Ultima modifica 16 Luglio 2018
Dopo aver spronato voi ad andare a vedere questo film per sostenere OIPA, ho fatto la mia parte e sono tornata al cinema a vedere Belle e Sebastien.
Amo il cinema, ma il volume altissimo e gli effetti sonori mi creano qualche problema a sostenere tutta la durata dei film senza fastidi così non ci vado frequentemente.
Credo che l’ultimo film che sono andata a vedere fosse Le cronache di Narnia, il secondo episodio, quindi la cosa risale al giurassico, cinematograficamente parlando dato il numero di film che intercorro fra le due pellicole.
Però metti un cane ed un bambino insieme per raccontare una storia d’amore, bambino per giunta adottato, e sicuramente catturi la mia attenzione.
Il film è fatto benissimo, girato in luoghi meravigliosi con una fotografia indescrivibile da quanto è bella, gli attori bravi e convincenti, il bambino, oltre che bravissimo, è di una bellezza disarmante.
La storia è un intreccio di vite umane e non.
A cavallo dell’ultimo periodo bellico, in un paesino di confine e zona di passaggio di rifugiati ebrei che dalla Francia scappavano verso la neutrale Svizzera. Qui è incastonata la relazione fra un bambino e un cane considerato irrecuperabile e per questo denigrato e cacciato da tutto il paese.
Una favola a lieto fine inserita in una passata realtà che di fiabesco non ha avuto nulla, quella della persecuzione degli ebrei.
È un film tipicamente francese.
Con un ritmo lento e fluente che non si interrompe mai ma neanche eccessivamente ti coinvolge. Nemmeno le scene clou, quando cani ed umani sono in pericolo di vita, sono riuscite a farmi trattenere il fiato. Certo noi siamo abituati ai ritmi incessanti dei film americani e questo è proprio un’altra roba.
Comunque, è un film piacevole, dolce amaro, che ti lascia negli occhi gli spazi infiniti delle alpi franco-svizzere e la loro bellezza.
L’unica paura che mi fa sorgere spontanea questo film è all’ondata emozionale nei confronti del cane.
Mi spiego meglio.
Ogni volta che è uscito un film dove uno dei protagonisti era una certa razza di cane ne seguiva un’ondata di acquisto di cuccioli di quella razza fatta solo in base alle emozioni suscitate dal film stesso.
Lo si è visto con “La carica dei 101” che ha fatto impennare la vendita dei Dalmata. Stessa sorte per gli Husky dopo “8 cani da salvare” e degli Akita dopo il film su Hachikō; per non parlare dei vari Lassie, Rin Tin Tin e Rex.
Il cane in questione è una cane magnifico: il cane da montagna dei Pirenei.
Cane bellissimo usato dai pastori per controllare le pecore, è un cane imponente, 60 kg di dolcezza fatta cane ma sempre 60 kg.
Certo non di facile gestione all’interno di un appartamento e in città dove gli spazi sono limitati.
Così viene definito da chi la razza la conosce bene.
E’ spontaneamente diffidente verso gli sconosciuti, estroverso con i suoi compagni di vita, dominatore, autonomista, il cane è difficilmente schematizzabile in termini umani. Sensibilissimo, partecipe degli umori di famiglia, è estremamente riflessivo tanto che il comando ritenuto inutile, a volte non viene eseguito.
Nello stesso tempo, le sue decisioni sono sempre soppesate e valutate, non è impetuoso né arrogante malgrado sia perfettamente cosciente della sua forza. Ha innato il senso della libertà, dei grandi spazi e quindi della fuga, ma sa essere un compagno meraviglioso sia in casa sia fuori. Ottimo guardiano della casa, del territorio, amico delicato e protettivo dei bimbi, la sua imponente bellezza e regalità lo rendono veramente un gran signore, un nobile cane. L’esemplare che è stato scelto per il film, attraverso la selezione di centinaia di altri cani, è Fripon, così si chiama e viene dal Piemonte, da Rocca Canavese per la precisione.
Ora spero proprio che i futuri acquirenti di questa razza meditino bene prima di acquistare questo tipo di cane. Spero che pensino al benessere dell’animale e non alla possibilità di girare per strada e far girare la testa alle altre persone. Questo perché il cane da cucciolo è piccolo e tanto carino poi cresce, e cresce tanto, e le sue esigenze crescono con lui.
Perchè un cane non si acquista in base alla voglia scaturita da un film.
Un animale è per sempre e non si abbandona se poi dopo è diventato un cane troppo ingombrante.
Invece tutte le volte si verifica, dopo la valanga acquisti, anche la valanga abbandoni così si ritrovano, quando va bene in canile, cani di tutte razze anche quelli che, ad andarle a comprare, costano un botto.
Ragioniamo e meditiamo prima di prendere un animale.
Informiamoci quale può essere quello più adatto per indole, taglia e ambiente in cui viviamo e magari, prima di comprarlo, facciamoci un giro nei canili dove di cani, di razza e non, ce ne sono a bizzeffe e non aspettano altro che una famiglia.
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