Allattamento in quarantena. Ma quanto siamo forti noi mamme?!

Ultima modifica 18 Maggio 2020

Sono la mamma di due meravigliosi bambini che, come molte di voi, condivide la quarantena con un piccolo mostriciattolo assetato di latte che deve avermi scambiato per una latteria self-service aperta 24 ore al giorno.

Ho allattato la mia bambina, quasi seienne, per poco piu’ di tre anni e mezzo (…ecco che i primi nasi cominciano a storcersi!), ovvero fino a quando, una mattina, con la sua vocina gentile, dopo una bella poppata, mi dice: “Mamma, il tuo latte e’ diverso, non lo voglio piu’!”.
Neanche a raccontarvi la tempesta che avevo nel cuore.
Le ho sorriso, un bel bacio, anzi mille, e da quel giorno l’allattamento a richiesta (percepisco altri nasi che s’arricciano…) per Lavinia e’ finito.

Dopo qualche giorno è arrivata la seconda notizia più bella della mia vita: ero incinta!

Cosi’ dopo circa otto mesi, l’allattamento a richiesta è iniziato per il maschietto più dolce e affamato che potessi immaginare. Il mio Adriano ha oggi diciassette mesi e ancora lo allatto a richiesta.

Allattamento in quarantena

In Inghilterra, dove viviamo, la maternità viene pagata per circa dieci mesi, non moltissimo, ma comunque e’ un’entrata su cui si può  fare affidamento.
Puoi addirittura scegliere di proseguire la maternità  per altri due mesi senza essere pagata. Io ho potuto lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza e, avendo scelto di stare a casa il più possibile, ho avuto la fortuna di stare a casa con il mio ometto quasi fino al compimento dell’anno.
Questo mi ha permesso di dedicarmi completamente alla mia bambina che ha iniziato la scuola dell’obbligo molto presto, appena compiuti i quattro anni.
Un passo enorme per lei, soprattutto perchè un cucciolo d’uomo urlante stava per stravolgere la sua vita di figlia unica.

E’ stata brava, il fratellino è stato bravissimo, i due sono inseparabili.
E, diciamola tutta, mamma e papa’ sono stati bravi.

Dopo un divezzamento molto lento iniziato a quasi otto mesi (…va bene, smetto di pensare ai vostri nasi!), c’è stato il momento del distacco.
Il mio ritorno a lavoro è stato drammatico per me, perche’, diciamolo, a casa con i figli si sta troppo bene.
Per quanto cerchiamo di normalizzare i nostri umori ai loro occhi, i nostri figli ci conoscono molto bene e filtrano le nostre emozioni, le amplificano e ce le rinviano cosi’ forte che sembrano schiaffi in faccia.

Ma con il supporto indispensabile del mio compagno e una massiccia dose di organizzazione, abbiamo superato brillantemente questo momento, con qualche tentennamento, ma raggiungendo una serenità che in alcuni momenti ho sinceramente dubitato di poter ottenere.

Non abbiamo parenti qui in Inghilterra, tanti amici, ma la gestione dei figli e’ interamente nostra. Non mi dispiace, anzi, ne sono felicissima, ma non nego che la figura dei nonni mi manca parecchio.

Il rapporto con i miei figli e speciale, esattamente come lo e’ ogni rapporto madre-figlio (o padre-figlio) ed e’ bellissimo vedere quanto entrambi i miei tesori siano attaccati a me. Siamo una famiglia serena, con alti e bassi, ma tanta voglia di crescere.

Non staro’ ad annoiarvi scrivendo su quanto positivamente l’allattamento abbia contribuito a creare questo bellissimo rapporto con loro, perche’ noi mamme lo sappiamo, quel filo invisibile che ci lega e non si spezza mai noi lo vediamo davvero.

Allattamento in quarantena

E’ meraviglioso essere una mamma, l’allattamento e’ un dono… e poi arriva la quarantena!

Aiuto! Mio figlio si e’ attaccato un mese fa e sta ancora li’, stretto stretto, operoso e concentrato. Non si staccherà mai più.
No! Non provate a staccarlo!
Potrebbe provocare lo stesso effetto del dare cibo a un Gremlis dopo la mezzanotte.
Io non ci penso nemmeno a provare a staccarlo.
Ma mangia? Si, il mio mangia pure.
Mangia, lo allatto, gioca, lo allatto, mangia, piange, ride e soprattutto lo allatto.
Come se io avessi davanti agli occhi, tutto il giorno, tutti i giorni, un distributore di gelato sorridente pronto all’uso.
Probabilmente non me ne allontanerei nemmeno per un secondo. E infatti, se non lo sto allattando, Mr Adri s’avvinghia alla gamba e non mi molla finche’ non cedo, o trovo una distrazione, ma più spesso cedo.

Poi mettici i compiti on-line della grande, una montagna di vestiti da piegare neanche facessi il bucato per tutto il quartiere. Pranzi cene e merendine, ah, il pigiama oggi lo levo prima delle 11 altrimenti mi prende male, e via discorrendo.

E’ complicatissimo barcamenarsi tra lavoro, casa, figli e compagno, e la parte della nostra vita che spesso tendiamo a mettere in disparte siamo proprio noi stesse.

Buoni consiglieri ti ricordano, più o meno tutti i giorni, di non trascurarti, di dedicare del tempo a te stessa.

Sono davvero ottimi consigli, come è altrettanto vero che a volte è la cosa più difficile da fare. Ma non smettiamo mai di provarci.
La forza di una mamma serena è capace di tirare fuori il meglio dalla proprio famiglia.
Una mamma stanca e nervosa…capita, accettiamolo!
E’ stata una giornataccia? Pesante, irritante, non vediamo l’ora di mettere a letto i nostri figli per spegnere il cervello?
Si’, succede e non c’e’ nulla di cosi’ grave a pensarlo.

Siamo davvero convinte che i nostri figli ci sopportino tutti i giorni allo stesso modo?

Io no, anzi lo so per certo! Perchè la mia dolce bambina di quasi 6 anni e’ molto loquace, spontanea e diretta: “Mamma oggi e’ più simpatico papa’ di te!” “Lo sai perchè a casa nostra non ci sono mostri? Perchè quando mamma mi sgrida scappano via pure quelli!” Si! Sono frasi di Lavinia e le ha dette per davvero!
E se durante la quarantena, appiccicata a mamma 24 ore al giorno, la mia dolce e sincera bambina vuole starsene a giocare in camera sola soletta per un po’, giusto per non sentirmi, vedermi o sopportarmi, va bene, lo accetto. E lo fa. Non spesso, ma capita.

E se lo fanno loro, dovremmo farlo pure noi.

Ma quando provo a strappare cinque minuti di tranquillità  alla mia giornata il lattesuga urla Mamma-poppa trecentosessantasette volte al secondo. La grande vuole raccontarmi una delle sue mirabolanti avventure immaginarie e divertentissime, ma più lunghe della Gensesi nella Bibbia e, ovviamente, papa’ non trova il cellulare (che probabilmente sarà nella sua tasca!) e allora chiede aiuto.
Molto spesso abbaia pure il cane. Credo per empatia.

Non parliamo di quando vogliamo fare una doccia. Insomma, la privacy non esiste piu’ dal giorno in cui abbiamo scoperto di essere incinta e la quarantena ha definitivamente cancellato questo termine dai vocabolari di tutto il mondo.

Mamme, siete grandi. Siamo grandi!

Facciamo tantissimo, amiamo cosi’ tanto da farci scoppiare il cuore.
Battiamo questo cinque virtuale perche’ stiamo facendo un ottimo lavoro.
Siamo mamme in un periodo storico assurdo, e stiamo resistendo in modo pazzesco!
Siamo maestre, psicologhe, compagne di gioco, open bar e distributori di cibo non-stop. Siamo forti.

Ogni giorno cerchiamo di spiegare ai nostri figli cosa sta succedendo. Anche se spesso non siamo nemmeno sicure delle nostre parole nel momento esatto in cui lasciano la nostra bocca. Lo facciamo per tranquillizzarli, dicendo loro che andrà tutto bene, lo diciamo a noi stesse, perchè è cosi’ che andrà, e lo racconteremo ai nostri nipoti e pronipoti, sicuramente un milione di volte.

A un figlio che allattiamo, se ancora non parla, se è piccolo e ignaro del marasma che ci circonda, come lo spieghiamo che saremo sempre con lui, che non lo lasceremo mai, che siamo nervose perchè abbiamo paura, ma che lui deve stare tranquillo perchè noi siamo li’, proprio accanto a lui?

Lo allattiamo e lo guardiamo negli occhi.

Gli occhi delle mamme sanno dire tante cose, che nemmeno le mamme stesse sanno di saper comunicare.

Loro li conoscono bene i nostri occhi e da dove li allattiamo il panorama è bellissimo, confortevole e rassicurante.

Allora stringiamo i nostri figli e, quando loro ricambieranno lo sguardo, l’abbraccio o il sorriso, allora sapremo che stiamo facendo bene quello che sappiamo fare bene.
La mamma.

E portiamo pazienza, magari dopo la quarantena dormiranno nei loro lettini tutta la notte e smetteranno di chiamare “Mamma” ottocento volte al giorno.

No, questo non succederà mai. Forse quando compiranno trent’anni.

Parliamo con i nostri compagni, con le nostre amiche, con i vicini di casa o con gli estranei (mantenendo il distanziamento sociale sempre ben in mente!). Chiediamo aiuto e deleghiamo. Siamo Mamme, non indistruttibili.
Se cadiamo ci rialziamo e lo sappiamo fare benissimo, ma se c’è una mano ad aiutarci teniamola stretta.

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