Ultima modifica 10 Gennaio 2018

 

Quanti di voi, leggendo i miei articoli, hanno pensato almeno una volta di aver voglia di fare qualcosa di concreto per i bambini che si trovano in situazioni difficili? Oggi, vi do la possibilità di impegnarvi in prima persona per almeno una situazione a rischio.

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Voglio parlarvi di sostegno a distanza raccontandovi, dati alla mano, di una delle tante piaghe che esistono nei Paesi in via di sviluppo: le spose bambine.

Un po’ di dati fornitici da Plan Italia, un’organizzazione nata nel 1937 in Spagna con lo scopo di aiutare i bambini rimasti da soli a causa della guerra civile e che porta avanti il suo lavoro creando poi una sede italiana impegnata nell’aiutare i bambini rimasti orfani durante la seconda guerra mondiale. Oggi Plan prosegue il suo lavoro spostando l’interesse sui paesi in via di sviluppo e lavorando a favore dell’infanzia, soprattutto delle bambine, in 69 paesi fra Africa, Asia ed America Latina.

Uno dei punti di maggior interesse dell’associazione è quello di intervenire per porre fine alla barbara usanza dei matrimoni precoci e forzati  delle bambine. Il fenomeno vede coinvolte  ragazzine prima dei 18 anni. Nei Paesi in via di sviluppo”, – riportano i dati del dossier di Plan Italia,  – 1 bambina su 3 si sposa prima dei 18 anni.

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Sono 14 milioni all’anno, quasi 39.000 al giornoUna bambina ogni 3 minuti è costretta a sposarsi. La piaga dei matrimoni precoci è una violazione dei diritti umani delle bambine, limita la loro istruzione e provoca danni alla loro salute.

Sebbene le leggi di tutela dei diritti umani internazionali e nazionali li proibiscano, purtroppo i matrimoni precoci continuano a rubare l’infanzia a milioni di bambine. La ricaduta principale di ogni matrimonio precoce, oltre la palese privazione di una normale infanzia per queste bambine che subiscono violenze all’interno di questi matrimoni forzati, è l’abbandono della scuola. Questo non solo distrugge la loro prospettiva futura ma inibisce anche ogni loro possibilità di contribuire alla crescita economica e sociale della comunità e del Paese cui appartengono.

Le spose bambine sono sempre costrette ad abbandonare la scuola restando così non alfabetizzate, mettono al mondo poi figli e figlie che difficilmente avranno facile accesso a scuola; non riusciranno quindi ad avere una educazione di base oppure, anche riuscendo ad entrare nel mondo scolastico, quasi sempre le figlie di madri illetterate abbandonano la scuola molto più facilmente e tendono a sposarsi giovani  iniziando così un nuovo circolo vizioso di povertà.     

Bisogna quindi urgentemente lottare per i diritti delle bambine, soprattutto nelle regioni più povere del mondo, perché sono proprio le ragazze che devono affrontare una doppia discriminazione e barriere uniche per sopravvivere e crescere solo perché sono giovani e femmine. 

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Ma, nel momento in cui le bambine avranno garantiti i loro diritti umani, una volta diventate adulte riusciranno a diminuire di sei volte il rischio di incorrere in un matrimonio prematuro, avranno meno figli e li cureranno di più e avranno anche una ricaduta diretta sul loro reddito che aumenterà del 25%.

Investire sulle bambine è la chiave per eliminare la povertà e creare un mondo più giusto e sicuro per tutti noi. Quando le bambine sono istruite, in buona salute e informate, hanno la forza di uscire loro stesse, far uscire i loro figli e la comunità in cui vivono, dalla povertà.

Quindi, chiunque di noi abbia in mente di aiutare, nel suo piccolo ma in modo concreto, una bambina e il mondo in via di sviluppo, non esiti a scegliere il progetto di Plan Italia http://www.plan-italia.org/il-nostro-sostegno-a-distanza/ .

Per coloro che ancora tentennassero, vi esorto ad andare al vedere  la storia di Lamana perché i suoi occhi colmi di orgoglio e felicità per aver conseguito quello che da noi è considerato solo un “pezzo di carta”  è esplicativo più di mille parole.

Elisabetta Dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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