Carta del pane e empori sociali: fare la spesa con dignità

Ultima modifica 27 Marzo 2017

 

Non sono molti ma meritano di essere segnalati, gli strumenti messi a punto dagli enti locali e dalle organizzazioni di volontariato per sostenere le famiglie in condizioni di bisogno, consentendo loro di acquistare generi alimentari in veri e propri negozi, che garantiscono una sufficiente possibilità di scelta.

Scegliere, con dignità, cosa mettere nel carrello, facendo i conti con le necessità della famiglia invece di mettersi in fila alle mense dei poveri, che è di solito, e purtroppo, l’unica scelta necessitata e umiliante per tanti genitori che ogni giorno pagano più caro il prezzo della crisi con l’angoscia del domani.

A Grosseto, il Comune, in collaborazione con l’associazione CoeSo – Società della salute, consegna una scheda, la“Carta del Pane”, alle famiglie ed alle persone singole bisognose, che con questa tessera possono presentarsi in un esercizio commerciale ogni giorno, per ricevere gratuitamente alimenti freschiappena dopo l’orario di chiusura, nella qualità sufficiente almeno per un pasto. Al momento, hanno aderito 15 esercizi commerciali, tra forni, bar e negozi alimentari, e sono assistite 30 persone, ma i numeri dovrebbero presto aumentare.

A Modena ha aperto “Portobello”, non un supermercato come tanti ma un emporio sociale: la differenza sta nel fatto che la spesa non si paga in moneta ma scalando da una tessera rilasciata dai servizi sociali del Comune i punti corrispondenti ai prodotti scelti.

Possono accedervi i nuclei familiari che hanno visto ridurre almeno del 30% il loro reddito, le persone che hanno perso il lavoro o sono in mobilità: non solo, dunque, i più poveri, ma anche chi dev’essere tenuto il più lontano possibile da una soglia della povertà che si avvicina sempre di più.

I punti vengono assegnati in proporzione al reddito, alla situazione lavorativa e alla numerosità della famiglia, con aggiustamenti mensili in funzione dell’eventuale variazione della condizione economica dell’assistito. Il progetto è stato realizzato dal Centro servizi per il volontariato di Modena, con il contributo di catene della grande distribuzione e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ma chi ha la possibilità può donare una spesa giornaliera o settimanale, come spiega il sito internet dell’associazione Servizi per il Volontariato Modena – Gestione Portobello.

I prodotti ben allineati sugli scaffali arrivano per l’80% dalla distribuzione a marchio Coop, Conad e Granarolo, e non mancano quelli di qualità, come la pasta a marchio rinomato ed il parmigiano stagionato, perché sia consentito – ovviamente nell’ambito della disponibilità di punti – non rinunciare agli alimenti più nutrienti, come purtroppo spesso si è costretti a fare quando le risorse scarseggiano.

Ad oggi, sono 40 le famiglie che ogni giorno varcano la soglia di Portobello, tessera in mano, e insieme alla dignità di chi può presentarsi alla cassa con i prodotti che ha scelto, ritrovano anche lo stimolo ad adoperarsi “in base alle loro possibilità, in attività di volontariato tra gli scaffali, in magazzino, alla cassa”.Un modo per uscire di casa, svegliarsi al mattino con un impegno a cui tenere fede, affiancandolo alla ricerca di un lavoro, per non isolarsi, per sentirsi utili. Infatti, accanto al magazzino ed ai locali di vendita si trova un’area destinata all’incontro con le associazioni che partecipano al progetto, tra cui Associazione Porta Aperta Modena, Insieme in quartiere per la città, Arcisolidarietà, Forum delle associazioni familiari della provincia fino all’Associazione Papa Giovanni XXIII e tante altre, perché gli utenti siano sostenuti non solo materialmente.

Iniziativa simile nei social market di Pisa e di Torino, in cui i prodotti sono venduti a prezzi bassi, decisamente fuori mercato: un succo a 12 centesimi, un pacco di biscotti a 43, in cambio di quattro ore di volontariato al mese, organizzati dall’Associazione Terza Settimana con il sostegno dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo.

La Caritas copre per l’intero la spesa dei più bisognosi, per gli altri il 50% del prezzo è pagato dalla Compagnia di San Paolo, e resta ben poco a carico degli assistiti, perché i prodotti vengono venduti al prezzo di costo all’ingrosso, senza ricarico. Insieme alla spesa, la famiglia riceve aiuto anche sotto forma di borse lavoro e progetti di riqualificazione personale, e partecipando alle iniziative del volontariato si supera la vergogna che una brava persona prova nel chiedere aiuto per sopravvivere.

Diverso, ispirato alle usuali forme di sostegno alle famiglie ma anche indirizzato alla riduzione degli sprechi, lo spirito che anima l’iniziativa “Social Market” di Parma, che recuperai prodotti alimentari ancora utilizzabili ma che le attività commerciali e le aziende avvierebbero comunque al ciclo dei rifiuti, approssimandoso la data di scadenza oppure a causa di difetti di confezionamento, e li distribuisce alle associazioni solidaristiche del territorio, iniziativa promossa dalla cooperativa sociale Eumeo, con la Provincia di Parma la Fondazione Cariparma e condivisa dal Comune di Parma. Nello stesso senso anche il progetto “Mercati amici”, ideato dagli studenti dell’Università degli studi Bari con il sostegno della Provincia, diretto anche a sostenere concretamente la responsabilità sociale d’impresa.

Dell’avvio di altri social market si ha notizia a Milano (via Leoncavallo, in un negozio confiscato alla mafia e consegnato, Firenze (quartiere cinque), Roma, Termoli, Bari (per iniziativa di Comunità Solidale Onlus) e a Capruzzi(“Last minute market”), a Novoli, in provincia di Lecce (promosso dalla Caritas diocesana con la comunità Emmanuel). Ne conoscete altre? Saremo felici di darne diffusione sul nostro portale.

Bianca Villa

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