Ultima modifica 6 Novembre 2015

Era una ragazza di 16 anni e, come molte sue coetanee, viveva una storia d’amore(?) con un suo quasi coetaneo, una storia non tranquilla, felice, una storia avvelenata dalla gelosia. Di lei? Di lui? Ormai esiste solo un versione.

Di certo si sa che lui va a prenderla a scuola e, con il motorino, la porta in campagna dove, dice sempre lui, iniziano a litigare, poi lei lo assale e lui tira fuori il coltello del quale si era premunito o che sempre aveva con se e infierisce sul corpo di lei.

Non la uccide, anche se numerose sono le coltellate, e non sapremo mai se non ne è stato capace o se la sofferenza e la morte inferta da un coltello fosse, per lui, sufficientemente dolorosa.
Fatto sta che la abbandona sanguinante, impossibilitata a muoversi e torna a casa.

Perchè? Per studiare un modo, il più doloroso possibile, per ucciderla?

Comunque esce di casa e, munito di una tanica, va in cerca di benzina e poi raggiunge il luogo del misfatto.
Lei è viva, ferita, ma viva e presente a se stessa.

Lui, indifferente, la cosparge di benzina senza pietà per le sue urla, senza ascoltare le sua grida che lo pregano di smettere, di non farlo ( le parole sono sue) e, quando ha vuotato la tanica, accende il fuoco, una fiamma lo ustiona, tanto che è dovuto ricorrere a cure mediche, forse il dolore che sente acuisce la sua soddisfazione per quello, indubbiamente infinitamente maggiore, che lei sta provando.

Lei che ha osato assalirlo! Lei che non riconosceva la sua supremazia! Lei che meritava di essere punita!

È questo il suo terribile racconto agli ufficiali di polizia che lo interrogano, di cui accoglie con insofferenza le domande, alle quali risponde tranquillo, pacato, senza un ombra di pena per la sua vittima, di rimorso per quello che ha fatto, per il suo assassinio.

Un essere con due gambe, ma senz’anima.
La gente del loro paese è sconvolta,  incredula da tanta brutalità, vero è che lo conoscono come un prepotente e un vigliacco, uno che è sempre pronto a far valere la sua forza, ad imporre ad altri la sua volontà e, sul web, si scatenano in molti invocando pene severe, invocando la legge del taglione, così come subitanea, non meditata risposta a tanto orrore.

E c’è subito chi tiene le distanze, chi asserisce che a brutalità non si risponde con altrettanta brutalità, chi afferma che non è così che agisce un paese civile.
Ho sentito una persona asserire che l’unica soluzione è quella di sciogliere nell’acido, affinché non ne rimanga traccia, un simile ed inqualificabile essere.

So già che, se ora, prevale il sentimento di orrore e di pietà per la vittima, di qui a qualche tempo saranno molte le voci che si leveranno in difesa dell’assassino, ne cercheranno le motivazioni, affermeranno la non premeditazioni, l’uso normale per lui del coltello, l’ira che onnubila il cervello ed è motivo legale di attenuante, che la giustizia nostrana farà passare tanto tempo per giungere alla definitiva condanna e che la pena, visti i precedenti, temo non sarà ergastolo, ma qualche anno che non verrà neppure scontato interamente.

Perché è normale, purtroppo, che si dimentichi la vittima, che non può difendersi, che non ha voce, e provare pena per l’assassino, cercare i morivi del delitto e dire che non è la vendetta che la giustizia ricerca, ma l’espiazione, la riabilitazione ed il perdono.

Siamo abituai alla difesa dei prepotenti, dei prevaricatori, siamo abituati alle lacrime sparse subitaneamente per le vittime che, col tempo, perdono vigore e non ci accorgiamo che, così facendo, aiutiamo i prepotenti a crescere.
Con il nostro comportamento, che affermiamo civile, instilliamo in loro la certezza dell’impunità, della validità del loro comportamento, riuscendo a far loro credere che violenza e prevaricazione siano mezzi adatti per raggiungere i loro scopi, la certezza che le loro idee siano le sole valide e giuste, degne di essere applicate, e li aiutiamo a diventare quello che sono: estremisti.

Mostri che vivono tra noi, che non riconosciamo come tali, non li vogliamo riconoscere!
Mostriamo indulgenza per le loro prime bravate, li assolviamo dentro di noi, per quelle che liquidiamo come ragazzate, e loro diventano sempre più prepotenti, sempre più violenti.

Sono esseri contro, infami che se la prendono con il più debole, che creano il pretesto per offendere e uccidere.

Rivendicando un diritto, perché solo il loro diritto riconoscono e non quello degli altri, prendendosela con i gay, con le lesbiche, con i bambini e con le donne, quando le considerano una loro proprietà, senza altro diritto che quello di appartenergli.

E uccidono, infieriscono su di loro con qualsiasi mezzo che loro aggradi.
Diventano mostri, senza cervello, senza pietà, senz’anima e, se non siamo capaci di riconoscerli prima che i delitti siano compiuti, emarginiamoli, non spendiamo una parola in loro favore, condanniamoli duramente, senza se e senza ma.

Non diamo loro alibi, additiamoli e condanniamoli senza pietà, quella pietà che non alberga nel loro animo e facciamo capire a tutti che la nostra società, proprio perchè civile, non tollera i loro comportamenti ed i loro delitti, non chiediamo perdono per loro e rinchiudiamoli a vita, la nostra pietà ed il nostri rispetto riserviamoli per le loro vittime, non solo a parole.

Nonna Lì

Sono una giovane ragazza dai capelli bianchi, un vulcano di curiosità con una voglia irrefrenabile di sorseggiare la vita, una fantasiosa e interessante signora piena di voglia di fare, dire, raccontare, condividere.

1 COMMENT

  1. é un fatto orribile come si possa essere cosi crudeli………….per me dovrebbe essere messo in galera e, buttare via le chiavi, non avere nessun sconto di pena io alla riabilitazione sono scettica, e poi,suo padre faceva bene a stare zitto…invece di difenderlo………..

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