Adozione nazionale: fra leggenda e realtà

Ultima modifica 9 Maggio 2013


“L’adozione nazionale, secondo la legislazione italiana, è l’adozione che si realizza quando il minore viene dichiarato adottabile da un tribunale per i minorenni del territorio italiano.

Mi chiedo cosa la gente sa e  pensa di questo tipo di adozione. Mi pongo questa domanda perché ho la sensazione che la stragrande maggioranza delle persone abbia una visione errata sulle adozioni nazionali.
Spesso mi sono sentita interrogare, e rimproverare, sul perché io non avessi scelto di adottare dei bambini italiani, mi sono sentita chiedere perché ho scelto di dare una casa a dei bambini stranieri invece che “ai tanti bambini italiani che vivono negli istituti”.
Ora, a parte il velato riferimento secondo me un po’ razzista dove bambino italiano sembra sia un po’ più meritevole di una famiglia di bambini che vengono da fuori dell’Italia, forse è il caso di chiarire come funzionano le adozioni nazionali.

Ogni coppia che presenta domanda di adozione in un tribunale italiano viene abilitata all’adozione su tutto il territorio nazionale e chiede di essere abilitata anche sull’internazionale.
Affinché si possa dar luogo all’adozione di un minore sono necessari  due punti  fondamentali:

1)    la dichiarazione dello stato di abbandono di un minore,

2)    l’idoneità dei coniugi ad adottare,

ed emettere entrambi i provvedimenti è il tribunale per i minorenni

Negli ultimi anni le coppie che chiedono l’adozione sono in numero molto maggiore rispetto ai bambini italiani dichiarati  adottabili. I bambini adottabili in Italia non sono soltanto pochi, ma generalmente sono grandi, oppure portatori di handicap o malati (ad es. sieropositivi).
Per l’adozione nazionale, in breve tempo, si è creata una forte sproporzione tra il numero di coppie che chiedono un bambino e la disponibilità di bambini italiani adottabili.
Fanno molto scalpore i casi dei neonati trovati nei cassonnetti o in altri luoghi ameni….trovare una famiglia ai bambini piccoli e sani non è difficile, al giudice basta prendere in mano la lista delle coppie che hanno dato disponibilità, leggerne le schede e abbinare la famiglia giusta al bambino in questione.  Ci sono invece gravi difficoltà  per trovare una famiglia disponibile ad accogliere  bambini grandi e quelli con handicap o malati.

Inoltre, molti dei minori che si trovano in istituti e comunità in Italia, non sono in stato di abbandono e quindi non sono adottabili. La maggior parte dei minori ricoverati potrebbe ritornare nella famiglia di origine nel caso in cui vengano forniti dei necessari interventi di sostegno socio-economici; per altri occorrere provvedere mediante l’affidamento familiare che una formula diversa dall’adozione.

Nell’immaginario collettivo invece si pensa che dalla nazionale arrivino principalmente bimbi piccolissimi e sani e molti ripongono grandissime aspettative rispetto a questo tipo di adozione. Inoltre, altro luogo comune  è il pensiero che siano necessarie spinte o  fantomatiche  conoscenze”, oltre che una gran botta di “fortuna”, per essere chiamati per un abbinamento in nazionale.
Ora, sia chiaro, è vero che in attesa ci sono circa 200 coppie per ogni bambino e quindi la fortuna può giocare un ruolo importante, ma io penso che i giudici abbiano anche una esperienza tale da permettere loro di trovare una famiglia adatta fra la lunga lista di coppie di cui dispone.
Se fosse dato per scontato che in adozione nazionale arrivino soprattutto bambini grandicelli e piuttosto traumatizzati, tutte queste allusioni a conoscenze o a incredibili botte di fortuna non ci sarebbero.  Inoltre, c’è da tenere presente che nell’adozione nazionale, alla coppia viene richiesto un parere riguardo alla propria posizione verso quello che viene chiamato rischio giuridico.
Si tratta della possibilità che il minore ritorni alla famiglia di origine (oppure ai parenti sino al 4º grado) durante un periodo di collocamento provvisorio definito dal Tribunale. In questo periodo, il bambino viene provvisoriamente assegnato alla famiglia adottiva, ma non è ancora stato emesso il Decreto di Affidamento Preadottivo. Se un minore viene dichiarato adottabile con rischio giuridico, entro 30 giorni dalla notifica del provvedimento di adottabilità, i parenti fino al 4º grado possono impugnare il provvedimento alla Corte di Appello.

Entro un mese dalla notifica della sentenza della Corte di Appello potranno presentare ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione. In questo caso, i tempi del rischio giuridico rischiano di allungarsi notevolmente, dipendendo quindi anche dalla magistratura ordinaria. Ora, non tutte le coppie sono in grado di sostenere il peso emotivo che tale rischio comporta. L’aver passato periodi di tempo più o meno lunghi con un bambino crea inevitabilmente un legame affettivo e delle aspettative sul bambino stesso e nel bambino stesso  ed il rischio di doverlo perdere non è facile da sopportare.

Questa in definitiva è questa la situazione ha portato all’aumento delle coppie che si rivolgono all’adozione internazionale. Benché il percorso in un paese straniero comporta dei tempi di permanenza all’estero e  delle spese che un’adozione nazionale non ha, le maggior parte delle coppie non esclude mai a priori questa strada che spesso diventa l’unica strada percorribile per concludere l’iter.
Generalmente avviene il contrario, le coppie mantengono entrambe le possibilità e muovono i loro passi verso l’internazionale che può venire interrotta nel momento in cui si venga chiamati per un abbinamento in nazionale laddove non ci sia già un preesistente abbinamento con un minore su un paese straniero. Nel momento in cui si accetta un qualsiasi abbinamento, l’altro percorso viene obbligatoriamente interrotto.

Questo il panorama del mondo adottivo, non si hanno grandi possibilità di scelta. Poi qualcuno può decidere se intraprendere solo la strada dell’adozione nazionale col rischio però di aspettare moltissimi anni prima che venga proposto un abbinamento e, visto che le coppie che chiedono l’idoneità alla adozione non sono proprio proprio di primo pelo sia per l’innalzamento generale dell’età in cui si decide di ampliare la famiglia sia perché c’è la possibilità di tentare anche la legittimissima via del figlio biologico, ecco che intraprendere più strade diventa il percorso più ovvio e non ha nessuna importanza dal quale paese venga un figlio dato, che ogni bambino che ha bisogno di una nuova famiglia deve tornare ad essere un figlio e non più un bambino in attesa.

Elisabetta Dal Piaz

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