Adozioni internazionali e politica

Ultima modifica 19 Dicembre 2015

 

vovaCome sempre in Italia si parla delle questioni per qualche settimana, poi diventano roba vecchia, quindi delle famiglie che sono state costrette a lasciare i loro figli in Congo ormai non se ne parla più come, non fa certo più notizia la questione del Kirghizistan dove trenta coppie di aspiranti genitori italiani sono state illuse e truffate sia dal punto di vista economico che dal punto di vista emotivo.

Certo, qualche giorno fa, nel giorno della festa della mamma qualcuno ha ricordato queste mamme particolari che sono o costrette a fare le mamme via skype quando ti va meno peggio come quelle congolesi o mamme che non sentiranno mai più pronunciare la parola mamma da quelle bambine che avevano abbracciato, baciato e cominciato ad amare.

Gli addetti ai lavori, una volta chiesto il silenzio stampa per evitare di “inasprire“ le situazioni, non sembra stiano facendo nulla di significativo. Ne parlò persino Matteo Renzi, fresco di nomina a segretario del Pd,  del “caso Congo” asserendo che “questa drammatica vicenda debba farci riflettere su quanto sia arzigogolata e confusa la procedura per le adozioni internazionali.”

renzi

Nel frattempo Renzi è diventato premier e  ha deciso di non dare ad alcun ministro o sottosegretario la delega alle adozioni internazionali, preferendo seguire il tema in prima persona. In effetti nessun Presidente del Consiglio l’aveva mai fatto prima. Certo non ci si aspetta che Renzi potrà presiedere alle sedute della Cai visti gli innumerevoli impegni ma che almeno metta davanti agli occhi della politica italiana, e soprattutto europea, la questione adozioni internazionali.

Ci si aspetta soprattutto che il Presidente del Consiglio detti la linea politica delle adozioni, che dica dove l’Italia intende andare. Ci si aspetta che venga urgentemente alzato lo sguardo sulle situazioni critiche in Congo o in Kirghizistan.

E visto che, una delle cose che Renzi ha detto è stata: “Il mio auspicio è che ci sia un segno forte di discontinuità con il passato”,  ci auguriamo tutti che queste famiglie dimenticate presto abbiano delle risposte concrete su come fare a raggiungere i propri figli.

Elisabetta Dal Piaz

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