessivo che ha malmenato la sua compagna e di quell’altro che proprio perché non era rude, machista e possessivo è stato mollato da chi diceva “lui non mi ama… è indifferente”.

L’anno 2013 mi scorre davanti con un insieme di stereotipi sessisti pronunciati o riprodotti attraverso parole e immagini da chi definiva le donne, di volta in volta, “soggetto debole”, vittime come categoria in se’, fragili, dipendenti, quasi inferiori e gli uomini aventi un pene grande o piccolo a seconda se mostravano interesse a tutelare la “propria” donna, moglie, madre, sorella, figlia.

Poi le rivedo, in tante, a mostrare forza, autonomia, a lottare per prendersi le cose con una energia e una tenacia senza eguali e dunque davvero non vedo quel “soggetto debole” vittimizzato a beneficio di paternalismi e maternalismi che sulla debolezza altrui realizzano un potere. Rivedo anche tanti uomini che non hanno voglia di fare i machi, di essere “tutori” di nessuno, che vogliono lottare senza dirci mai “so io quello che è bene per voi”.

Il 2013 è un anno in cui di regressi ne ho visti proprio tanti ed è chi spinge in quella direzione che etichetta brutalmente, stigmatizza, mette in mora, isola e demonizza ogni approccio differente, perciò del 2013 vorrei archiviare soprattutto il dogmatismo di certun* che più che parlare di temi sociali impongono semplicemente nuove religioni.

Che il 2014 sia l’anno in cui più laico sarà l’approccio alle questioni. L’anno in cui io potrò, finalmente, smettere di definirmi rispetto a una donnità e una differenza di genere che altri impongono. Vorrei il valore mi fosse conferito in quanto persona. Non donna, madre, utero. Persona. E buon 2014 anche a voi.

Eretica

2 COMMENTS

  1. credo comunque che possano esistere ed esistono anche uomini che non siano “indifferenti” senza per questo essere violenti e ossessivamente gelosi. Uomini equilibrati che non trascurano la compagna sotto alcun aspetto, e la sostengono nei momenti difficili come lei fa nei loro confronti, insomma

  2. e si può essere, si è persone e anche donne e uomini, non c’è contraddizione. E aiutare qualcuno in difficoltà (a prescindere se è qualcuno a cui vogliamo bene e che amiamo) non vuol dire necessariamente fare da “macho-tutore”

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