Amore in frontiera, le fotografie di Oksana Yushko

Ultima modifica 6 Novembre 2015

OksanaYushkoL’amore ai tempi della guerra. Più forte dei cannoni, della politica, della propaganda. Una volta le storie di legami sentimentali sbocciati tra opposti schieramenti nel mezzo di conflitti venivano da Medio Oriente, Africa, Balcani. Oggi la nuova frontiera dell’odio è alle porte dell’Europa, da qualche parte tra Kiev e Mosca, in quella guerra ufficialmente mai dichiarata ma che ha già mietuto oltre cinquemila vittime e, nonostante le tregue ufficiali, mostra una strada per la pace ancora lunga, difficile.

Con o senza combattimenti, ha visto scavare fossati di incomprensione, concreti e metaforici, tra due Paesi che un tempo, per niente lontano, si definivano fratelli: stessa religione maggioritaria, stessa radice etnica, passaporto diverso. È finita per sempre? Tutto comincia con una foto postata su Facebook. Un’anziana coppia sorridente in un appartamento modesto, in stile sovietico. E la didascalia: “Questi sono i miei genitori, lei russa, lui ucraino. Si sono conosciuti da studenti all’Università. E si amano da 50 anni”. A postarla è Oksana Yushko, 37, fotografa nata a Kharkiv, nell’Ucraina orientale dove, nonostante la tregua, per mesi truppe di Kiev e separatisti si sono fronteggiati a fuoco. Da 20 anni vive in Russia, ma quella mescolanza ce l’ha nel Dna. Due anni fa ha conosciuto Arthur, ucraino di Kriviy Rih, fotografo anche lui: si sono sposati il 28 novembre, ora vivono a Mosca. Una storia come tante, fino a un anno fa. Ma oggi è sufficiente a molti per chiamarli “traditori”.

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Spesso capita che le famiglie si spacchino sul conflitto. “Metà dei miei parenti è pro-russa, l’altra metà appoggia la politica di Kiev. Con alcuni ho interrotto le comunicazioni”, ammette Olga Marinich, russa con tanti parenti in Ucraina inclusi il padre e la madre, moglie di Alexey, ucraino di Odessa. Si sono conosciuti mentre lei era in vacanza sul Mar Nero, ora abitano in provincia di Mosca e hanno una figlia, Liza, di due anni. “Il marito di una mia sorella ha rifiutato di combattere per Kiev, quello dell’altra, invece, è partito volontario con le truppe ucraine. Non posso capirlo, mi dispiace”.

La simmetria si è rotta. Per cambiare la situazione bisognerà cambiare le menti. E comunque chi ha avuto parenti uccisi nel conflitto non perdonerà mai l’altra parte.

Una volta era tutta Urss, l’Amicizia dei Popoli. Ora i problemi di coppia, nota Yushko, iniziano dai confini: lei ha bisogno di un visto Schengen per visitare i propri genitori, lui preferisce non tornare per evitare il servizio militare.

Ingenuo pensare che l’amore risolva tutto? “Io credo che l’amore sia la vera diplomazia politica” risponde Oksana. “Insegna ad ascoltare, capire, accordarsi, dialogare, cercare un terreno comune”.

L’amore non conosce confini. Voglio pensarla così.

Paola Lovera

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